Trama:
Venezia, prima metà del Settecento. Tra i vicoli e le calli di una città in cui tutto sembra possibile, anche il destino apparentemente segnato di Aurora Zanon può cambiare in un istante: le sue mani lunghe e affusolate, costrette a ricamare notte e giorno per sostenere l'economia della famiglia, si rivelano custodi di un talento artistico eccezionale. E solo questione di tempo e Aurora, sotto la guida del suo insegnante, l'abate Luigi Fanelli, diviene la più celebre e ricercata pittrice della laguna. Ma dietro l'aura di un successo inaspettato, Aurora vive l'umiliazione di una donna sola, ignorata dalla madre che ne sfrutta i guadagni, oltraggiata dall'invidia e dal desiderio del suo maestro. Il solo sognare l'amore, quello vero, diventa un gesto di coraggio che sfida le regole e i pettegolezzi del bel mondo. Nei salotti della Serenissima, infatti, non c'è uomo più chiacchierato di quello che ha fatto presa nel cuore di Aurora: Edward Marvell, bellissimo lord inglese di passaggio a Venezia per il "grand tour". Proprio quando la felicità sembra a portata di mano, un groviglio di sospetti, rimorsi e incomprensioni costringerà Aurora ad abbandonare ogni cosa per iniziare una lunga peregrinazione tra le corti di mezza Europa, onorando il suo talento e lottando per affermare la propria indipendenza di donna e di artista.
Silvia Mazzola, storica dell'arte qui al suo primo romanzo, si dimostra una narratrice finissima e matura, affrescando il ritratto vivo dei colori e profumi di un mondo affascinante e spregiudicato come pochi, sospeso fra convenzioni ferree e sensuali tentazioni, consegnandoci un personaggio che ha in sé tutta la modernità e i tormenti delle grandi eroine della letteratura romantica.
L'autrice:
Silvia Mazzola, nata a Milano ma inglese d’adozione, vive a Londra da oltre venti anni con il marito e le due figlie. Storica dell’arte specializzata sul XVIII secolo, è coautrice di una guida su Roma. Con Mursia ha pubblicato La lingua nel piatto, Londra e Contorni, Mangiamore, sulla cucina e sulla cultura inglese. La miniaturista è il suo primo romanzo.
Recensione:
Ecco un bel romanzo. Uno che vale la pena di sfogliare, farsi convincere, comprare, sedersi in poltrona e leggere poco alla volta, per farlo durare il più a lungo possibile. Mi sono fatta accompagnare da Aurora per un po’ di giorni (sempre troppo pochi dato il mio sostenuto ritmo di lettura) e, nonostante la storia non fosse delle più felici, mi ha fatto piacere starle accanto per le strade di Venezia, Parigi... e non dirò altro!La miniaturista è ambientato a Venezia nella prima metà del ‘700. Non possiamo definirlo propriamente romanzo storico, in quanto si fa ben poco riferimento agli eventi storici di quel periodo, ma può essere inquadrato comunque in quel genere quanto ad ambientazione, stile di vita, personaggi e descrizioni. Il romanzo si apre con uno sguardo su quello che sarà il finale o quasi: una protagonista che si vede costretta a tornare in patria, a Venezia, a causa della morte della madre. Subito dopo, un tuffo indietro di una quindicina d’anni ci porterà a scoprire come si era arrivati all’allontanamento da casa di Aurora Zanon. Aurora è una ragazza debole e insicura. Tutto ciò che fa ha il solo scopo di soddisfare il padre, accontentare la madre, non recare fastidio a nessuno della famiglia. La sua arte e le sue decisioni in merito ad essa sono dettate esclusivamente dalla volontà di essere d’aiuto nell’economia familiare. La famiglia Zanon fa parte di quella popolazione che, anche se all’apparenza si mostra come rappresentante dell’aristocrazia, in realtà ha bisogno di lavorare per vivere, e soprattutto per riuscire a tenere un tenore di vita per niente modesto. Aurora è la maggiore delle tre sorelle, colei che porta tutto il peso sulle spalle, colei che accetta il sacrificio per un bene maggiore. Il suo personaggio è così triste e sfortunato nella prima parte della storia, che sembra quasi di avere a che fare con un personaggio dickensiano, un personaggio vittima della società del momento. Quando però la donna incontra l’amore, o la possibilità dell’amore, la situazione cambia. Aurora inizierà a diventare artefice della propria vita, a non lasciarsi più guidare dagli altri, anche se ciò non le darà un’immediata felicità. La storia coinvolge il lettore, anzi le lettrici perché credo sia un romanzo più femminile, nella storia e fa provare sensazioni diverse di volta in volta. Mai mi sono ritrovata a condividere le scelte della protagonista, a comprenderle o a giustificarle. Le ho considerate assurde dalla prima all’ultima e mi son detta che forse nel ‘700 si era tutti così. Chissà. Eppure non l’ho odiata, anzi. Ho tifato per lei e sperato tanto che l’autrice ci regalasse, a noi e ad Aurora, un happy ending… perché non avrei retto a un’ennesima sfortuna, o peggio ancora a un finale aperto. Sono stata soddisfatta. E ora ne consiglio la lettura a chi vorrà!
Valutazione: 4 stelline