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Titolo: Io, Romeo e Giulietta Autrice: Rebecca Serle Editore: DeAgostini Numero di pagine: 317 Prezzo: € 14,90 Sinossi: Rose è una ragazza acqua e sapone. Frequenta l'ultimo anno di liceo, ha due amiche di cui si fida ciecamente, ma soprattutto ha Rob, suo confidente da sempre. Solo che, ultimamente, quando lo vede, lo stomaco le si contorce e lei non capisce più niente. Potrebbe fare il primo passo ma... Rob la invita a cena e succede proprio quello che lei sperava. Sembra l'Inizio di una favola d'amore perfetta, ma Rose non ha messo In conto l'arrivo di sua cugina In città: bella, blonda, affascinante e... diabolica, Jullet è una seduttrice nata. E al ballo della scuola, quando la magica atmosfera creata dalla musica e dalle Luci promette una notte romantica, Rose la sorprende proprio con Rob. Come se fosse stato stabilito dal destino che dovesse finire così, con un lieto fine per Rob e Jullet e non per lei. L'ultima parola però non è ancora stata scritta. La più grande storia d'amore di tutti i tempi come non ve l'hanno mal raccontata. La recensione Io questo libro lo aspettavo. Proprio così. Poi, semplicemente, me n'ero dimenticato e, all'improvviso, eccolo apparire dal nulla, con un altro titolo e la stessa trama, dopo un periodo in cui, tra ricerche e attese, alla momentanea ispirazione era sopraggiunta la classica dimenticanza. When you were mine mi era passato di mente. Mi ci ero avvicinato per caso, grazie alle voci di un film in uscita: non sono il tipo da andarsi a tradurre le trame da Goodreads, ma un sito o due mi aveva solleticato la fantasia, per via di quella strana ambientazione liceale e di quella narratrice inedita, messa in ombra nell'eterno capolavoro del Bardo, che ti raccontava la storia d'amore più famosa della storia a modo suo; dal suo angolino di ragazza abbandonata. Si parlava di un nuovo titolo per quando sarebbe arrivato in sala, un semplice Rosaline, ed erano volati nomi per il cast. Ma slittamenti, cambiamenti e rimandi a data da destinarsi mi avevano fatto capire che, probabilmente, Rebecca Serle non avrebbe visto il suo romanzo d'esordio ad Hollywood. Anche se mai dire mai. Felicity Jones, in odore da Oscar e volto del cinema indipendente, aveva impegni più grandi; Lily Collins, adorabile anche con quelle sue discutibili sopracciglia al seguito, era stata un'altra Rosie nel passaggio di un altro romanzo al cinema; Hailee Steinfeld era stata in tempi recenti Giulietta in persona. Come essere l'altra senza mancare di credibilità? Mentre io e i tipi dei casting ci facevamo qualche ovvia domanda, la DeAgostini ha rispolverato questo romanzo dal vissuto turbolento, dandogli una copertina rosa confetto (che però non dispiace, essendo meno sdolcinata dell'originale) e un titolo simpatico, che gioca con un triangolo che neppure Renato Zero aveva considerato: Io, Romeo & Giulietta. Ma io chi? Chissà in quanti lo sanno, ma nell'iconico ballo in cui gli amanti di Shakespeare si erano dati il primo bacio, ignari di ciò che sarebbe stato, Romeo aveva un'accompagnatrice: si chiamava Rosaline, ed era la cugina di Giulietta. Un sonoro due di picche, ma con la giustificazione del colpo di fulmine, del gioco del destino e di quelle stupidaggini lì: sapete com'è andata a finire, e avessimo noi maschi sempre scuse così solide. A Rosaline, prima che la Serle la inserisse in un pimpante young adult come tanti e come nessuno, pochissimi aveva pensato: qui, proprio quello fa spiccare Io, Romeo & Giulietta dalla massa; un guizzo niente male, che lo rende un libro per ragazzi alquanto diverso, da consigliare e da prendere semplicemente per come è. Qualcuno potrebbe dire, però, che il rischio è di quelli grossi. Come non far sembrare il tutto una fanfiction; come non offendere il fantasma del Bardo e il gusto sopraffino di chi non ha mai smesso di studiarlo? Avventata e di pancia, l'autrice non si è posta il problema: scrive come sa, e devo dire che se la cava meglio di altre, e doma al meglio una materia ricca ma spinosa, che ha il pregio di non imporsi come un retelling in pieno stile, ma più come un omaggio in salsa pop a una pietra miliare e a un determinato filone di commedie romantiche che si noleggiavano in VHS, ai tempi nebbiosi dei videoregistratori e di Blockbuster. A mancare, forse, è un briciolo di consapevolezza: poteva giocarsela meglio, anche se non ho la tentazione di divorarmi i gomiti per i nervi, come ogni tanto capita. Alcune