Recensione| Jonathan Strange e il signor Norrell – Susanna Clarke

Creato il 31 marzo 2015 da Parolepelate

Alcuni anni fa, nella città di York, esisteva un’accademia di maghi, i quali si incontravano il terzo mercoledì di ogni mese per leggere lunghi e noiosi documenti sulla storia della magia inglese.

Nome: Jonathan Strange e il signor Norrell

Autore: Susanna Clarke

Genere: Fantasy

Pubblicazione: 2004

Trama:

Durante il Rinascimento, l’Inghilterra era ricca di magia. Purtroppo l’abilità di usarla è andata perduta, mentre il regno di John Uskglass, il Re Corvo, è entrata nella leggenda e nel folklore come una perduta età dell’oro. Nel 1806, tutto ciò che rimane della magia inglese sono vecchi studiosi continuamente in disaccordo che esaminano gli antichi testi senza provare ad applicarli né per contattare Faerie, né per scrutare il futuro dentro un bacile. Tutto inizia a cambiare, tuttavia, quando una società di maghi “teorici” a York disturba il solitario, egocentrico Mr. Norrell, che, si scopre, può eseguire magia “pratica”. Presto, un altro mago praticante si fa avanti: il giovane, bello e audace Jonathan Strange. Egli diventa allievo di Norrell e i due uniscono le forze nella guerra contro la Francia di Napoleone, che minaccia di invadere il regno. Ma una misteriosa profezia sul ritorno della magia in Inghilterra potrebbe segnare il destino di entrambi…

Rensione:

Jonathan Strange & il signor Norrell è il primo romanzo di Susanna Clarke, un’opera di esordio la cui stesura ha avuto la durata record di 11 anni ma capace di fruttare all’autrice il premio Hugo per il miglior romanzo (è un premio assegnato a opere fantasy o di fantascienza, per chi non lo sapesse) nel 2005.

Il romanzo ci porta in un Ottocento inglese alternativo, in cui la magia c’è stata davvero ma è ormai scomparsa. La Clarke prende spunto dal contesto storico inserendovi una mitologia originale che è un po’ una fusione di vari miti tradizionali inglesi più alcuni spunti letterari con l’aggiunta di alcune invenzioni personali. Le note a piè di pagina sono tra le cose migliori del libro, racconti di storie accennate nel testo, saggi sulle fate, bibliografia di libri inesistenti, un “sottotesto” divertente e in grado di dare profondità e credibilità all’ambientazione.

Paris Ormskirk (1496-1587), maestro di scuola di Clerkenwell, nei pressi di Londra. Scrisse numerosi trattati sulla magia. Pur non essendo un pensatore molto originale, era un assiduo studioso il quale si era prefisso il compito di raccogliere e vagliare tutte le forme di evocazione che era riuscito a reperire, per tentare di trovare una versione affidabile. L’impresa richiese dodici anni durante i quali la sua casetta affacciata sul parco di Clerkenwell si riempì di migliaia di foglietti sui quali erano scritti gli incantesimi. La signora Ormskirk non ne fu entusiasta e, povera donna, divenne il modello al quale si ispirarono commedie e romanzi per il personaggio della moglie del mago, brontolona, sempre arrabbiata e di cattivo umore.

Infatti lo stile dell’autrice è molto particolare, soprattutto per un fantasy: l’opera sembra scritta proprio da un’inglese dell’Ottocento, da una Jane Austen alternativa (una citazione da Jane Austen è effettivamente presente nel romanzo e in questa recensione), in alcuni punti anche da un autore gotico o da uno scrittore di guerre e avventure come Patrick O’Brian, con cenni di romanticismo byroniano quando si parla del glorioso passato perduto. Può sembrare un polpettone con dentro qualunque cosa ma il risultato è stato divertentissimo, per me, ho apprezzato da morire i riferimenti che ho potuto cogliere e capito che anche quelli che non individuavo non minacciavano la mia comprensione della trama.

Una delle illustrazioni del libro, di Portia Rosenberg

“Voi, dunque, praticate la magia, signore?” domandò la dama. “Ne sono desolata, è un’attività che non mi piace affatto.”

Parlando, lo fissava con insistenza, come se potesse bastare la sua disapprovazione a farlo rinunciare alla magia seduta stante e a fargli scegliere un’altra occupazione.

Ho apprezzato soprattutto l'(auto)ironia e l’atipicità dello stile. Basta coi romanzi scritti tutti allo stesso modo! Certo, non è scorrevolissimo ma neanche difficile. Per me è sì.

