Dentro
certe storie è importante entrare in punta di piedi.
Titolo:
La cacciatrice di bugie
Autrice:
Alessandra Monasta
Editore:
Longanesi
Prezzo:
€ 14,90
Numero
di pagine: 328
Sinossi:
"Tu
sei incredibilmente empatica": è la frase che la protagonista
si sente ripetere fin da quando è bambina, a scuola come a casa. Per
lei, all'inizio, è complicato capire in cosa consista veramente
questa qualità. Di certo sa solo che è un talento e, forse, anche
una condanna. Quando, anni dopo, il suo dono viene notato da un
importante magistrato, per lei si aprono inattese porte
professionali... e personali. Perché quel suo talento va ben oltre
l'empatia: lei ha un orecchio assoluto per la verità, e soprattutto
per la menzogna. Capisce, intuitivamente, tutto ciò che si cela
dietro i racconti e dentro i silenzi delle persone. Diventa perito
fonico forense, addestrandosi e affinando quel talento naturale, e
nel giro di poco tempo si ritrova a lavorare sulle intercettazioni
dei casi di cronaca più sconvolgenti, quelli sulla bocca di tutti,
quelli che finiscono su giornali e telegiornali... Ma viverli
dall'interno è una cosa diversa: tanto entusiasmante a livello
professionale quanto capace di mettere a dura prova la sua resistenza
emotiva. Per svolgere un lavoro così delicato, deve imparare ad
ascoltare analiticamente le voci, a identificarle e a distinguere in
chi parla i momenti di lucidità da quelli di autentica follia. È
una cacciatrice di bugie, sì... Ma a quale prezzo? Diventa sempre
più complicato conciliare il piano professionale con quello
personale. È sempre più arduo "uscire" dalle storie dopo
ore e ore di ascolto delle intercettazioni...
La recensione
Una
matita spezzata in due, un blocco d'appunti e gli immancabili post-it
gialli tutti intorno, macchie d'inchiostro e rimasugli di caffè, un
paio di cuffie e un registratore per ascoltare – come nel
capolavoro del cinema tedesco – le vite degli
altri. Ma anche un elegante anello di fidanzamento, occhiali da vista
alla moda e un po' di confusione per dire che la vanità – insieme
al disordine più studiato – è donna. Quanti, davanti a questa
scrivania a soqquadro, hanno pensato ai tavoli autoptici con i morti,
i cioccolatini, i piccoli indizi e i rossetti d'emergenza di Alessia
Gazzola? In quanti, leggendo che di un esordio si trattava e che Alessia e Alessandra Monasta hanno in comune un'interessante
professione data in eredità alle loro protagoniste, si sono domandati se La cacciatrice di bugie fosse
greve o leggero, un giallo anche un po' rosa o, al contrario, un
poliziesco in piena regola? Curioso per via di una trama che mi diceva una
cosa e una copertina che me ne diceva un'altra ancora, mi sono
avvicinato quasi per caso a una storia che mi sono divertito a inquadrare man mano. Dubbioso sui toni, incerto sulle
intenzioni. Prima ancora di scoprire Alessandra Monasta scrittrice –
e lei, perito fonico forense, ha una prosa sobria e precisa, con
qualche guizzo personalissimo qui e lì -, poche pagine appena per
notare come La cacciatrice di bugie fosse
totalmente diverso da quel che avevo – avevamo - immaginato. La
copertina trarrà molti in inganno, prendendo in contropiede chi cerca
un nuovo chick lit a tinte gialle, anche se – per le storie di
Alessandra – non potrei davvero immaginare qualcosa di alternativo.
Si parla, infatti, di intercettazioni, relazioni sentimentali e
diecimila caffè. Indispensabile, allora, il materiale d'ufficio,
sprazzi di quotidiano, i sottobicchieri che mancano e le scrivanie
ingombre: i casi giudiziari – come gli amori – vanno e vengono e
la capacità di leggere nelle voci altrui incertezze e verità si
rivela esecrabile difetto e somma virtù. Quale uomo potrebbe
liberamente lasciarsi andare davanti a una come Alessandra, donna che
ti legge come un libro aperto?
Quale procuratore, tuttavia,
commetterebbe l'errore grossolano di lasciarsela sfuggire, se – con pazienza e
professionalità – è nota per consacrare giorni e notti al suo lavoro? Più che un romanzo, l'ultimo libro Longanesi sembra una biografia: il diario di una professione di cui ci
interessa sapere di più. L'autrice, sin dall'inizio, non fa nomi:
lecito pensare che sia la stessa Alessadra a raccontare; a
raccontarsi. La narrazione prende avvio in medias res: una chiamata
urgente e la protagonista – quarantacinquenne dalla lunga carriera
e con una sezione dell'armadio piena di completi neri perché, in un
mondo al maschile, deve fare i patti con la sua avvenenza – si
prepara a fornire la sua consulenza per l'ennesimo caso di cronaca,
in una suggestiva Firenze criminale. Un salto indietro e, dal prologo
ambientato lo scorso anno, si passa agli anni novanta: momento assai difficile per iniziare una carriera come perito fonico, con la
Toscana sotto assedio – fin lì, infatti, si sono allungati i tentacoli del terrorismo, senza
dimenticare lo spaventoso modus operandi del Mostro che che ogni
innamorato del tempo temeva. Procedendo in avanti, conciliare incarichi e
privato si fa impossibile – ma Alessandra è una donna che ama le
missioni impossibili, vedrete – e, ogni tanto, in vacanze a Stromboli
durante le quali staccare la spina, ci si rivede con gli amici
d'infanzia e si parla dei nipoti che crescono, dei genitori che si
ammalano, di ciò che va via e poi ritorna, secondo le regole del Karma.
In un piccolo e personale memoir sull'Italia, tra
artificio e spassionata verità, si parla di abuso di potere, isolati
casi di razzismo, stalking, stupro, mentre la cronaca nera fa
prepotentemente capolino – di grande impatto, ad esempio, la
rievocazione del delitto di Erba o della strage dei Georgofili – le
delusioni amorose si sommano ai trionfi professionali. Racconti polizieschi di
lunghezza variabile che spiccano perché visti da una prospettiva
inconsueta; slegati, se non fosse l'esperienza di Alessandra –
personaggio e scrittrice – a farvi da particolare cornice. I difetti: l'attesa
ingiustificata che, sul finale, questa struttura ad incastro genera;
il fatto che – raggiunta la verità – i destini dei colpevoli
restino in bilico. La cacciatrice di bugie è
un orginale poliziesco ad episodi, se proprio tocca dare definizioni,
che si legge come buona narrativa, velocemente e con interesse, pur
sfuggendo ai generi. Una narrazione intrigante e disordinata per
precisa volontà, con un personaggio decisamente affascinante. Ho pensato a
The Mentalist, che
legge nei volti; al Will Graham di Hannibal
che, dotato di forte empatia, immagina di vestire i panni
dell'assassino per arginare i continui fiumi di sangue. Consulenti delle forze
dell'ordine dalle doti straordinarie – questa volta, accurata e
intelligente l'attenzione ai sali e scendi delle voci, ai timbri, ai
colori degli accenti – attorno ai quali potrebbe ruotare un'intera
produzione televisiva. E io una serie su Alessandra – proprio come sulla mitica
Alice Allevi, prossimamente su Rai Uno con il sorriso della bella
Alessandra Mastronardi – la seguirei come un fedelissimo, ad
oltranza.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Denmark + Winter – Enjoy The Silence
(Depeche Mode)