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Recensione L'angelo della morte

Creato il 29 novembre 2015 da Lightman
    Recensione L'angelo della morte

Videa rende disponibile direttamente per il mercato dell'home video L'angelo della morte di Tom Harper, ovvero il sequel di The woman in black di James Watkins, che nel 2012 vide protagonista Daniel Radcliffe.

Recensione L'angelo della morte

I fan di Harry Potter e di tutto ciò che ruota attorno al maghetto creato da J.K. Rowling non si sono certo lasciati sfuggire The woman in black di James Watkins, ghost story del 2012 che, derivata dall'omonimo romanzo di Susan Hill, pose Daniel Radcliffe nei panni di un avvocato londinese alle prese con gli oscuri segreti legati alla sinistra e diroccata villa di Eel Marsh House, nel remoto villaggio di Crythin Gifford, dovendo sbrigare questioni legali per la proprietaria deceduta poco tempo prima. Uno spettacolo di paura in vecchio stile che, tirando in ballo l'apparizione di una misteriosa donna vestita completamente di nero, rispecchiava non poco i mitici film sfornati tra gli anni Cinquanta e Settanta dalla Hammer Films che lo finanziò; anche tra le società di produzione del sequel The woman in black 2: Angel of death, che, diretto nel 2014 da Tom Harper, è approdato direttamente nel mercato dell'home video in alta definizione tricolore con il titolo L'angelo della morte, distribuito da Videa.

Il blu-ray

Recensione L'angelo della morte

Sequel che parte direttamente da una storia della già citata Hill per immergersi nella Londra della Seconda Guerra Mondiale, sottoposta ai continui bombardamenti tedeschi e dove, interessate a mettere in salvo le loro classi, le due insegnanti Eve Perkins e Jean Hogg - ovvero la televisiva Phoebe Fox e la Helen McCrory apparsa, non a caso, nei due capitoli di Harry Potter e i doni della morte - riescono a trovare ospitalità proprio presso la Eel Marsh, nella sperduta campagna inglese. Quindi, Radcliffe non è più della partita, ma, tra inquietanti pupazzi e nebbia sempre pronta ad esercitare il suo avvolgente compito, non tardano a susseguirsi sparizioni di bambini e manifestazioni spettrali.
Perché, al di là di qualche effetto pirotecnico tirato in ballo nel corso della fase conclusiva della quasi ora e quaranta di visione, come nel capostipite non si punta affatto allo splatter e alla violenza facile, ma, al contrario, ci si concentra sulla progressiva costruzione dei diversi personaggi e si tende efficacemente a privilegiare la cupa atmosfera.
Elemento vincente dell'operazione insieme alla lodevole cura scenografica; man mano che i lenti ritmi di narrazione scandiscono il tutto e che si approda ad un teso finale che si svolge sott'acqua.
Con un backstage di quattordici minuti nella sezione del disco riservata ai contenuti extra.

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