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Recensione: LA MEMORIA DEI FIORI - Il diario di Rywka Lipszyc

Creato il 16 febbraio 2015 da Tuttosuilibri @irenepecikar
Recensione: LA MEMORIA DEI FIORI - Il diario di Rywka LipszycTitolo: La memoria dei fiori
Autrice: Rywka Lipszyc
Pagine: 196 pp.
Editore: Garzanti
Trama: È l'aprile del 1944, l'ultima neve del lungo inverno polacco attanaglia ancora le vie del ghetto di Lódz: i fiocchi candidi scendono sulle nere e informi divise degli operai ebrei che lavorano per i nazisti. Ma c'è un fragile fiore che, in questo paesaggio desolato, con tutta la forza cerca di sbocciare. Rywka Lipszyc ha solo quattordici anni. Ogni giorno deve farsi strada tra le recinzioni di filo spinato, incalzata dalle armi dei soldati e dagli ululati laceranti dei cani. Dopo la morte dei genitori, è lei a prendersi cura della sorellina Cipka. La sua città, la casa che tanto amava, gli amici di scuola, sono ormai un pallido ricordo; al loro posto ci sono il lavoro, il freddo, la fame, gli orrori del ghetto e della segregazione. In mano Rywka stringe l'unica cosa che è rimasta veramente sua: il suo diario, l'unica illusione di speranza e di salvezza da un nemico che, semplicemente, vuole che il suo popolo smetta di esistere. In queste commoventi pagine prende vita il ritratto di una bambina costretta ad affrontare l'impossibile compito di diventare donna in un mondo dominato dalla violenza e dall'ingiustizia. Ma Rywka deve resistere. Per sé, per la sua famiglia, per le tante persone che, a rischio della loro stessa vita, ogni giorno le offrono aiuto. E l'unico modo per resistere è non smettere di sognare: la libertà per sé e per Cipka, una casa, un piccolo studio avvolto dall'ombra della sera, una penna, qualche foglio bianco per coltivare la sua più grande passione, la scrittura.
Recensione a cura di Stefania Scarano:
Il tema dell'Olocausto mi è molto caro per cui, mi sembrava opportuno leggere questo libro proprio in questo periodo, dopo aver da poco ricordato i 70 anni passati dalla chiusura di Auschwitz.
Si tratta, ovviamente, di un' ulteriore punto di vista di chi ha vissuto quel periodo storico e le sofferenze imposte in primis dalla politica di antisemitismo.
L'introduzione è un po' lunga e quasi smorza l'entusiasmo per la lettura ma, di fatto, il diario è breve e certe note introduttive aiutano a capire il contesto della protagonista.
Chi è Rywka quindi? E' una ragazzina grintosa che, nonostante abbia perso prima i genitori, poi gli zii e i fratelli, resiste con la sorella minore e tre cugine maggiori nella lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Rywka non viene deportata subito perché viene impiegata tramite conoscenti, lavora per molte ore al giorno in un laboratorio tessile per poter provvedere almeno in parte a sé e alla sorellina Cipka, sebbene la fame sia un pensiero ricorrente. 
Rywka è un'adolescente e pertanto in lei si agitano i tumulti tipici di quell'età, è spesso in disaccordo con le cugine ma, trova un'amica che finalmente sembra capirla e prova per lei un affetto quasi amoroso.
Rywka è una fervente giovane ebrea che trova forza e rifugio in Dio, nonostante le avversità si appassiona alla religione e ai dibattiti delle ragazze più grandi, guidate da una giovane insegnante. Si sente impotente di fronte a quanto le capita di vedere e la vita nel ghetto, dopo anni, la annienta.
Il diario si interrompe nella primavera del 1944 e si sa che Rywka verrà deportata ad agosto con il resto della famiglia. Cosa le è successo dopo?
Ricerche condotte da diversi studiosi e membri della comunità ebraica sono riuscite a ricostruire il contesto nel ghetto di Lodz prima e i primi spostamenti di Rywka e le sue cugine dopo la deportazione. Ad un certo punto, però, le tracce di Rywka si perdono, non risulta tra i deceduti e quindi non si può che sperare che sia sopravvissuta.
Ancora un libro per non dimenticare e magari per sperare ancora. Le ultime parole lasciateci dalla giovane Rywka, infatti, sono di speranza, anche solo perché la primavera era finalmente giunta dopo il gelo e la neve.

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