Titolo: Isolde non c'è più
Autrice: Bianca Cataldi
Editore: Les Flaneurs
Pagine: 88
Prezzo: 10 euro
Descrizione:
Golvan
è un adolescente come tanti, costantemente affamato di verità su di sé e
sul mondo che lo circonda. È innamorato da sempre di Gwenn, splendida
coetanea con la quale, però, non ha nulla in comune e non riesce neppure
a metter su una conversazione di senso compiuto. Totalmente diverso è
il rapporto che ha con Isolde, una donna più grande di lui di sei anni
che conosce da quando era poco più che un bambino e che ha sempre visto
come modello e guida nella vita.
Isolde, occhi verdi e sorriso
enigmatico, è la sua migliore amica, la sua confidente e la sua compagna
di telefilm. Con lei beve cioccolata calda alla cannella e ascolta
musica steso su un tappeto. Quanto è sottile la linea che divide
l’amicizia dall’amore?
La scomparsa improvvisa di Isolde farà
emergere sensazioni, gioie ed emozioni che la vita quotidiana aveva
soffocato e nascosto. Perché l’amore sa sempre come trovare la strada e
venire alla luce.
L'autrice:
Bianca Cataldi è
nata nel 1992 a Bari. Laureata in Lettere Moderne, sta attualmente
conseguendo la laurea specialistica in Filologia Moderna e il diploma in
pianoforte. Lavora come editor e traduttrice freelance. Finalista al
Premio Campiello Giovani 2009, ha esordito nel 2011 con il romanzo Il
fiume scorre in te, edito senza contributo da Booksprint Edizioni. Il
suo secondo romanzo, Waiting room, si è classificato finalista del
Premio Villa Torlonia 2012 ed è stato pubblicato nel 2013 da Butterfly
Edizioni. È socia ordinaria dell’EWWA, European Writing Women
Association,
e del Movimento internazionale Donne e Poesia.
La mia recensione:
L’adolescenza:
età di mezzo in cui niente è definitivo e tutto è ancora possibile. Tempo di
timori, di speranze e soprattutto dei primi batticuore. È la vera protagonista
di Isolde non c’è non più, un
racconto che in poche pagine condensa proprio gli stati d’animo e i sentimenti
che caratterizzano questa stagione della vita.
Voce
narrante è Golvan, un sedicenne che, pur essendo un po’ fuori dagli schemi, vive
i turbamenti, le paure e le attese tipiche della sua età. Il senso di
inadeguatezza, il conflitto con le figure genitoriali, i sogni per il futuro, gli
amici, gli amori non corrisposti. Sono queste le tematiche che ricorrono che si rincorrono fra le righe di quello che
potrebbe essere un vero e proprio diario
personale.
La
trama, sebbene costituita da poche linee
essenziali, ovviamente c’è ma non ha nulla di straordinario, è fondamentalmente
il canovaccio di un percorso esistenziale universalmente condiviso; cambiano le
sfumature ma le dinamiche sono le stesse per tutti.
A
renderla speciale è l’abito stilistico che Bianca Cataldi le cuce addosso,
insieme alla capacità di trasmettere con efficacia un forte bagaglio
emozionale.
In
effetti più che una storia l’autrice ci racconta delle emozioni in cui tutti
possiamo riconoscerci.
Introverso,
riflessivo, appassionato di letteratura più che di sport, Golvan è il classico
ragazzo impopolare, quello che rimane un po’ ai margini e che, più di altri
fatica, a sentirsi parte di un gruppo. Il suo amico del cuore, in realtà, non è
che il compagno più disponibile sulla piazza, giacché sono così diversi da non
avere interessi in comune. Quando è con lui, Golvan si sente solo come se
accanto non avesse nessuno. Come ogni adolescente che si rispetti è follemente
innamorato. Lei si chiama Gwenn, è bellissima e ovviamente non ricambia.
In
questo limbo si colloca Isolde, una ragazza più grande di sei anni con la quale
scopre invece di avere tanto in comune. È solo amicizia il sentimento che li
lega, per ovvie ragioni, almeno questo è ciò che i due ragazzi credono, fino a
un certo punto.
Sarà
l’improvvisa scomparsa di Isolde, a
mettere tutto in discussione e porre Golvan di fronte a una realtà semplice
quanto sconcertante: a volte l’amore è a
un tiro di schioppo, ci sembra irraggiungibile solo perché non ce ne
accorgiamo.
L’intero
racconto ci viene proposto come il libro che Golvan sta scrivendo. Quello con
cui identifica se stesso è un nome di fantasia, così come lo sono quelli degli
altri personaggi. È un po’ come se il protagonista giocasse a guardarsi
dall’esterno, a trasformare la sua esistenza, priva di grandi slanci, in una
specie di opera letteraria, finendo però per rinunciare a qualsiasi filtro e
mettendosi a nudo.
Il
testo si riversa sulla carta (o sullo schermo) come fosse un flusso di
coscienza, replicando la lingua parlata. Leggere il racconto dà proprio l’impressione di ascoltare il lungo monologo
di un adolescente. Un monologo reso in perfetto gergo giovanile in cui però si
insinuano, a tratti, metafore e
riflessioni di stampo poetico tali da generare uno stile quasi ibrido,
originale e incisivo, tanto da lasciare il segno.