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Recensione: Io sono le voci

Da Flautodipan @miriammas
Recensione: Io sono le voci Titolo: Io sono le voci
Autore: Danilo Arona  
Editore: Edizioni Anordest
Collana: Criminal Brain
Pagine: 358
Prezzo: 12.90 €
Descrizione: IO SONO LE VOCI è un thriller che si rifà a un caso di cronaca degli anni settanta in cui un serial killer a Milano massacrò decine di donne di ogni estrazione sociale. L’autore ripercorre tutte le tappe di questo feroce criminale che veniva chiamato “il proiezionista” dal lavoro che faceva in periferiche sale cinematografiche curando la proiezione di film in anguste cabine. I suoi assassinii erano difatti delle “citazioni” di thriller della cinematografia internazionale, di cui ne imitava di volta in volta le modalità di massacro.
Ne risulta un thriller che pur raccontando uccisioni feroci, coinvolgendo il lettore in una suspence degna delle migliori penne, riesce comunque a diluire le inevitabili tensioni con una scrittura che evidenzia in continuazione lo sfondo storico e sociale di quegli anni in cui il terrorismo la faceva da padrone. Ne risulta un thriller che alla fine ci dice che i crimini più efferati, i serial killer più feroci sono comunque e sempre figli, degenerazioni della società a cui appartengono.
L'autore: Recensione: Io sono le voci DANILO ARONA, scrittore, giornalista, critico cinematografico, è uno dei maestri della letteratura horror italiana. Ha pubblicato diversi romanzi tra i quali “L’estate di Montebuio” (Gargoyle Books), “Bad Vision” (Mondadori), “Finis Terrae” (Segretissimo Mondadori), “La Croce sulle labbra” insieme a Edoardo Rosati (Segretissimo Mondadori). La recensione di Miriam: “Questo libro è una dichiarazione d’amore, neanche tanto sommessa, nei confronti di certo cinema che amo”. È lo stesso Danilo Arona ad affermarlo nelle note conclusive del suo romanzo. Naturalmente, da maestro del terrore fine qual è, non poteva che vergare questa sua dichiarazione con il sangue − d’altra parte amore e morte sono spesso facce di una stessa medaglia. Nasce così Io sono le voci, un thriller fortemente adrenalinico ma che si rivela essere anche un particolarissimo omaggio al mondo cinematografico. Investigando su alcuni delitti seriali, lontani nel tempo e nello spazio,  la giovane giornalista Cassandra Giordano scopre un insolito fil rouge che rimanda proprio al grande schermo. L’idea che il serial killer in questione si ispiri a determinate pellicole per porre in atto i suoi omicidi, sta cominciando ad assumere contorni sempre più definiti nella sua mente quando, lei stessa finisce su una sorta di set dell’orrore, trasformandosi da investigatrice in vittima. Le indagini di Cassandra giungono a un punto d’arresto il giorno in cui, come la protagonista de “Il silenzio degli innocenti” si reca in carcere a interrogare un famoso pluriomicida noto come il Proiezionista. Recatasi all’appuntamento da novella Jodie Foster, esce di scena sgozzata da un guanto artigliato che richiama Freddy Krueger. I sospetti e le scoperte di Cassandra non cadranno però nel vuoto perché sua sorella Arianna, coadiuvata dall’ispettore di polizia Cesare Fantelli,  deciderà di proseguire nella ricerca. Verrà così scoperchiato un vaso di Pandora da cui emergeranno verità inimmaginabili che rimandano a una lunga serie di omicidi tutti collegati tra loro, riconducibili a una stessa matrice ma, probabilmente, non imputabili a una singola mano. Il disegno criminoso che, pian piano, si delinea è quello di una bizzarra forma di effetto copycat per cui siamo in presenza di uno o più assassini spinti dal desiderio di emulazione non già di killer reali ma di sanguinari protagonisti di film. Quasi si trattasse di una macabra forma d’arte, ogni delitto riproduce in maniera più o meno fedele una determinata sequenza cinematografica. Per il lettore si innesca un meccanismo dall’effetto straniante per cui si ha come l’impressione di essere al di qua di un grande schermo che, lungi dall’erigere una barriera tra finzione e realtà, lascia passare scorie dall’una all’altra parte intorbidando le acque e finendo per rompere definitivamente gli argini. A completare e rendere più credibile questo bizzarro processo di osmosi, vi sono poi la cornice storica in cui si inscrive il plot e il collegamento alla cronaca vera a cui Arona non rinuncia mai. Se i personaggi e l’intreccio sono un parto della sua fantasia, l’idea del copycat murder effect trova un fondamento nella realtà da cui prende spunto senza farne mistero. Dal Mostro di Firenze a Daniel Gonzalez (emulo inglese di Freddy Krueger), diversi sono infatti gli assassini, realmente esistiti, che si sono lasciati ispirare dalla visione di certi film. Rinunciando a una semplicistica relazione di causa- effetto, l’autore ci suggerisce tuttavia una più complessa chiave interpretativa del fenomeno, scavando nella psicologia e ricostruendo un background dettagliato dei suoi personaggi. Particolare in tal senso  è l’attenzione dedicata soprattutto ai “cattivi” che, una volta passati sotto i suoi raggi x,  pur rimanendo tali, ci appaiono sicuramente più umani e più comprensibili − basti pensare a Edoardo Godiaschi la cui infanzia fa concorrenza al più cruento film dell’orrore. La biografia del serial killer diviene dunque una sorta di canovaccio che, se non giustifica e non permette previsioni incontrovertibili, ci fornisce comunque degli indizi col senno di poi, facilitando una certa forma di empatia. Danilo Arona però non si limita a questo e allarga ulteriormente la prospettiva; dall’interpretazione psicologica passiamo a quella sociologica quando risalendo la scia dei delitti, le indagini procedono a ritroso nel tempo riportando sotto i riflettori una serie di cold case collocabili tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70. È in questo periodo che ha origine la linea di sangue tracciata nella fiction ma che, ancora una volta,  ha un corrispettivo nella realtà − nello specifico in quella serie di episodi di cronaca nera passati in Italia sotto silenzio perché verificatisi in un periodo storico in cui l’attenzione era tutta concentrata sugli attentati terroristici e le energie messe al servizio di una strategia della tensione. Un romanzo più che di genere al di sopra di qualsisi genere, consigliato se amate il thriller ma ancor di più se vi appassiona il cinema perché leggendolo avrete l’impressione di addentrarvi in un territorio magico in cui libri e film si pongono come metà di un’unità indissolubile .
 

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