Magazine Tecnologia

Recensione La Grande Scommessa

Creato il 07 gennaio 2016 da Lightman
    Recensione La Grande Scommessa

Con La grande scommessa Adam McKay ci porta sul precipizio della crisi del mercato immobiliare americano del 2007 e ci fa guardare nell'abisso, in modo inaspettatamente originale e divertente.

Recensione La Grande Scommessa Recensione La Grande Scommessa

Marco Lucio Papaleo inizia a giocherellare sulle tastiere degli home computer nei primissimi anni '80. Da allora, la crossmedialità è la sua passione e sondarne tutti i suoi aspetti è la sua missione. Adora il dialogo costruttivo, vivisezionare le opere derivate e le buone storie. E' molto network e poco social, ma è immancabilmente su Facebook e Google+.

Su cosa si basa il mercato immobiliare? La grande crisi dello stesso, avviatasi nel secondo lustro del nuovo secolo, a cosa è dovuta? Al di là di paroloni e numeri a nove cifre, è molto semplice: gran parte dei mutui erano elargiti e pagati senza garanzie, affidandosi a fondi di investimento dalle fondamenta fragilissime. E, fino al rovinoso crollo economico del 2007-2008, nessuno sembrava essersene accorto. Nessuno... o quasi. Nel 2005 un eccentrico e stralunato manager, Michael Burry, riesce a "leggere" il futuro dei dati dei mutui nel macro cosmo dei 'subprime' e, da lì, altri suoi colleghi a vario titolo avvertono qualcosa che non va nell'aria e cercano di vederci chiaro. E naturalmente, riuscire a prevedere il futuro, nel mondo della finanza, vuol dire fare una barca di soldi. Proprio mentre gli altri vanno a fondo, quando fino a cinque minuti prima ridevano. Ma è difficile trovare il lieto fine, in una storia del genere...

"It's like Chernobyl"

Recensione La Grande Scommessa

Alta finanza e crisi del mercato immobiliare (e non solo): argomenti scottanti e difficilmente digeribili per il grande pubblico quando li vede trattati in tv o li sperimenta sulla propria pelle. Al cinema, tuttavia, diventano terreno fertile, grazie a grandi registi che li rendono comprensibili e, a loro modo, appassionanti. Da Oliver Stone a Martin Scorsese abbiamo visto parecchi guru della finanza passare dalle stelle alle stalle e viceversa, e pellicole come 99 Homes ci hanno mostrato la dura realtà di chi vive (o muore) ai margini del sistema bancario e finanziario, spesso ridotto a meri giochi speculativi di pochi sulle spalle di molti. La grande scommessa ( The Big Short) parla proprio di questo, fondendo documentario e commedia in modo molto, molto originale. Parlare del mondo dell'alta finanza in modo comprensibile a tutti è difficile se non impossibile, e difatti molti film sull'argomento non insistono su termini astrusi quanto sulle parabole dei loro protagonisti. Il film di Adam McKay, invece, ha anche un chiaro intento documentativo, abilmente mascherato sotto il volto di una commedia; una commedia che rompe la quarta parete, si fa a tratti mockumentary e disseziona la normale grammatica cinematografica in tutti i suoi elementi. Il personaggio di Ryan Gosling va dentro e fuori lo schermo più del marveliano Deadpool mentre ci racconta certi punti della storia, e a volte chiama in aiuto folli siparietti esplicativi con protagonisti Margot Robbie, Anthony Bourdain o Selena Gomes, in uno strepitoso gioco di metacinematografia ricchissimo e funzionale. La storia si fa appassionante, ma non c'è celebrazione degli allibratori, anzi tanta (auto)critica da parte dei personaggi stessi, vittime delle loro remore o della loro avidità. Si tratta di una storia vera, tratta dal libro The Big Short - Il grande scoperto ( The Big Short: Inside the Doomsday Machine) di Michael Lewis, riportata su schermo scherzando su tutto -compresa l'abitudine dei biopic di romanzare alcune parti della storia per motivi di scena- ma restando serissimi sul dramma della povera gente che ha perso tutto, oltre che sul conflitto interiore di chi non è solo uno squalo della finanza ma anche una persona con intelligenza e coscienza civica.

Registrati utilizzando un Account esistente


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog