Magazine Fantasy
TITOLO: L'OMBRA DELLO SCORPIONE (EDIZIONE INTEGRALE)
AUTORE: STEPHEN KING
EDITORE: BOMPIANI
PAGINE: 944
PREZZO: 14,00 €
SINOSSI UFFICIALE:
L’errore di un computer, l’incoscienza di pochi uomini e si scatena la fine del mondo. Il morbo sfuggito a un segretissimo laboratorio semina morte e terrore. Il novantanove per cento della popolazione della terra non sopravvive all’apocalittica epidemia e per i pochi scampati c’è una guerra ancora tutta da combattere, una lotta eterna e fatale tra chi ha deciso di seguire il Bene e appoggiarsi alle fragili spalle di Mother Abagail, la veggente ultracentenaria, e chi invece ha scelto di calcare le orme di Randall, il Senza Volto, il Male, il Signore delle Tenebre.
LA MIA OPINIONE:
Un capolavoro nella caratterizzazione dei personaggi. Un capolavoro nella trama, avvincente e palpitante di vita. Un capolavoro di mistero e azione. Un capolavoro di sentimenti ed emozioni. Stephen King ha creato un mondo nuovo, personaggi indimenticabili e affascinanti, anche quando si tratta dei "cattivi" anzi, forse sono proprio questi suoi sopravvissuti maledetti a essere i più interessanti, primo fra tutti Randall Flagg, l'incarnazione stessa del male presente nella razza umana. Quando entra in scena lui è come se l'aria attorno a noi si fermasse, mi sono ritrovata in un collegamento, mio malgrado, mentale con lui e con l'autore e ho creduto di essere davvero su quella strada a percorrerla con "L'uomo che cammina". Sublime quel capitolo, non posso definirlo in modo diverso, dovete credermi.
L'ombra dello scorpione è un'epopea apocalittica che trovo non troppo lontana da un futuro possibile. Diciamo che, sebbene ci sia fantasia, non siamo davanti a uno di quei libri distopici e apocalittici tanto fantascientifici e improbabili, quelli che ti fanno storcere il naso in molti passaggi. Il mondo di questo romanzo è REALE e forse proprio per questo ci fa tanto orrore. Ciò che rimane dell'umanità a seguito del virus Capitan Trips è un pugno di sopravvissuti che si divideranno durante il tortuoso e doloroso cammino in buoni e cattivi, una distinzione che all'inizio ci sembra abbastanza semplice ma che dopo, verso la fine, diventa impalpabile e si comprende che molti dei personaggi che hanno seguito il malvagio Randall Flagg non erano altro che degli umani perduti, senza speranza e deboli.
L'autore viaggia, con la scusa della fine del mondo a noi conosciuto, all'interno della psiche umana e, credetemi, lo fa benissimo. Potrei parlarvi per interi paragrafi di ogni personaggio, ma credo che vi annoierei perché non scrivo bene con King, quindi mi limiterò a pochi personaggi che mi hanno colpita di più. Primo fra tutti il sociologo Glen, attraverso di lui, l'autore ci spiega la natura umana e come il singolo necessiti del gruppo per sopravvivere. I discorsi di questo personaggio sono davvero molto interessanti e risultano essere un importante spunto di riflessione per tutti. Altro personaggio che subisce durante lo svolgimento del romanzo un progressivo e lento mutamento e crescita personale, per questo mi è rimasto nel cuore, è il cantante Larry, che nella vecchia vita era stato un drogato, un violento, un fallito nonostante il successo del suo ossessivo motivetto "Baby, can you dig your man?". Proprio lui evolverà in un modo impensato e diverrà un tronco portante per la casa che accoglierà i superstiti in questo futuro sanguinoso. Lui che credeva di fare sempre le scelte sbagliate, scoprirà invero di fare quelle giuste e alla fine diverrà un raggio di speranza per tutti.
Tralasciando il diabolico Flagg e l'angelica Mother Abagail, un altro personaggio che mi ha affascinata è stato Lloyd, un delinquente che viene salvato e riscattato da Flagg. Mentre leggevo i primi capitoli, quando ho fatto la sua conoscenza, era nauseata da lui. Un cattivo senza anima, un ignorante senza midollo che seguiva il suo compagno di crimini senza porsi domande su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quando viene imprigionato e poi si ritrova unico sopravvissuto dell'intero carcere, ho provato pietà per lui, per la sua disperazione, la sua fame di vita. Stephen King ha trasmesso molto bene, grazie al suo stile narrativo, la disperazione di quest'uomo segregato in una minuscola cella, senza cibo, senza acqua, solo e disperato. Uno scenario claustrofobico che mi ha fatto sperare in un lieto fine per lui, finale che è arrivato con le sembianze di Randall Flagg e della sua tentazione demoniaca: se vuoi vivere devi seguirmi. Cosa avrei fatto io? Me lo sono chiesta molte volte durante la lettura e non sono certa che avrei rifiutato. Ciò che mi ha colpito di Lloyd è che non era un vero cattivo. Verso la fine se ne rende conto lui stesso, ma ormai è troppo tardi e il terrore per "L'uomo che cammina" è ormai troppo radicato in lui, come in tutti quelli che si sono ritrovati tra le sue grinfie e per questa ragione non avrà redenzione.
L'ombra dello scorpione insegna molto sull'animo umano e sono convinta che se lo rileggessi scoverei altri particolari e nuovi spunti di riflessione. Questo è un romanzo che non va letto con leggerezza, a mio parere va capito e studiato a fondo. La mancanza di elettricità e di tutte quelle comodità a cui siamo abituati, senza contare il fatto di essere pochi, pochissimi, cambia il nostro modo di vedere le cose, modifica le nostre priorità e forse la nostra stessa natura.
Stuart alla fine del libro chiede se l'umanità possa davvero imparare dai propri errori. Stephen King risponde con la voce di Fran: -Non lo so-.
GIUDIZIO COMPLESSIVO:
=CAPOLAVORO
Articolo originale di scritto da Eilan Moon Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.