Magazine Cultura

Recensione: "La storia di una bottega" di Amy Levy

Creato il 17 luglio 2013 da Arianna E Arimi @Arianna1989


Casa Editrice: Jo MarchCollana:AtlantidePagine: 224Prezzo: 12,00 €ISBN:978-8890607677
Trama:Nella Londra di fine Ottocento, le giovani sorelle Lorimer perdono improvvisamente il padre e finiscono sul lastrico. Rifiutandosi di accettare un destino che le vedrebbe divise tra i vari familiari che si sono offerti di dar loro ospitalità e protezione, scelgono di restare insieme e di sopravvivere con le proprie forze: fra lo sgomento generale, si trasferiscono nell'affollata e viva Baker Street, nel centro di Londra, e aprono una bottega di fotografia. Lacerate dai dubbi, sballottate dai colpi della fortuna, eppure appassionate e tenaci, Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny cercano di resistere alle privazioni e di conquistarsi uno spazio nella società, difendendo un'indipendenza per nulla scontata nella tarda età vittoriana. Nel 1888, Amy Levy realizza un originale e raffinato ritratto di donne emancipate e moderne, utilizzando una metafora assolutamente calzante, quella della tecnica fotografica. Come la fotografia imprime, con leggi e codici del tutto nuovi, la realtà, stravolgendo per sempre l'arte e il concetto di immagine; nella stessa misura, le quattro protagoniste rivolgono uno sguardo più genuino alla vita, incarnando una donna, al contempo idealista e concreta, che annuncia il mutamento rapido e inarrestabile della condizione femminile alle porte del ventesimo secolo.
La mia recensione:
La storia di una bottega” di Amy Levy è una piccola perla letteraria portata in Italia grazie alla casa editrice Jo March.
Una lettura davvero imperdibile per tutti gli amanti della letteratura ottocentesca.Nel romanzo vengono affrontati temi importanti, primo fra tutti l'indipendenza femminile.
Le donne cominciano a capire di poter lavorare tanto quanto gli uomini e rifiutano la vita da salotto preferendo gli affari.
Impossibile non paragonare le quattro sorelle Lorimer, protagoniste della storia di Amy Levy alle indimenticabili “Piccole donne”.
Come loro anche le ragazze Lorimer impareranno a cavarsela da sole e dalle difficoltà rinasceranno più forti che mai.
Il romanzo inizia pochi giorni dopo la morte del padre delle ragazze, in un'atmosfera triste e incolore.
Le ragazze apprendono di essere in difficoltà economica e quindi per non vivere divise tra i vari parenti e amici decidono di intraprendere una scelta anticonvenzionale per il periodo in cui vivono e molto rischiosa: aprire una bottega di fotografia.
Dopo la loro scelta vedranno le vecchie amicizie ed i parenti schierarsi a favore o contro la loro scelta ma nulla piegherà la loro volontà.
Avrà così inizio la loro avventura in Baker Strett che le condurrà verso una nuova vita.
Ho letteralmente adorato questo romanzo e ciò che mi ha colpito è stata la maestria e la cura che Amy Levy ha avuto per ogni suo personaggio.
Ogni sorella è unica nel suo essere, dalla materna e indistruttibile Gertrude alle dolci e passionali Lucy e Phillys, che rappresentano la modernità, fino ad arrivare alla maggiore e sorellastra delle altre, Fanny, che spesso nel romanzo viene definita sciocca e che in effetti è caratterizzata da una mentalità antica, chiusa.
Segue le sorelle nelle loro avventura ma vive molto male la situazione, non riesce a svolgere attività se non quelle casalinghe e per questo rimane esclusa dal resto della colorata e artistica società moderna che frequenta Baker Strett.
Ma l'autrice non lascia nulla al caso, dalle atmosfere ai personaggi secondari tutti sono ben definiti.
Un libro che pur raccontando l'inizio di un'epoca nuova non tralascia del tutto le vecchie convenzioni sociali ma è proprio questa unione del vecchio e del nuovo che rende “La storia di una bottega” un romanzo speciale, da leggere e conservare.
Sicuramente una vera gioia per i lettori più esigenti che ci mostra quanto ancora abbiamo da conoscere del nostro passato, della nostra letteratura classica che custodisce autori e autrici ancora sconosciuti ma non per questo inferiori ai più noti e che grazie alla Jo March emergono dall'oblio brillando di luce propria.
 
A presto!!


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog