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Recensione: L'estate dei segreti perduti di E. Lockhart

Creato il 16 giugno 2014 da Susi
Recensione in anteprima!

Recensione: L'estate dei segreti perduti di E. Lockhart Titolo: L'estate dei segreti perduti Autore: E. Lockhart Serie: Autoconclusivo Editore: DeAgostini Trama: Da sempre la famiglia Sinclair si riunisce per le vacanze estive a Beechwood, una piccola isola privata al largo delle coste del Massachusetts. I Sinclair sono belli, ricchi, potenti, spensierati. E Cady Sinclair, l’erede dell’isola, del patrimonio e di tutte le speranze, non fa eccezione. Ma l’estate in cui la ragazzina compie quindici anni le cose cambiano. Cady si innamora del ragazzo sbagliato, l’unico che la sua famiglia non potrebbe mai accettare, e ha un incidente. Un incidente di cui crede di sapere tutto, ma di cui in realtà non sa niente.  Finché, due anni dopo, torna sull’isola e scopre che nulla è come sembra nella bellissima famiglia Sinclair. E che, a volte, ci sono segreti che sarebbe meglio non rivelare mai.Da una delle autrici young adult più acclamate dalla stampa americana, già finalista al National Book Award, un romanzo in cui amore e suspense si mescolano alla perfezione.  Una storia che non vi lascerà più.


La mia recensione
Voto: 4 Stelle
Per quanto fossi curiosa di leggere questo libro per il successo ottenuto a solo un mese dalla pubblicazione Inglese, conta già 3 Settimane nella lista dei Bestseller del New York Times nella categoria Young Adult, per la clamorosa e incalzante pubblicità attiva sui social media e la più recente notizia dell'acquisizione dei diritti cinematografici del libro non mi sarei mai aspettata di leggere un libro simile.
We Were Liars, in italiano L'estate dei segreti perduti, non è solo un libro estivo di ragazzi che passano le loro giornate in spiaggia e rincorrendo i primi amori, non è solo un YA che racconta di una ragazza che cerca di ritrovarsi e non è solo un Thriller psicologico che incanta il lettore di pagina in pagina ma è anche e soprattutto un libro che colpisce nel profondo il lettore, che lo fa riflettere e pensare come pochi libri sono capaci.
Non scrivo spoiler nelle recensioni perchè sono più che convinta che il lettore debba scoprire la storia da sé, ma in questa recensione eviterò anche di scrivere qualsiasi accenno ai personaggi e alla protagonista perchè ogni minimo riferimento potrebbe sviarvi, ma ancora di più questo è un libro di bugie e segreti ed ognuno ha la sua verità e riprendendo uno delle frasi che più si è diffusa in rete “If anyone asks you how it ends, just LIE.” questo più di tutti è un libro da scoprire solo leggendolo!
La protagonista è una ragazza di 17 anni che ogni anno passa le vacanze estive nell'isola di famiglia in compagnia delle zie e dei suoi cugini, ma nell'estate dei suoi 15 anni è successo qualcosa, qualcosa che l'ha sconvolta a tal punto da non ricordare quasi nulla di quella estate, così passerà quest'ultima estate sull'isola nel cercare di mettere in ordine i suoi ricordi.
