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Recensione "La saga di Amon: l'evocatore" di Paola Boni

Da Valentinabellettini

Recensione "La saga di Amon: l'evocatore" di Paola Boni (Casini Editore)


Crudeltà? No, grazie
In una Parigi urban fantasy si consuma l'eterna lotta tra bene e male, ossia tra Druidi, uomini della foresta che praticano l'antica magia, ed Evocatori, individui capaci di evocare demoni in cambio di qualche goccia di sangue, che praticano quindi una sorta di magia nera, proibita.
Il protagonista della saga di Amon fa parte di quest'ultima categoria: Daniel non è ancora del tutto schierato dalla parte del male, ma dato che essere un evocatore è nella sua innegabile natura, desidera risalire alle proprie origini compiendo il cammino del Sentiero attraverso cinque templi sparsi per il mondo, in più deve risolvere il mistero legato alla morte del padre.Ebbene, la trama è questa, tratta di un viaggio verso la consapevolezza di sé, verso la maturità del protagonista, e non come indurrebbe la presentazione pensare (mi riferisco alla frase in copertina e al book trailer), un romanzo horror all'insegna della crudeltà più spietata. Al contrario delle aspettative, infatti, l'atmosfera è tutt'altro che tesa, inoltre ci sono parecchi punti in cui la lettura è pesante, poco coinvolgente se non per qualche scena d'azione qua e là; l'unico momento in cui si rientra un po' verso il genere horror è sul finale, nel Tempio della Parola.Dicevamo, un viaggio verso la maturità del protagonista, tuttavia ho trovato esasperante come ci viene presentato Daniel, perché è fin troppo sensibile, una "mammoletta", per non parlare delle sue tante, troppe paranoie.
A compensare la sua debolezza c'è Baal, demone femminile che Daniel evocò per sbaglio quando aveva sei anni (la sua prima evocazione); Baal è da allora accanto al protagonista, in attesa che le sue capacità di Evocatore crescano e possa quindi essere evocata interamente per riacquistare a pieno i suoi reali poteri. Nel frattempo subisce passivamente ordini e derisioni (da parte di Daniel e dal resto della compagnia), replicando solamente a suon di parole, e se spesso le sue battutine la rendono simpatica, altrettanto frequentemente il romanzo tiene a precisare quale sia la sua vera natura, lasciando intendere che la demone nasconda qualcosa, che zitta zitta stia tramando, forse preparando la sua vendetta.
Non si può dire che sia altrettanto intrigante la figura di Claire, soprattutto perché lo sviluppo del suo ruolo avviene frettolosamente e senza giustificazioni, diventando così poco credibile: nel giro di qualche pagina, Claire, studentessa un po' naif, ignara la realtà parallela e cosa sia Daniel veramente, viene messa al corrente di tutto (senza esitazioni, neanche fosse un segreto di poco conto), non s'impressiona nemmeno quando vede lo stesso Daniel uccidere qualcuno davanti ai suoi occhi, e decide anzi di seguire il ragazzo; ma la cosa più sorprendente è che Claire diventa una potente maga in un baleno, con un minimo d'addestramento, motivando semplicemente con un "perché era portata".
A completare l'improvvisata compagnia, Gael Real, custode della biblioteca che racchiude preziosi tomi in merito alla fantastica vicenda, e che dovrebbe incarnare il classico "vecchio saggio", invece si fida subito di Daniel peccando anche lui d'ingenuità.A parte nemici quali demoni di vario genere e alcuni individui mossi dai propri interessi, Daniel si scontra anche con il rappresentante dello schieramento opposto agli Evocatori, ossia il Druido Connor e il suo fidato compagno lupo; mi sono subito sentita propensa verso di lui, specie per il legame che ha con il lupo, tuttavia il personaggio non è stato sviluppato come speravo, finendo col vestire un ruolo marginale, addirittura "di troppo".Purtroppo il contenuto del libro non regge la cura maniacale dell'estetica: bella la copertina nonché le meravigliose e minuziose illustrazioni di Sara Forlenza, inoltre non so se è stato perché ho acquistato dall'editore il pacchetto dei primi due libri della saga ("L'evocatore" e "La fine del sentiero"), ma ho ricevuto anche la piacevolissima sorpresa di alcuni gadget, tra cui una spilla e una sorta di booklet illustrato a colori con pagine patinate.
Una scelta che invece non condivido è l'assenza della numerazione delle pagine.Ho comunque trovato soddisfacente il racconto "L'infanzia di Gael", chicca dell'edizione che ho letto ("Ultimate edition", versione che se non sbaglio vede delle migliorie anche in fatto di editing) e che mi fa sperare che il seguito sia di pari, o magari superiore, livello. Staremo a vedere.


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