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Recensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël Dicker

Creato il 03 settembre 2013 da Leo Sanguedinchiostro @sdinchiostro
Recensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël DickerTitolo: La verità sul caso Harry QuebertAutore: Joël DickerPrezzo: 19.50€Dati: 2013,779p.,rilegatoEditore: Bompiani (collana Narratori Stranieri)
Trama:Recensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël DickerEstate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Ouebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Ouebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trentanni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

L'autore:Recensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël DickerJoël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. La verità sul caso Harry Quebert è il suo secondo romanzo. Il primo, Les derniers jours de nos pères, ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010. La verità sul caso Harry Quebert ha ottenuto il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012, ed è in corso di traduzione in oltre 25 paesi.
Recensione:A cura di Loredana GasparriNoi lettori siamo sensibili al fascino delle parole scritte, su carta o su bit. Alcuni di noi cedono più facilmente al richiamo di certe combinazioni di parole piuttosto che altre. Tra quelle che attirano la mia attenzione ci sono quelle che suggeriscono l’atmosfera poliziesca e thriller, e se promettono di rivelare la verità a proposito di un intreccio particolarmente spinoso e misterioso, ancora di più. La verità sul caso Harry Quebert, tuttavia, è molto di più di un thriller o di un poliziesco. E’ un libro sul libro. E’ un libro nel libro. E’ un percorso a ostacoli. E’ un intreccio di verità. E’ un omaggio anche ad altri libri e personaggi. E’ una fusione di diversi generi, tenuti insieme da uno stile che riesce a mantenere la propria coerenza, pur tingendosi di divertente, dolce (pur talvolta sconfinando nel melenso), tragico, desolato, giornalistico. Tutto questo mentre trascina il lettore tra presente e passato, rischiando anche di sballottarlo e costringerlo a fare il punto della situazione temporale. Il libro inizia con la voce di Marcus Goldman, giovane scrittore americano, trentenne, baciato da un grandissimo successo subitaneo. In poche pagine, racconta la sua vita dorata di enfant prodigio letterario nel corso del 2006: soldi, case, viaggi, macchine lussuose, un flirt con una bellissima attrice, l’autocompiacimento di essere fermato per strada, di vedere il proprio viso ingigantito nei cartelloni pubblicitari in città, all’aeroporto. 
Era l’autunno del 2006 e nel volgere di qualche settimana il mio nome diventò il nome: la mia immagine spuntava dappertutto, in televisione, sui giornali, sulle copertine delle riviste. Il mio viso compariva su enormi cartelloni pubblicitari nelle stazioni della metropolitana. I critici più severi dei grandi quotidiani della East Coast erano tutti d’accordo: il giovane Marcus Goldman sarebbe diventato un grandissimo scrittoreIl tono della narrazione cambia sensibilmente quando Marcus inizia a rendersi conto che questa vita dorata gli impedisce di portare avanti il suo vero lavoro: scrivere un altro romanzo, ugualmente di successo. Passa il tempo, e lui non riesce a scrivere una parola. Il suo agente strepita per fargli rispettare il contratto, i genitori gli fanno pressione, soprattutto la madre (che ricorda le madri petulanti dei film francesi), il pubblico gli volta le spalle, perde soldi, e discende in breve la china. Lo abbandonano tutti. In cerca di appoggio e di consiglio, si rivolge a Harry Quebert, suo ex-docente universitario, amico fraterno, mentore, scrittore di successo planetario, osannato e coccolato da critica e lettori. In seguito a questo incontro, Marcus scopre un segreto sconvolgente: Harry Quebert, il mito, il dio della letteratura moderna, ha avuto nell’estate 1975 una relazione con una ragazzina quindicenne, Nola Kellergan, mentre soggiornava ad Aurora, New Hampshire, per scrivere il suo romanzo rivelazione, Le origini del male. Relazione finita bruscamente e tragicamente a causa della scomparsa misteriosa della ragazza, verso la fine dell’estate di quell’anno. Non fa in tempo a riprendersi da questa rivelazione dirompente, che deve subito affrontare una nuova notizia, ancora più intensa: il cadavere di Nola viene ritrovato sepolto nel giardino della villa abitata da Quebert ad Aurora in quel periodo. Da questo momento, Marcus inizia un lunghissimo cammino, avanti e indietro nel tempo, da New York al New Hampshire, per scoprire la verità, aiutare il suo antico maestro, ormai accusato di pedofilia e omicidio, e risollevare nello stesso tempo le sorti della sua carriera letteraria pericolante.  