“E in certi momenti vorrei davvero andarmene.”
“E dove?” Sir Walter era stupefatto: nessun luogo gli piaceva quanto Londra, con i suoi lampioni a gas e i suoi negozi, le caffetterie e i club, le migliaia di belle donne e di pettegolezzi, e pensava che fosse così per tutti.
“Oh, dove gli uomini come me usavano andare tanto tempo fa, girovagando per sentieri ignoti agli altri. Dietro il cielo, dall’altra parte della pioggia”.

Ogni pagina del libro è trasuda nostalgia, innanzitutto quella dei Maghi verso il Re Corvo, che ha portato nel mondo la magia e poi se ne è andato, lasciandoli soli col proprio complesso di abbandono come figli traditi dal padre. C’è chi lo ammira e chi lo disprezza, perché offeso dalla sua scomparsa vissuta come un “rifiuto” ma tutti inevitabilmente finiscono per cercarlo attraverso i tentativi di recuperare la magia perduta. La nostalgia è anche quella verso un mondo ideale e idilliaco in cui la magia viveva nella stessa terra, negli alberi e negli animali, nelle acque dei fiumi. Infatti la magia, in questo mondo, appare come qualcosa di selvaggio, spesso incomprensibile, che sempre richiede il suo prezzo. Man mano che Norrell e Strange si impegneranno nello sforzo di riportare la magia agli antichi splendori, essa rivelerà il proprio lato oscuro, sinistro e misterioso, dando alla parte finale del libro un tono decisamente gotico accompagnato da una trama più serrata e una moralità che si fa sempre più ambigua.

“Un mago può uccidere con la magia?” domandò Lord Wellington a Strange.

Strange aggrottò la fronte. Parve non gradire la domanda. “Suppongo che un mago possa farlo”, ammise. “Ma un Gentiluomo non potrebbe mai”.

Nessuno è completamente buono o cattivo, sebbene la creatura più ambigua è interessante sia certamente “il gentiluomo dai capelli lanuginosi”, vendicativo, superficiale, affascinante, pieno di sé. E molto pericoloso, specie per chi ha la sfortuna di ostacolare i suoi piani e rischia di vedersi intrappolato nella trama di un tappeto per circa un migliaio di anni. Sì, circa.

I due protagonisti del romanzo e della profezia sulla quale si innesta la storyline principale del libro, Jonathan Strange e Gilbert Norrell, rappresentano alla perfezione uno dei topoi dell’epoca, la famosa (famigerata?) amicizia tra gentiluomini. Le loro personalità opposte non fanno che contrapporsi per buona parte del libro, che li vede assumere svariati ruoli reciproci (maestro/allievo, amici, colleghi, rivali, nemici, alleati, non necessariamente in quest’ordine) man mano che la trama si dipana.

Tutti i personaggi condividono uno spirito british molto accentuato, che mi aspetto di ritrovare nello sceneggiato della BBC tratto dal romanzo. E mi aspetto di ritrovarvi anche le amorevoli prese in giro che l’autrice ha inserito.

Erano Inglesi e, per loro, il declino delle altre nazioni era la cosa più naturale del mondo. Essi appartenevano a una razza benedetta da un apprezzamento tanto sensibile dei propri stessi talenti (e un’opinione così scettica di quelli di chiunque altro) che non si sarebbero affatto sorpresi di scoprire che i Veneziani stessi erano stati completamente all’oscuro dei pregi della propria città — finché gli Inglesi non erano venuti a informarli che fosse deliziosa.

l personaggio principale in ” Jonathan Strange and Mr. Norrell ” non è, tuttavia, uno dei maghi: è la libreria che entrambi adorano, i libri che consultano e scrivono e, in un certo senso, diventano. I libri sono ovunque nelle vicende dei nostri eroi e le vicende dei nostri eroi sono nei libri, la conoscenza e la parola scritta svolgeranno un ruolo determinante per l’evolversi della trama. E sarà un’evoluzione decisamente sorprendente.

Una signora infinitamente più intelligente dell’autore presente ha fatto notare come la gente in generale sia piena di buoni sentimenti nei riguardi dei giovani che muoiono o si sposano. Immaginate l’interesse che circondò Miss Wintertowne! Nessuna giovinetta prima di lei aveva mai avuto tali vantaggi: era infatti morta il martedì, tornata in vita nelle prime ore del mercoledì e si era sposata il giovedì. Qualcuno l’aveva giudicato un eccesso di emozioni in una sola settimana.

Uno sceneggiato BBC è stato tratto dal romanzo e verrà trasmesso quando la BBC vorrà, senza che una data sia stata finora annunciata. Mi sarebbe piaciuto vederlo nel periodo delle feste (era già finito) ma questo non vuol dire, cara BBC, che intendo aspettare Natale 2015!

I came to them out of mist and rain; I came to them in dreams at midnight.


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