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[Recensione] La Madre (di Andres Muschietti, 2013)
Creato il 21 gennaio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CL'anno scorso, tra i vari film usciti, c'è stato La Madre di Andres Muschietti. Un film che aveva sollevato aspettative incredibili a partire dal cortometraggio del 2008 da cui è stato tratto (ne parlai qui) ma che alla fine fu definita una delle delusioni del 2013. E' stato quindi in ritardo che mi sono approcciato a questo film, attendendomi un disastro che però secondo me non è arrivato. Ora, non voglio dire che le persone a cui non è piaciuto hanno avuto torto. Perché, effettivamente, La Madre (Mama) è un film con innumerevoli difetti. Eppure io ci ho trovato spunti interessanti che me l'hanno fatto apprezzare. Prima di tutto Andres Muschietti è bravo. Nel senso più comune del termine: ha ottime intuizioni, sa muovere la MDP, non si limita alla pura tecnica. Quindi quando Del Toro (nelle vesti di produttore) vide il corto e se ne innamorò tanto da decidere di produrne un lungometraggio, ci vide giusto.
Si tratta di una ghost-story. Si tratta di due bambine, Victoria (Megan Charpentier) e Lily (Isabelle Nélisse), rimaste intrappolate in una baracca nel bosco in compagnia di un fantasma che loro chiamano Madre dopo quest'ultimo ha ucciso il loro padre un attimo prima che lui uccidesse le figlie. Dopo anni le due bambine vengono ritrovate e date in affido al fratello gemello del padre, Lucas (Nikolaj Coster-Waldau), e alla sua compagna Annabel (Jessica Chastain). Solo che, a quanto pare, Madre non ha intenzione di abbandonarle così facilmente.
Quindi la formula è semplice: bambine, fantasma, genitori affidatari. Più una sotto trama investigativa in cui lo psicologo Dr. Dreyfuss (Daniel Kash) fa ricerche su questa fantomatica presenza cercando di spiegare la regressione delle due bambine, tornate ad una sorta di stato animalesco durante la loro permanenza solitaria assieme al fantasma. Quindi, non si tratta di un film così semplice. Se molteplici sono le linee su cui si dipana (la storia delle due bambine e del tentativo di Annabel nell'adattarsi al proprio nuovo ruolo di madre, le ricerche del Dottor Dreyfuss e l'infelice storia di Madre), molteplici sono anche gli intenti del film stesso: quello evidente di spaventare, quello intrinseco di creare un'atmosfera tesa dal punto di vista umano, quello più palese nel finale di commuovere e fare introspezione. Ed è forse qui che Muschietti esagera, perché per spaventare ricorre ai soliti trucchetti triti e ritriti - sbalzi di volume, apparizioni spaventose - non approfondisce più di tento i personaggi principali lasciando le dinamiche che li legano al caso e forse lascia la cosa più interessante, il rapporto tra le bambine e il fantasma, al finale del film che è la parte più potente, dolce e dolorosa.
Ci sono almeno due o tre scene che fanno davvero paura. Sono quelle in cui Madre non si vede. Sono quelle in cui le bambine giocano tirando un lenzuolo e, alla fine, si scopre che non c'è nessuno di umano all'altro capo. Sono quelle in cui la presenza è nebulosa e si percepisce soltanto, si percepisce il pericolo. E qui il merito sta nel Muschietti sceneggiatore. L'atmosfera di certi momenti, aiutata dalle musiche di Fernando Velázquez, è un'atmosfera cupa, triste, tesa. Poi però si cade nei cliché e non si capisce bene perché, quasi il regista abbia avuto paura di osare. Peccato perché quando si tratta di colpire nel profondo ci riesce benissimo. Io, ad esempio, ho amato il finale. A molti non sarà piaciuto ma io l'ho amato. Perché nel finale è emerso tutto quel che di buono c'era ed era stato messo in secondo piano in nome di una paura telecomandata. Ecco, io sono stato rapito da tutti questi piccoli pregi. Errore mio? Probabile. Ma è strano che riesca a guardare ad un horror sufficiente e non esaltante in maniera così poco critica: un motivo ci sarà!
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