Non amo particolarmente leggere thriller, non è il mio genere, soprattutto perchè sono curiosissima e non potrei trascorrere tutta la lettura nell'attesa di scoprire il segreto che nasconde la trama e anche perchè ho una cerca predisposizione a cercare di comprendere la direzione che l'autore vuole prendere nella stesura del libro, anche a costo di perdere il senno, ma questo libro, questo libro crea dipendenza e non puoi staccartene, infatti, appena iniziata la lettura del libro sono stata risucchiata dalle parole dell'autrice che con uno stile semplice e diretto, uno stile diverso dal solito, non lineare e che potremmo definire più lirico, e un PoV in prima persona che ci da una finestra diretta sui pensieri della protagonista ti tiene incollato dal primo capitolo fino all'ultimo, in un susseguirsi di colpi di scena, rivelazioni e segreti.
Sebbene il libro abbia un unico PoV, quello della protagonista Cadence, il vero protagonista della storia è la famiglia Sinclair al suo completo, una famiglia che nessuno conosce e di cui tutti sanno tutto, una famiglia ricca di segreti e mistero.
Come dicevo in precedenza questo libro non è solo una lettura estiva, sotto le sembianze di un thriller ben elaborato si nascondono tanti temi importanti: non solo il primo amore, ma temi forti come il potere e il valore dei soldi, le apparenze e le aspettative da mantenere a tutti i costi, e temi forti come il perdono e l'accettazione.
Il libro è diretto e senza mezzi termini, sin dal principio si riesce a capire che c'è qualcosa di grave che ha scombussolato la famiglia Sinclair per sempre ma seppur all'inizio si ha solo un sentore solo da metà libro ne avremo la certezza: si riesce a intuire cosa pesa sull'animo della protagonista ma nonostante tutto non si riesce a smettere di leggere il libro e anche a segreto svelato non si può che rimanere sbalorditi dalla risoluzione degli eventi sconvolgenti, stravolgenti e commoventi.
Il libro segue un ritmo particolare: è Cady che racconta la sua storia, la storia della sua famiglia in un continuo avanti e indietro tra il presente e il passato, tra i ricordi che riaffiorano e gli eventi di quella particolare estate fino al twist della storia che
Ho pianto, e non ne faccio un mistero, il libro è costruito con tale maestria e ingegno che pagina dopo pagina aumenta la suspance e il mistero ma una volta scoperto il segreto, una volta superato il twist della trama, si è così dentro al libro che gli eventi li senti sulla tua stessa pelle e i sentimenti della protagonista, la sua disperazione, la sua rabbia, il suo abbandono e le sue reazioni sono diventate le tue e le sue lacrime sono le tue.
Mi è piaciuto questo libro perchè è particolare, perchè è strano ma perchè nonostante tutto, nonostante le riserve che potrebbe nascere durante la lettura non si può far a meno di rimanerne incantati.
Perchè leggere questo libro? Perchè non ci sono buoni motivi per NON leggerlo, sarei una bugiarda se vi dicessi il contrario, questo è un libro particolare che tutti dovrebbero leggere perchè non è il solito thriller e non è il solito YA.
Questo è un libro che ti tiene incollato alle pagine, che ti incuriosisce, ti ammalia e ti sconvolge ma che ti lascia completamente soddisfatto come solo pochi libri sono capaci, vi basti sapere che non cambierei il libro per nulla al mondo.
4 Stelle per una storia estiva diversa dal solito.
Due buoni motivi per leggere questo libro:
  • Perchè è una esperienza a cui non manca nulla per essere completamente spettacolare;
  • Perchè è uno di quei libri che non si può non leggere, capace di rimanerti incollato sulla pelle ore e giorni dopo aver concluso la lettura;

