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Ancora un libro di Nicola Bibolotti sullo sfondo di Viareggio, ma potrebbe essere ambientato ovunque: Milano, Napoli, Messina, in una qualunque città dell'Italia alle prese con la crisi, la disoccupazione e i continui rincari che a volte rendono difficile anche mettere insieme un pasto decente.
Dimitri è un operaio disoccupato, vittima del difficile momento che il Paese sta attraversando, con moglie e figlia. Si arrangia come può, trascorre ore in coda nelle agenzie interinali in cerca di lavoro, la moglie raggranella qualche soldo lavorando "a servizio", ma non è sufficiente, il sorriso via via scompare dal suo viso, lo spettro delle bollette, del mutuo, è sempre lì in agguato. La strada del nostro uomo incrocia quella di Antonio e Sonia, una coppia di anziani coniugi costretti a trasferirsi in un ospizio, e quella di Andrea detto "il Conte", vedovo e coinquilino.
Poi c'è il suo amico Davide con un unico sogno: andare a vivere in Brasile.
Le vite di queste persone s'intrecciano per uno strano scherzo del destino e Dimitri si ritroverà davanti a una scelta non certo semplice: all'uomo si presenta l'occasione di guadagnare soldi facili, eppure non è disponibile alla guerra tra poveri e disperati, ed è a quel punto che entrano in ballo solidarietà e ingegno.
Gli anziani coniugi e il Conte maturano la decisione di compiere l'ultimo viaggio, Dimitri dovrebbe essere il novello Caronte, ma non così infernale, bensì un traghettatore compiacente e cavalleresco. Sonia esprime il desiderio di lanciarsi da un aereo sul mare alla stregua di un gabbiano e magari reincarnarsi in uno di essi. Antonio e Andrea sono ben felici di assecondarla, l'idea e bellissima e già immaginano di volteggiare liberi sul mare.
I personaggi sono tratteggiati in maniera mirabile, le immagini che evoca Bibolotti sono poetiche senza cadere nel melenso, c'è dignità e voglia di vivere, anzi, di rivivere, affrancati da vincoli.
In fondo Antonio ha lavorato tutta una vita, ha servito il Paese, ha anche sventato una rapina e ricevuto una medaglia, meriterebbe una vecchiaia tranquilla e serena da trascorrere insieme alla sua compagna.
Sonia, dal canto suo, conserva ancora intatto il candore della gioventù, suo marito è il suo punto di riferimento, con lui è vissuta, con lui vuole morire, anzi rinascere.
Il loro nuovo amico, Andrea, invece è rimasto vedovo, la sua vita non ha più senso.
Quando Dimitri viene contattato per accompagnarli in questo viaggio, è tentato, il suo matrimonio è in crisi (cita) "il tempo dei baci e delle carezze se n'era andato col suo licenziamento, con il sopraggiungere delle bollette che difficilmente sarebbero state onorate", non sa cosa fare. Saprà trovare la soluzione migliore?
L'atmosfera assorbe completamente, forse perché ci tocca tutti da vicino, con lo stile dell'autore che non lascia spazio alla retorica o all'immaginazione: incide con un linguaggio semplice ma efficace fino a toccare nervi scoperti. Prende allo stomaco da subito, con Antonio e Sonia costretti ad abbandonare la loro casa, ma lo fanno con estrema dignità, soli in una società sempre più consumistica. Se ne vanno senza rumore, in punta di piedi, ognuno forte della presenza e dell'amore dell'altro. Andrea invece non è stato così fortunato, ma le tre anime si uniranno per un estremo atto, anime anacronistiche ma pregne di umanità.
Esattamente come dice alla fine l'autore: "Quando una persona sogna da sola è solo un sogno, quando si sogna in due incomincia la realtà."
Non è da tutti coniugare in modo armonioso miseria e poesia, prevaricazione e dignità, legherei i nostri uomini politici sulle sedie e li costringerei a leggere questo libro, una, due e anche tre volte, perché prendano coscienza. Questa storia è senz'altro inventata, ma ce ne saranno tante altre simili che purtroppo sono vere, da qui l'"L'undicesimo comandamento": la solidarietà umana.
Vorrei chiudere citando ancora una frase che da il senso della sproporzione nella quale ci troviamo in questo preciso momento storico: "Per uno che si arricchisce in maniera esponenziale, cento devono solo sopravvivere o fare quasi la fame. Cento pagnotte amare che creano e mantengono in vita un piccolo banchetto principesco."
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