La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d'essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai altro che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che t'inflisse, le sofferenze che t'impose. Il rimpianto ti consegna la memoria di una persona pregevole anzi straordinaria, d'un tesoro unico al mondo né serve a nulla dirsi che ciò è un'offesa alla logica: un insulto all'intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l'intelligenza non giova, e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po' per volta, ti passa. Magari senza che tu ne sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce, e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare.Ti rendi finalmente conto che l'oggetto del tuo amore morto non era né una persona pregevole anzi straordinaria né un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un'altra metà o supposta metà di te stesso, e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull'anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa, e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia s'è infiacchita, la tua curiosità s'è affievolita, e la tua fiducia nel futuro s'è spenta perché hai scoperto d'aver sprecato un pezzo di esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perché, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perché, amche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l'istante in cui esalerà l'ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un'ora, un minuto. Ecco infine perché, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati, Lazzaro, e cammina. Ma queste cose Ninette le sapeva assai bene mentre si accingeva a incontrare Passepartout cioè mentre andava all'appuntamento col proprio destino.
Oriana trova sempre il modo di farvi affezionare a qualcuno. Angelo, l'Amleto di questo formidabile libro, è un personaggio incredibilmente enigmatico, con qualche punta di egocentrismo. Come tanti degli italiani a Beirut, si ritrova a riflettere sulla sua esistenza. Raffinata mente matematica, cerca l'equazione inversa a S=K in W (la costante di Boltzmann): se tutto è guidato dal caos e dalla distruzione, si può trovare una formula per far vincere la vita?Nel suo rigore, nella sua testa così sofferta, incomprensibile, analitica, si scava un varco a forza la figura di Ninette. Ninette è una ragazza bellissima, che non parla la sua lingua, che si pone dinanzi a lui in maniera semplice: chiede di fare l'amore.Cerca costantemente di far breccia in quel marasma di formule, in quel cervello concepito solo per il rigore... e il rigore glielo toglie; la matematica così lineare e ordinata, diviene caos anche se lui fatica ad ammetterlo, anche se respinge a pugni quest'aggressione, quest'abrasione che come carta vetrata rovina la parete così liscia della sua esistenza, gli entra in vena. Gli entra in vena e lo lascia così disarmato da rendersene conto tardi. Angelo e Ninette sono entrambi stupendi, misteriosi, tormentati e fragili e pur non capendosi mai si raggiungono in maniere che non possono comprendere nemmeno loro. Riescono a toccare corde dell'anima altrui e tengono insieme un rapporto fragile e forte nel contempo. Un rapporto pieno di dolore, di rimpianti e rimorsi, di strappi e ferite capaci di rimaginarsi a forza di baci. Un amore di quelli che tante volte esistono solo nei libri o nei film e che fa straripare il cuore di amore e di angoscia. Questo amore qui indimenticabile e angosciso, sanguinante, contiene la risposta più importante. Contiene la chiave.Ci si salva dalla morte, dal caos?
A volte basta semplicemente una parola.
Oriana Fallaci ha costruito un puzzle bianco. Un puzzle intricato, cruento, forte, spietato, talvolta dissoluto e crudele. Un'analisi precisa al millimetro e cruda, veritiera, in cui vengono esposte alla luce impietosa del sole, tutte le varianti emozionali possibili. Rabbia, solitudine, amore, orgoglio, vendetta, depressione, coraggio, amicizia, lealtà, disonestà. Miliardi di tasselli che sembrano non avere niente a che fare l'uno con l'altro, ma che invece s'incastrano in maniera pulita e perfetta, senza una dissonanza.Ha portato tra le pagini le atrocità della guerra e, tramite esse, ha rivelato i piccoli grandi gesti che rendono l'uomo degno di essere definito tale. Nella buona e nella cattiva sorte.Un libro complesso, impegnativo che va a morire nella semplicità più pura.