Titolo:
L'estate del bene e del male
Autrice:
Miranda Beverly-Whittermore
Editore:
Sonzogno
Numero
di pagine: 412
Prezzo:
€ 18,50
Sinossi:
Dopo
aver vinto una borsa di studio per un college prestigioso dell'East
Coast, l'intelligente ma ordinaria Mabel Dagmar si trova a essere
compagna di stanza della ricca e capricciosa Genevra Winslow. Mabel
viene subito stregata dal mondo aristocratico di Ev e, contro ogni
previsione, tra le due ragazze nasce una forte amicizia. Così quando
Ev invita Mabel a passare l'estate a Winloch, la centenaria proprietà
di famiglia affacciata su un lago del Vermont dove il potente clan
Winslow ama radunarsi, Mabel accetta senza pensarci due volte. Lì,
tra bagni di mezzanotte, gite in barca, feste e fuochi d'artificio,
Mabel si rende conto di avere trovato tutto ciò che ha sempre
desiderato: l'amicizia, l'amore, il lusso e, soprattutto, per la
prima volta nella sua vita, la sensazione di far parte di qualcosa di
bello e felice. Tuttavia, a mano a mano che l'estate avanza, Mabel
avverte che sull'abbagliante perfezione dei Winslow si allungano
ombre inquietanti che affondano le radici in un tempo lontano. Mentre
indaga sui loro segreti, Mabel si ritrova a lottare con i demoni del
suo stesso passato e scopre che a volte il Bene non è altro che una
maschera. E che nell'eden di Winloch si nasconde un Male che forse
solo lei è in grado di fermare. La ragazza dovrà scegliere:
affrontare l'orrore che batte nel cuore del clan e farsi cacciare da
quel paradiso, oppure lasciarsi sedurre dallo splendente futuro che
le viene offerto.
La recensione

Amy Merrick
Ogni romanzo ha una storia. Una doppia storia. Quella che scrive l'autore e quella che gli fa vivere, poi, il suo lettore. Sono un padrone degenere e ai miei sfortunati libri, qualche volta, tocca aspettare il loro turno o, per meglio dire, i miei comodi. Da accumulatore compulsivo, voglio più cose di quante possa leggerne: storia risaputa. L'estate del bene e del male, mi sono detto, dovevo averlo; con quella copertina lì – un'evocativa e calzante illustrazione della brava Maria Cecilia Azzali – non poteva starsene in un angolo. Mi sono avvicinato alla storia della famiglia Winslow – una storia di bugie e apparenze – grazie alla sua stessa apparenza: anche l'occhio vuole la sua parte, ragionando per proverbi. E siccome la Sonzogno affida le sue copertine a grafici non solo esperti, ma che ti danno perfino l'impressione – e puoi giurarlo quasi, a fine lettura - di averlo assorbito prima di te, quel racconto, per poi rappresentarlo nel dettaglio su un solo foglio di carta, volevo proprio sapere perché l'illustratrice avesse disegnato i rovi di spine, le ragazze ficcanaso, gli alberi che bucano barbaramente le case, la luna piena in cielo quando è giorno. Correva il periodo della sessione invernale, e il resto è risaputo. Libri brevi, storie semplici, romanzetti, per stare dietro a blog e università. L'esordio di Miranda Berverly-Whittermore, più di quattrocento pagine e una mole non indifferente, ha la sfortunata fortuna di non fare parte della categoria. Ma meglio così; meglio per me. Con il caldo di questa primavera che finalmente si sta mostrando generosa, nei ritagli di tempo in poltrona o in balcone, visto che i prossimi esami sembrano con l'inganno lontani lontani, mi sono goduto un romanzo gotico in piena regola che però, coi castelli diventati cottage e le precettrici arrampicatrici sociali in erba, gli alberi genealogici che marciscono nel basso delle loro storie famigliari di abusi e figli bastardi, ha scenari vacanzieri e un clima da sogno che, pur con le notti illuminate dai fuochi d'artificio del quattro Luglio e lampi e tuoni severamente banditi dall'idillio, ben poco contribuiscono a rassicurare. Oscuro, anche alla luce del sole. Con le ombre che si allungano sui picnic come in un dipinto di De Chirico e nell'immaginazione diventano coltelli affilati. Misteriosissimo e sfuggente, benché non ci siano svolte lasciate al caso. L'estate del bene e del male lo avrei letto anche in tempo di studio, con la stessa fretta e curiosità di adesso, e sarebbe stato una autentica distazione; io che, al contrario, lo avevo momentaneamente accantonato pensando fosse troppo prolisso e impegnativo. E' un romanzo da gustare in vacanza, mentre l'ozio e il relax sottratti alla routine ti aiutano ad entrare, all'inizio, in quel mondo che non avrai mai. Non la classica lettura da ombrellone, intendiamoci, ma ottima per avere con sé – quando si è in ferie – un libro veloce e ineditamente ben scritto. Il mio “ineditamente” non è inserito a caso: ritmo e descrizioni particolareggiate come quelle della Whittermore raramente vanno d'accordo, ma leggendo in media cento, centocinquanta pagine al giorno mi sono accorto di essere in presenza di un esordio da tenere d'occhio; un'eccezione.

“Dancin’ around the lies we told
Dancin’ around big eyes as well...”





