Shakespeare ha sbagliato tutto. Titolo:
Io, Romeo e GiuliettaAutrice:
Rebecca SerleEditore:
DeAgostiniNumero
di pagine: 317Prezzo:
€ 14,90Sinossi:
Rose
è una ragazza acqua e sapone. Frequenta l'ultimo anno di liceo, ha
due amiche di cui si fida ciecamente, ma soprattutto ha Rob, suo
confidente da sempre. Solo che, ultimamente, quando lo vede, lo
stomaco le si contorce e lei non capisce più niente. Potrebbe fare
il primo passo ma... Rob la invita a cena e succede proprio quello
che lei sperava. Sembra l'Inizio di una favola d'amore perfetta, ma
Rose non ha messo In conto l'arrivo di sua cugina In città: bella,
blonda, affascinante e... diabolica, Jullet è una seduttrice nata. E
al ballo della scuola, quando la magica atmosfera creata dalla musica
e dalle Luci promette una notte romantica, Rose la sorprende proprio
con Rob. Come se fosse stato stabilito dal destino che dovesse finire
così, con un lieto fine per Rob e Jullet e non per lei. L'ultima
parola però non è ancora stata scritta. La più grande storia
d'amore di tutti i tempi come non ve
l'hanno mal raccontata. La recensioneIo
questo libro lo aspettavo. Proprio così. Poi, semplicemente, me
n'ero dimenticato e, all'improvviso, eccolo apparire dal nulla, con
un altro titolo e la stessa trama, dopo un periodo in cui, tra
ricerche e attese, alla momentanea ispirazione era sopraggiunta la
classica dimenticanza. When you were mine mi era passato di
mente. Mi ci ero avvicinato per caso, grazie alle voci di un film in
uscita: non sono il tipo da andarsi a tradurre le trame da Goodreads,
ma un sito o due mi aveva solleticato la fantasia, per via di quella
strana ambientazione liceale e di quella narratrice inedita, messa in
ombra nell'eterno capolavoro del Bardo, che ti raccontava la storia
d'amore più famosa della storia a modo suo; dal suo angolino di
ragazza abbandonata. Si parlava di un nuovo titolo per quando sarebbe
arrivato in sala, un semplice Rosaline, ed erano volati nomi per il cast. Ma slittamenti, cambiamenti e
rimandi a data da destinarsi mi avevano fatto capire che,
probabilmente, Rebecca Serle non avrebbe visto il suo romanzo
d'esordio ad Hollywood. Anche se mai dire mai. Felicity Jones, in
odore da Oscar e volto del cinema indipendente, aveva
impegni più grandi; Lily Collins, adorabile anche con quelle sue
discutibili sopracciglia al seguito, era stata un'altra Rosie nel
passaggio di un altro romanzo al cinema;
Hailee Steinfeld era stata in tempi recenti Giulietta in persona. Come essere l'altra senza mancare di credibilità? Mentre
io e i tipi dei casting ci facevamo qualche ovvia domanda, la
DeAgostini ha
rispolverato questo romanzo dal vissuto turbolento, dandogli una
copertina rosa confetto (che però non dispiace, essendo meno sdolcinata dell'originale) e un titolo simpatico, che
gioca con un triangolo che neppure Renato Zero aveva considerato: Io,
Romeo & Giulietta. Ma io chi? Chissà in quanti lo sanno, ma
nell'iconico ballo in cui gli amanti di Shakespeare si erano dati il
primo bacio, ignari di ciò che sarebbe stato, Romeo aveva
un'accompagnatrice: si chiamava Rosaline, ed era la cugina di
Giulietta. Un sonoro due di picche, ma con la
giustificazione del colpo di fulmine, del gioco del destino e di
quelle stupidaggini lì: sapete com'è andata a finire, e avessimo
noi maschi sempre scuse così solide. A Rosaline, prima che la Serle la inserisse in un pimpante young adult come tanti e come
nessuno, pochissimi aveva pensato: qui, proprio quello fa spiccare
Io, Romeo & Giulietta
dalla massa; un guizzo
niente male, che lo rende un libro per ragazzi alquanto diverso, da consigliare
e da prendere semplicemente per come è. Qualcuno potrebbe dire, però, che il
rischio è di quelli grossi. Come non far sembrare il tutto una
fanfiction; come non offendere il fantasma del Bardo e il gusto
sopraffino di chi non ha mai smesso di studiarlo? Avventata e di
pancia, l'autrice non si è posta il problema: scrive come sa, e devo
dire che se la cava meglio di altre, e doma al meglio una materia
ricca ma spinosa, che ha il pregio di non imporsi come un retelling
in pieno stile, ma più come un omaggio in salsa pop a una pietra
miliare e a un determinato filone di commedie romantiche che si
noleggiavano in VHS, ai tempi nebbiosi dei videoregistratori e di
Blockbuster. A mancare, forse, è un briciolo di consapevolezza: poteva giocarsela meglio, anche se non ho la tentazione di
divorarmi i gomiti per i nervi, come ogni tanto capita. Alcune cose