Un percorso nient’affatto facile, perché non tutti condividono lo stesso desiderio di conoscere la verità del giovane Goldman, che dovrà affrontare minacce serie alla sua vita, reticenze e ostruzionismi, nonché l’invadenza e le iniziative spericolate del suo agente letterario, concentrato esclusivamente sui modi di creare montagne di soldi da questa vicenda tragica e misteriosa. Perché ero lì? Perché si trattava di Harry. Che era probabilmente il mio migliore amico. Perché, per quanto incredibile potesse sembrare – e io stesso me ne resi conto solo in quel momento – Harry era l’amico più prezioso che avevo. Negli anni del liceo e dell’università non ero mai riuscito a instaurare rapporti di reale amicizia con nessuno dei miei coetanei, a creare quei legami che durano per sempre. Nella mia vita c’era solo Harry; e per me, stranamente, non si trattava di sapere se fosse davvero colpevole o no: la risposta non avrebbe cambiato nulla nella profonda amicizia che provavo per lui. Era una sensazione strana: forse mi sarebbe piaciuto odiarlo e sputargli in faccia come avrebbe voluto fare ogni cittadino statunitense, sarebbe stato più semplice. Ma quella faccenda non influiva in alcun modo sui sentimenti che nutrivo per lui. Mi limitavo a dirmi che, in fondo, Harry era un uomo, e tutti gli uomini hanno dei demoni. L’importante era solo capire fino a che punto quei demoni fossero tollerabili. Leggere questo libro è stato come leggere diversi libri insieme. Joël Dickert si è divertito a intrecciare e mescolare generi e tipi di personaggi diversi, con un leggero sorriso di sottofondo, pur nella tragedia. Aurora, la bella e tranquilla cittadina marittima del New Hampshire, scopre di essere teatro di passioni proibite, invidie e gelosie, pregiudizi, intolleranza e cecità. Analogamente a quanto succede a Peyton Place (I peccatori di Peyton Place) o a Pagford (Il seggio vacante). La trama poliziesca si manifesta nelle indagini sulla vita e sui movimenti di Nola Kellergan e di tutti coloro che sono stati coinvolti direttamente e indirettamente nella sua vita. Marcus s’improvvisa detective e si affianca testardamente al poliziotto reale, il sergente Perry Gahalowood, che all’inizio lo tollera a malapena e lo apostrofa con uno “scrittore” sputato dalle labbra, come se fosse un insulto vergognoso. Nonostante l’ambientazione e i nomi molto americani, si sente l’impronta francese nella lingua e nella parlata dei personaggi. In questo sergente della squadra omicidi, in particolare, ho rivisto i tratti rocciosi e la barba ispida di Jean Reno. Gahalowood gonfiò il doppio mento come se fosse sul punto di esplodere.“In nome del cielo, che cosa vuole?” latrò. “Capire.” “È un programma molto ambizioso, per uno come lei.” “Lo so.”“Lasci fare alla polizia, dia retta a me.” “Ho bisogno di informazioni, sergente. Mi piace sapere tutto, è una specie di malattia. Sono una persona molto ansiosa, ho bisogno di controllare ogni particolare.” “Bene, allora cerchi di controllare se stesso!La storia d’amore si concretizza soprattutto nella figura di Nola Kellergan, che vive in ogni pagina. I ricordi di lei e dei sentimenti ispirati nel cuore di Harry sono molto corposi, e non fanno pensare che sono trascorsi trentatré anni dai quei giorni a quelli presenti. Nola, in realtà, non va mai via, né dal cuore di Harry, né dall’attenzione del lettore. La sua presenza è quasi ingombrante, e il suo modo di vivere l’amore sembra superficiale, a prima vista. Nola non fa che ripetere di amare Harry e che senza di lui non può vivere, e che non ha senso vivere se non possono stare insieme ed amarsi. Adora ogni cosa che fa, pende dalle sue labbra: sembra l’incarnazione dell’amore romantico-stucchevole di stampo ottocentesco, dove la figura femminile sembra esprimersi soprattutto nell’eterna e totale devozione al fidanzato. Tuttavia, poiché ogni cosa di questo romanzo non è come sembra, l’autore aggiunge un paio di elementi per dare un lato meno cristallino a questa figura. Innanzitutto, l’età: Nola è una bellissima bambolina di quindici anni. Un’età di passaggio molto delicata in cui le ragazze si destreggiano tra la gioia di vivere della bambina e la sensualità della donna, dando origine a vere dee ambigue, come Lolita, in Nabokov. In almeno una occasione, Nola (un nome assonante a quello della famosissima ninfetta) dimostra di conoscere e di saper usare molto bene il proprio potere seduttivo. In secondo luogo, il rapporto della ragazza con una madre terribile. Spesso, le figure materne di Dicker non sono positive: la madre di Marcus è petulante, ricattatoria nei modi, mentre quella di Jennifer Quinn, un altro personaggio di una certa importanza, è manipolatrice e calcolatrice fino al punto di tramare per buttare la figlia tra le braccia del famoso scrittore Quebert. Louisa Kellergan è pazza. Maltratta e punisce la figlia come l’orrenda madre di Carrie nell’omonimo libro di Stephen King. E rivela in seguito, un’altra caratteristica che la rende ancora più brutale. Harry Quebert, dal canto suo, è il saggio, il maestro con la parola e il consiglio pronti, per quanto ermetici, che si è forgiato nell’esplosione dei sentimenti d’amore per una ragazza molto più giovane, nel tentativo di “fare la cosa giusta” e respingerla, e nella desolazione derivante dalla sua perdita. Tuttavia, non è riuscito a sottrarsi alla tentazione di sbagliare, di afferrare la vita e prendersi quello che desiderava, incurante delle conseguenze, e non solo in merito a Nola. Tutto questo tenendo a mente che un giorno avrebbe restituito con dolore quanto sottratto. Marcus, gli scrittori sono esseri così fragili perché possono subire due tipi di dispiaceri sentimentali, ossia il doppio rispetto alle persone normali: le pene d’amore e quelle artistiche.  Scrivere un libro è come amare qualcuno: può diventare molto doloroso.

È un romanzo che tiene agganciati fino alla fine. Talvolta strappa un sorriso, una risata, uno sbuffo di esasperazione, e fa inarcare un sopracciglio di fronte ad alcune forzature, che a prima vista possono essere bollate come “irreali”. Ma se ci fermiamo a riflettere un momento, vediamo che spesso e volentieri la realtà è più irreale della fantasia stessa.Voto:Recensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël DickerRecensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël DickerRecensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël DickerRecensione: La verità sul caso Harry Quebert - Joël Dicker

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