Regia: Carlo Mazzacurati
Cast: Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Natalino Balasso
Durata: 90 min.
Distribuzione: 01 Distribution
Che cos’hanno in comune un prete, un’estetista e un tatuatore? Apparentemente niente. Sono tre personaggi che eseguono dei lavori distanti e differenti gli uni dagli altri. Eppure qualcosa li lega in maniera a dir poco lampante che, senza dubbio, li porterà a vivere un’avventura affascinante e allo stesso tempo bizzarra, diversa da quelle che ci hanno abituato i soliti film americani. La storia narra di due personaggi, Dino e Bruna, i quali a causa di seri problemi economici dovuti dalla crisi, sono costretti a indebitarsi. L’estetista, pur di guadagnare qualcosa per tirare avanti, lavora anche presso il carcere femminile, dove inaspettatamente riceve da una detenuta sul punto di morte una confessione riguardante un tesoro nascosto in una sedia. Saputa la destinazione dalla carcerata, Bruna è decisa a tutti i costi a trovare il patrimonio nascosto, ma tra le varie difficoltà durante il suo cammino decide di chiedere aiuto al tatuatore Dino, il quale la seguirà in un viaggio pieno di insidie, a cominciare da Padre Weiner (Giuseppe Battiston), anche lui informato dell’enorme capitale in palio.
Se ancora non avete capito, questo è Carlo Mazzacurati; è il suo mondo, semplice ma pieno di sfumature. La sedia della felicità non è altro che la rappresentazione del suo modo di vivere. Nel corso della storia, con protagonisti Valerio Mastandrea e Isabella Ragonese, il pubblico viene immerso completamente in un paesaggio idilliaco, stereotipato come quello del Veneto. Lo stereotipo non è solo identificato nell’ambiente circostante, ma anche nei vari personaggi che si scambiano all’interno della narrazione: dal tipico buzzurro senza scrupoli, pronto a tutto pur di racimolare qualche soldo (interpretato da Natalino Balasso) ai teneri e rudi montagnoli delle Dolomiti. In tutto ciò Mazzacurati sa di toccare dei punti dolenti della società veneta, ma il suo stile leggero e spensierato, molto simile al cinema di Wes Anderson fatto di disegni e immagini folcloristiche, riesce a focalizzare al meglio la vera realtà del contesto in cui ha sempre vissuto. Con la giusta lente sottolinea la doppia natura del Veneto odierno, valorizzando i punti di forza e non tralasciando tuttavia i seri problemi culturali di un popolo ancora focalizzato sulla paura del diverso. Un riferimento che risulta evidente allo spettatore è quello al cinema western di Sergio Leone, rappresentato dalle musiche, dalle leggende più disparate, dalle inquadrature (il piano americano) e soprattutto da alcune citazioni nei confronti del film Il Buono Il Brutto Il Cattivo, come ad esempio la scena all’interno del cimitero, che diviene il punto di incontro dei tre protagonisti. I due personaggi principali hanno inoltre una particolarità davvero interessante. Entrambi hanno una vita apparentemente normale, anche se con qualche sfortuna nel lavoro e in amore. Tuttavia quest’avventura porterà degli sviluppi importanti nella loro esistenza, cambiandola radicalmente.
La sedia della felicità è sicuramente un bellissimo regalo del grande maestro padovano, che si spera tutti possano coglierla al meglio in tutta la sua bellezza.
Voto: 4 su 5
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Il Trailer del film