cose le ho viste io, tra le righe, e ho provveduto di persona a richiami intertestuali sparsi: avrei voluto che Juliet, per esempio, la sera del ballo, indossasse un paio di ali d'angelo come in Lurhmann; soprattutto, avrei immaginato una versione alternativa – produttori statunitensi, prendete nota - ambientata negli anni novanta. Perché la Serle, forse per caso, cita cricche al femminile che ricordano Ragazze a Beverly Hills, tipi capelluti che non possono non citare il ribelle Heath Ledger di 10 cose che odio di te (tra l'altro, altra teen comedy, altro Shakespeare: La bisbetica domata); rimaneggia una vicenda che, in un trionfo di poesia e kitsch, nel cuore di quel decennio futurista, Di Caprio e la Danes aveva genialmente stavolto; ancora, l'autrice fa sfilare bulle in gonnella che ricordano le future Meangirls e un genere che – da Hamlet a O come Otello, fino ad arrivare all'italiano Iago, al tempo di Vaporidis – richiede inverosimiglianza, abiti a quadrettoni, colonne sonore invadenti. L'ambientazione è quella odierna, invece, ma i bulli e le pupe sin dai tempi di Grease sono gli stessi, e la fantasia glissa in fretta sugli iPod e i cellulari di ultima generazione. Compilation con dediche, mangianastri e gesti eclatanti: cose che avrei voluto come il pane. Nelle prime pagine, la descrizione particolareggiata della flora e della fauna dei licei californiani fa storcere il naso ma, quando la traccia parte, ti prende per il cuore: allora alzi il volume e sei curioso di sapere, dopo l'inciso da canticchiare, cosa ci sarà. Romeo e diventato Rob; Rosaline ha sposato un pratico diminutivo; Juliet, da giovincella inesperta, ha abbandonato la famosa balia e il suo castello, e vive l'amore come fosse una vendetta, influenzata da genitori infervorati, sullo sfondo delle elezioni cittadine, e invischiata testa e cuore in una relazione che aveva bramato giusto per ripicca. L'esilio a Mantova diventa una sospensione, Romeo fa un occhio nero a Tebaldo, le coversazione tra dame d'alto lignaggio si traspormano in pettegolezzi e gossip da parrucchiere, Verona è solo il lontano ricordo di un viaggio estivo. Davanti a cambiamenti radicali, ma che si accolgono con il sorriso, ci si domanda: e l'ultimo atto, quello cambierà? Si crea, così, un gioco leggero e accattivamente di attese e riflessi, analogie e differenze, che ti fa indossare gli stessi panni dell'anziano protagonista di Gemma Bovery – e chi l'ha visto sa. Perchè Rosie, Rob e Juliet conoscono Shakespeare, ma chissà se questo li aiuterà a scrivere una chiusa diversa per la loro personale tragicommedia liceale. Io, Romeo & Giulietta è un romanzo senza troppe pretese, ma che per freschezza, buona volontà e note inaspettatamente toccanti sa il fatto suo. A chi non legge abituamente il genere, piacerà. Situazioni e personaggi, grossomodo, sono quelle che lo schema del young adult base prevede, ma le migliori amiche oche hanno temperamento, la cugina vipera che – da bambina – staccava la testa alle Barbie altrui ha momenti di fragilità, il "principe azzurro" fa danni e Len, una voglia che gli corre tutto il braccio e la passione per il pianoforte, bollato come giullare di corte, si rivela un chiodo scaccia chiodo dotato di umorismo e pazienza. A raccontarceli, a raccontarsi, Rosie: innamorata cronica del suo migliore amico, figlia modello, che, con uno stile scorrevole e pensieri comuni, spostando l'asse dalla letteratura alla realtà, ti ricorda quando sia stato indimenticabile il primo amore e quanto dannatamente male ti abbia fatto. Dietro quell'aria stupidotta, un po' trash, un libro che è mille volte meglio di come appare e che si arriva a prendere sul serio strada facendo, spingendoti ad ammettere che – se non fosse per le briglie tirate dinanzi a un genere soft e qualche scivolone nel mezzo – si sarebbe meritato anche mezza stella in più, nella valutazione finale. Ma parlandosi di coppie maledette dalle stelle... “La vita non è qualcosa che capita, ma qualcosa che è possibile attraverso di noi e con noi. Facciamo tutti parte di qualcosa. Abbiamo la facoltà di scegliere. Fare progetti è fantastico, ma poi si può finire per accorgersi che ciò che vogliamo per davvero è l'unica cosa che abbiamo dimenticato di mettere in lista.” Il mio voto: ★★★½ Il mio consiglio musicale: Taylor Swift – I Knew You Were Trouble
“When your sadest fear comes creeping in
That you never loved me, or her, or anyone, or anything...”
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