Katie con Tomohiro
La narrazione, come da trama, gira intorno a Katie Greene che, in puro stile Young Adult stra-sentito, si trasferisce in Giappone - ecco la novità - e inizia la sua nuova vita, di cui vi risparmio i dettagli ben ricercati dall'autrice e molto approfonditi sulle abitudini dei giapponesi, le loro usanze, etc. Vi dirò semplicemente che... No, non vi dirò niente. Perché non succede niente. Non voglio prendere in giro nessuno: non sono riuscita a finire Ink. Sono arrivata a circa il 70% sul mio Kindle e dopo una fatica immane per riuscire a raggiungere quel punto... l'ho mollato. Perché era noioso, assurdo e stupido. L'autrice ha preso una qualsiasi storia già sentita e stra-sentita e l'ha spostata in Giappone, facendola evolvere in puro stile MANGA, contornando qualcosa che pur aveva una piccolissima chance con dei personaggi stupidi, assurdi e poco realistici. Personaggi che, tremate al mio 3, erano la perfetta (1) trasposizione (2) di Twilight oltremare (3). Escludendo il fatto che gli unici con un minimo di spessore fossero i due protagonisti, Katie e Tomohiro, si aggiunge il fatto che entrambi fossero due stereotipi viventi, ossia:- Katie, ragazza appena trasferitasi in una nuova città (Shizuoka), senza genitori, vive dalla zia facilmente soggiogabile quando la nostra protagonista ha bisogno di scappare felice per i prati pedinando come una vera idiota il maschio Alfa della situazione. Ovviamente non si lascerà di certo convincere dalle persone che la mettono in guardia da lui, perché lei 'knows better'. Lei sa che in realtà dentro quel cuore malato si nasconde un ragazzo dal cuore d'oro, anche se lo stesso ragazzo dal cuore d'oro ben nascosto continua a trattarla come una pezza.
- Tomohiro, ragazzo bad boy della scuola, star del team più amato (Kendo) e misterioso come pochi - nessuno, anzi. A detta di Katie, a volte sembrano sfuggirgli brevi sorrisi criptici e alquanto stalkerish che non vengono descritti - quindi io me li sono persi tutti -, e questo basta e avanza per convincerla a pedinare per i boschi, per le strade più malfamate di Shizuoka un ragazzo che si crede abbia connessioni con la Yakuza e che si dice (male lingue, dico io!) abbia picchiato a sangue il suo miglior amico e quasi levatogli un occhio. Tomohiro è infatti così pieno d'amore che per allontanarla da sé 'metterà in scena' uno stupro, non arrivando però al dunque. Concluderà con un simpatico-quanto-una-bocciatura 'siete tutte così, voi donne occidentali!'.
- Jun, all'apparenza ragazzo della porta accanto - ma sono pronta a scommettere nasconda un segreto tanto quanto il simpatico-quanto-una-bocciatura-prima-della-laurea Tomohiro. È bellissimo, ovviamente, e sembra avere anche lui una fissa per la protagonista (a quanto pare le bionde in Giappone fanno faville!), ma la sua attrazione verso di lei è apparentemente più sana e in egual misura ignorata.
Questo è Ink. Prima di iniziarlo ero così piena di aspettative... forse per la cover, forse per la premessa, ero certa l'avrei adorato. In Giappone, poi! Ambientato dove nello stesso Paese di tutti i miei manga preferiti! Eppure, la Sun non è riuscita nel suo intento e nonostante una scrittura apprezzabile e approfondimenti culturali perfetti, Ink risulta scialbo e per niente godibile. I personaggi da lei descritti sono a dir poco odiosi e stupidi, la mitologia è, purtroppo, sprecata. Come si dice: non giudicare un libro dalla cover. So che lo rifarò, ma questo è uno di quei casi che mi rimarranno impressi. Trama: promettente. Personaggi: inutili. Da riscrivere. Scrittura: accettabile. Difficoltà in lingua: 7/10 perché si aggiunge anche il giapponese e descrizioni del luogo. Edizione: ARC fornita dall'editore. Personale: una vera delusione. VOTO: 2/5 solo per l'idea di base.
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L'AUTRICE