E in anteprima per i miei lettori il Capitolo 4 di L'estate dei segreti perduti:
Io, Johnny, Mirren e Gat. Gat, Mirren, Johnny e io. In famiglia ci chiamano i Bugiardi. Probabilmente a ragione. Abbiamo all’incirca la stessa età e tutti e quattro compiamo gli anni in autunno. Per diversi anni siamo stati il flagello di Beechwood Island. Gat arrivò a Beechwood Island l’estate in cui avevamo otto anni. L’estate numero otto, così la chiamavamo. Prima, io, Miriam e Johnny non eravamo Bugiardi, ma semplici cugini, e Johnny era una lagna perché non gli piaceva giocare con le femmine. Johnny è scatto, impegno e sarcasmo. All’epoca era capace di impiccare le nostre Barbie o di spararci addosso con pistole fatte di Lego. Mirren è zucchero, curiosità e pioggia. A quei tempi passava pomeriggi interi a mollo nell’acqua, giù alla spiaggia grande, insieme a Taft e alle gemelle, mentre io disegnavo su carta millimetrata e leggevo sull’amaca nella veranda di Clairmont House. Poi arrivò Gat. Zia Carrie fu piantata dal marito quando era incinta di Will, il fratellino di Johnny. Non so cosa successe. In famiglia non se ne parla. Fatto sta che l’estate numero otto, Will era un neonato e zia Carrie stava già con Ed. Ed era un mercante d’arte e adorava i bambini. Questo era tutto quello che sapevamo sul suo conto quando zia Carrie annunciò che sarebbe venuto anche a lui a Beechwood, insieme a Johnny e al piccolo. Quell’estate furono gli ultimi ad arrivare e andammo tutti ad aspettarli al molo. Il nonno mi issò sulle spalle perché potessi salutare Johnny, che si sgolava a prua con indosso un giubbotto salvagente arancione. Accanto a noi, nonna Tipper distolse lo sguardo dalla barca per un attimo, infilò una mano in tasca e tirò fuori una caramella alla menta, che scartò e mi mise in bocca. Quando tornò a rivolgere lo sguardo alla barca, la sua espressione cambiò di colpo. Allora mi misi a scrutare in quella direzione per vedere di che cosa si trattava. Zia Carrie scese dalla barca con in braccio Will. Il piccolo indossava un giubbino salvagente giallo oltre il quale si vedeva spuntare appena un ciuffo di capelli chiarissimi, quasi bianchi. La vista del bimbo suscitò un’acclamazione generale. Quel giubbino che avevamo portato tutti da piccoli; quei capelli. Era pazzesco come un neonato, per noi ancora un estraneo, fosse così palesemente un Sinclair. Johhny saltò giù dalla barca, lanciando il giubbotto sul ponte. Per prima cosa, corse a dare un calcio a Mirren. Poi toccò a me. E quindi alle gemelle. Dopodiché si presentò tutto impettito dai nonni. «Lieto di vedervi, cari nonni. Non vedo l’ora di passare una bella estate con voi.»
Tipper lo abbracciò. «È stata tua madre a indottrinarti, vero?» «Sì» disse Johnny. «E devo anche dire che è bello rivedervi.» «Sei tanto caro.» «Posso andare adesso?» Tipper gli scoccò un bacio sulla guancia lentigginosa. «Su, vai. » Dopo aver aiutato la servitù a scaricare i bagagli dallo yacht, Ed seguì Johnny. Era alto e magro, con la pelle molto scura. In seguito avremmo scoperto che era di origine indiana. Portava un paio di occhiali con la montatura nera ed era vestito in modo elegante: completo di lino e camicia a righe. I pantaloni erano stropicciati per il viaggio. Il nonno mi adagiò di nuovo a terra. La bocca di nonna Tipper si allungò in una linea sottile. Poi, sfoggiando un sorriso radioso, andò incontro a Ed. «Lei dev’essere Ed. Che piacevole sorpresa!» Ed le strinse la mano. «Carrie non vi aveva avvertito della mia presenza?» «Certamente.» Ed abbracciò con lo sguardo la nostra bianchissima famiglia. Poi, si rivolse a Carrie. «Dov’è Gat?» chiese. Lo chiamarono e Gat fece capolino da sotto coperta, lo sguardo rivolto in basso mentre armeggiava per sganciare le cinghie del giubbotto di salvataggio. «Mamma, papà...» disse Carrie. «Abbiamo portato con noi il nipote di Ed, così Johnny avrà un compagno di giochi. Vi presento Gat Patil». Il nonno allungò una mano e diede una pacca affettuosa sulla testa di Gat. «Salve, giovanotto.» «Salve.» «Suo padre è venuto a mancare da poco» spiegò Carrie. «Lui e Johnny vanno molto d’accordo. Lo teniamo con noi per qualche settimana per fare un favore alla sorella di Ed. Gat? Potrai goderti tutti i barbecue e tutte le nuotate che vorrai, come promesso. Okay?» Ma Gat non rispose. Fissava me. Aveva un naso importante e una bocca ben disegnata. Pelle olivastra, capelli neri e mossi. Il corpo vibrante di energia. Sembrava pronto a scattare. Come se stesse cercando qualcosa. Era tutto contemplazione ed entusiasmo. Ambizione e caffè forte. Avrei potuto restare a guardarlo per sempre. I nostri sguardi si erano agganciati. Mi voltai e scappai via. Gat mi seguì. Alle mie spalle, sentivo i suoi passi risuonare sulle assi delle passerelle che attraversano l’isola. Continuai a correre. E lui a inseguirmi. Johnny si mise a correre dietro a Gat. E Mirren dietro a Johnny. I grandi rimasero a chiacchierare sulla banchina, in cerchio intorno a Ed, impegnati a vezzeggiare il piccolo Will. Noi bambini facemmo quello che fanno i bambini. Approdammo tutti e quattro sulla spiaggetta vicino a Cuddledown House: una striscia di sabbia con grandi scogli su entrambi i lati. A quei tempi non ci andava praticamente nessuno. Sulla spiaggia grande la sabbia era più fine e c’erano meno alghe. Mirren si tolse le scarpe e tutti seguimmo il suo esempio. Ci divertimmo a lanciare sassi in acqua. Insomma, esistevamo.
Scrissi i nostri nomi sulla sabbia. Cadence, Mirren, Johnny e Gat. Gat, Johnny, Mirren e Cadence. Questo fu l’inizio della nostra storia. 
**** 
Johnny insisté perché Gat rimanesse più a lungo. E fu accontentato. L’anno dopo implorò che Gat venisse per tutta l’estate. E Gat venne. Johnny era il primo nipote maschio. E i nonni gliela davano quasi sempre vinta.

- A presto Susi

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