le ho viste io, tra le righe, e ho provveduto di persona a richiami
intertestuali sparsi: avrei voluto che Juliet, per esempio, la sera
del ballo, indossasse un paio di ali d'angelo come in Lurhmann;
soprattutto, avrei immaginato una versione alternativa – produttori
statunitensi, prendete nota - ambientata
negli anni novanta. Perché la Serle, forse per caso, cita
cricche al femminile che ricordano Ragazze a Beverly Hills,
tipi capelluti che non possono non citare il ribelle
Heath Ledger di 10 cose che odio di te (tra
l'altro, altra teen comedy, altro Shakespeare: La bisbetica
domata); rimaneggia una vicenda
che, in un trionfo di poesia e kitsch, nel cuore di quel decennio
futurista, Di Caprio e la Danes aveva genialmente stavolto; ancora,
l'autrice fa sfilare bulle in gonnella che ricordano le future
Meangirls e un genere
che – da Hamlet a O
come Otello, fino ad arrivare
all'italiano Iago, al
tempo di Vaporidis – richiede inverosimiglianza, abiti a
quadrettoni, colonne sonore invadenti. L'ambientazione è quella
odierna, invece, ma i bulli e le pupe sin dai tempi di Grease
sono gli stessi, e la fantasia glissa in fretta sugli iPod e i
cellulari di ultima generazione. Compilation con dediche,
mangianastri e gesti eclatanti: cose che avrei voluto come il pane. Nelle prime pagine, la descrizione particolareggiata della flora e
della fauna dei licei californiani fa storcere il naso ma, quando la
traccia parte, ti prende per il cuore: allora alzi il volume e sei
curioso di sapere, dopo l'inciso da canticchiare, cosa ci sarà.
Romeo e diventato Rob; Rosaline ha sposato un pratico diminutivo;
Juliet, da giovincella inesperta, ha abbandonato la famosa balia e il
suo castello, e vive l'amore come fosse una vendetta, influenzata da
genitori infervorati, sullo sfondo delle elezioni cittadine, e
invischiata testa e cuore in una relazione che aveva
bramato giusto per ripicca. L'esilio a Mantova diventa una
sospensione, Romeo fa un occhio nero a Tebaldo, le coversazione tra
dame d'alto lignaggio si traspormano in pettegolezzi e gossip da
parrucchiere, Verona è solo il lontano ricordo di un viaggio estivo. Davanti a cambiamenti radicali, ma che si accolgono con il sorriso, ci si domanda: e l'ultimo atto, quello
cambierà? Si crea, così, un gioco leggero e accattivamente di
attese e riflessi, analogie e differenze, che ti fa indossare gli
stessi panni dell'anziano protagonista di Gemma Bovery
– e chi l'ha visto sa. Perchè Rosie, Rob e Juliet conoscono
Shakespeare, ma chissà se questo li
aiuterà a scrivere una chiusa diversa per la loro personale
tragicommedia liceale. Io, Romeo & Giulietta è
un romanzo senza troppe pretese, ma che per freschezza, buona volontà
e note inaspettatamente toccanti sa il fatto suo. A chi non legge
abituamente il genere, piacerà. Situazioni e personaggi, grossomodo,
sono quelle che lo schema del young adult base prevede, ma le
migliori amiche oche hanno temperamento, la cugina vipera che –
da bambina – staccava la testa alle Barbie altrui ha momenti di
fragilità, il "principe azzurro" fa danni e Len, una voglia che gli
corre tutto il braccio e la passione per il pianoforte, bollato come giullare di corte, si rivela un chiodo scaccia chiodo dotato di
umorismo e pazienza. A raccontarceli, a raccontarsi, Rosie:
innamorata cronica del suo migliore amico, figlia modello, che, con
uno stile scorrevole e pensieri comuni, spostando l'asse dalla
letteratura alla realtà, ti ricorda quando sia stato indimenticabile
il primo amore e quanto dannatamente male ti abbia fatto. Dietro
quell'aria stupidotta, un po' trash, un libro che è mille volte
meglio di come appare e che si arriva a prendere sul serio strada
facendo, spingendoti ad ammettere che – se non fosse per le briglie
tirate dinanzi a un genere soft e qualche scivolone nel mezzo – si sarebbe meritato anche mezza stella in
più, nella valutazione finale. Ma parlandosi di coppie maledette dalle
stelle... “La vita non è qualcosa che capita, ma
qualcosa che è possibile attraverso di noi e con noi. Facciamo tutti
parte di qualcosa. Abbiamo la facoltà di scegliere. Fare progetti è
fantastico, ma poi si può finire per accorgersi che ciò che
vogliamo per davvero è l'unica cosa che abbiamo dimenticato di
mettere in lista.”Il
mio voto: ★★★½Il
mio consiglio musicale: Taylor Swift – I Knew You Were Trouble
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your sadest fear comes creeping in That
you never loved me, or her, or anyone, or anything...”
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