Cosa ne penso: “La chiave d’oro” è una raccolta di racconti brevi scritti dall’autore inglese George MacDonald. Più di racconti però è meglio parlare di “favole”, racconti fantastici, genere che ha reso famoso l’autore in tutto il mondo. Il libro raccoglie 4 favole:“La principessa leggera”, “Il cuore del gigante”, “La chiave d’oro” e “Nel paese delle fate”. A primo impatto le storie posso sembrare indirizzate a un pubblico molto giovane, però in realtà dietro l’aspetto semplice e favolistico si racchiude spesso un simbolismo profondo sicuramente non comprensibile da un pubblico molto giovane. Leggendo avevo qualche sentore della presenza di questo simbolismo e ho avuto la conferma cercando su internet una biografia dell’autore, nato in Inghilterranel 1824. Personalmente ho trovato le atmosfere delle singole favole diverse tra di loro, ma ognuna che racchiudeva un alone magico, mistico oserei dire. Ti sentivi trasportato nel racconto e all’improvviso ti sembrava di essere li, con i personaggi. Mi sembrava di esser tornata bambina, perché i racconti sono scritti magistralmente come quelle favole che la nonna raccontava prima di dormire, favole che si tramandavano oralmente da generazioni. E George MacDonald ha saputo ricreare quelle atmosfere favolistiche arcaiche. In particolare, di tutti i racconti, uno mi è particolarmente piaciuto, ovvero “La principessa leggera”. In questa storia si narrano le avventure di una giovanissima principessa che, a causa di una maledizione, è stata privata della forza di gravità quindi “galleggia” nell’aria, con l’impossibilità di vivere con i piedi per terra come tutti gli uomini. Ma la leggerezza che l’ha colpita non è solo fisica ma è anche mentale: questo la porta a non prendere nulla sul serio, ne i rimproveri o i pericoli. Tutto la diverte e nulla la turba. Però esiste un luogo dove la principessa è uguale agli altri uomini: in acqua. Adora nuotare e in acqua l’assenza di gravità le impedisce di annegare. E sin da subito per la principessa nuotare diventerà l’unica cosa importante nella sua vita. E quando misteriosamente il lago dove si recava a nuotare inizia ad abbassarsi di livello sarà una corsa contro il tempo per salvarla: perché così come il lago moriva, così si spegneva lentamente la principessa. Una favola che per certi versi mi ha ricordato “La bella addormentata nel bosco” e forse proprio per questo l’ho apprezzata. Il simbolismo in questo racconto è abbastanza palese, però non ho la certezza che la mia interpretazione sia ò’unica. Ovviamente mi sono basata sui miei sentimenti e sulle mie percezioni. Un altro racconto che mi ha colpita è l’ultimo: “Nel Paese delle fate”. Narra le avventure di 2 ragazzi, Alice e Richard, nel Paese delle fate. Un percorso ricco di ostacoli alla scoperta di se stessi e dell’amore. Un racconto che mi ha ricordato tantissimo “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Non per niente Lewis Carroll è uno degli autori che più di altri ha subito l’influenza dello scrittore inglese, così come anche J. R. R. Tolkien. La scrittura non è mai banale e seppur con un linguaggio a primo impatto semplice è ben evidente come l’autore abbia cercato di adottare una scrittura ricercata, dove ogni parola è lì per un motivo e non scelta a caso. Questo rende il libro ancora più godibile. “La chiave d’oro” è un libro che ho adorato perché mi ha riportato indietro nel tempo, ma allo stesso tempo mi ha permesso di non “subire” la storia, di viverla e di ritrovarvi signifacti ben più profondi della semplice favola. Consiglio la lettura di questo libro anche per la cura dell’edizione. La cover presenta raffigurazioni molto belle, che mi ricordano tanto i libri di un altro tempo e l’ho trovata molto coerente con il contenuto: si tratta di favole scritte nell’800 e le raffigurazione mi danno la sensazione di un libro del XIX° secolo. Inoltre il libro presenta un’appendice utile a comprendere non solo il libro, ma anche l’autore. Uno scrittore importante per le influenze letterarie su molti autori successivi, ma ad oggi ancora sconosciuto. 4 stelline e 1/2!
«Io scrivo non per il bambino ma per chi si sente tale, che abbia 5, 50 o 75 anni…» (George MacDonald)
Isy