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Recensione - "L'ultimo respiro" di Luigi Martinuzzi

Creato il 30 settembre 2014 da Diegothriller
Recensione a cura di Alessandra Sorvillo
"L'ultimo respiro" di Luigi Martinuzzi è il nuovo thriller autopubblicato dall'autore recensito oggi da ThrillerPages. Clicca e leggi trama e note sull'autore. Acquista l'ebook Una lista di omicidi, un unico modus operandi e sin troppi sospettati: queste le linee guida sì del genere giallo nella sua totalità, ma nella fattispecie anche del breve romanzo L’ultimo respiro, recente autopubblicazione di Luigi Martinuzzi. Come nel più tipico dei canovacci noir, protagonista della vicenda è un detective – John Bay, visceralmente attaccato all’amico e collega Simon Lower - incapace di distaccarsi da un passato difficile e costantemente in bilico tra la lucidità indispensabile per la risoluzione del caso e un coinvolgimento personale ai limiti dell’ortodossia, il quale culminerà infine nello sgomento della scoperta dell’assassino. 
Vero punto di forza del romanzo, più che la trama non eccessivamente originale, è l’opportunità che l’autore concede al lettore di penetrare negli anfratti della mente omicida, anteponendo i pensieri dell’assassino alla descrizione effettiva delle sue azioni efferate; procedimento questo non inedito ma sempre d’effetto. Difatti, nel momento in cui tra gli sguardi e le parole delle vittime si confondono quelli del carnefice, il risultato è un livellamento di punti di vista in grado di stimolare l’immedesimazione tanto in colui che è assassinato quanto in colui che assassina; parificazione che finisce ovviamente per stravolgere la consueta nitidezza attraverso cui sono percepiti i confini tra bene e male.  Lo stesso movente che guida il killer è tutt’altro che utilitaristico, piuttosto risponde all’esigenza – per quanto distorta che sia – di recare aiuto a chi ritenuto in difficoltà, dunque di porre fine ad una o più vite angustiate dalle sofferenza con una morte rapida: da questo punto di vista, la sequela di omicidi non può più necessariamente interpretarsi semplicemente come l’operato di un folle in preda alla rabbia, al rancore o al più comune desiderio di vendetta, ma come il frutto di quella che potremmo definire un’altrettanto folle misericordia verso il genere umano. John Bay, in definitiva, non è sulle tracce di un omicida qualsiasi, ma su quelle di un uomo nelle vesti di un deus ex machina invadente e spietato, deciso a costruirsi una seconda personalità che non sia più comparsa nelle vite altrui, ma autore e attore principale, presenza mefitica che non è più possibile ignorare.

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