Magazine Fantasy
L'autore:
James Dashner è nato e cresciuto in Georgia, e ora vive nello Utah con la moglie e i quattro figli. Dopo diversi anni di lavoro nella finanza, ora è uno scrittore a tempo pieno. Oltre a Il Labirinto, romanzo d’apertura di una trilogia di successo, ha scritto la Saga di Jimmy Fincher e la trilogia The 13th Reality. La recensione di Sara: Secondo volume della trilogia The Maze Runner di James Dashner, La via di fuga rappresenta ll lato oscuro della scienza. Thomas, Newt, Frypan e Minho sono i sopravvissuti al Labirinto, i ragazzi che l’autore ha deciso di tenere in vita per questo nuovo capitolo dell’agghiacciante avventura. Ancora sconvolti per ciò che hanno dovuto subire in precedenza, si ritrovano in una specie di prigione dove nulla è quello che sembra. Non c’è nessuno a cui poter chiedere informazioni e una sola cosa è certa: non si può uscire. L’unica evasione per Thomas è comunicare telepaticamente con Teresa, la sola ragazza sopravvissuta alla strage del Labirinto. La loro comunicazione però si interrompe all’improvviso, quando Teresa non riconosce più la voce di Thomas e gli intima di sparire dalla sua testa. Eventi inquietanti si susseguono, un ragazzo compare all’improvviso in una stanza senza ricordare nulla di quello che è successo in precedenza, strani tatuaggi si insinuano sul collo dei ragazzi segregati. Ognuno di loro è ora marcato sulla pelle da un simbolo che corisponde a un ruolo ben preciso, quasi fossero protagonisti di un gioco. Qualcuno è il Leader, qualcun altro il Traditore. Tutti però sanno di appartenere alla CATTIVO, ce l’hanno scritto sulla pelle e l’inchiostro, si sa, non mente. Pian piano i ragazzi scopriranno di essere stati selezionati per un esperimento crudele. Il mondo è minacciato da una malattia chiamata Eruzione. Per istigare i giovani alla violenza e studiarne i comportamenti la CATTIVO ha inoculato in loro il germe. L’unico modo che hanno per salvarsi è camminare 100 miglia nella Zona Bruciata, terreno completamente privo di riparo, minacciato dal sole, popolato dagli infetti, essere umani tutt’altro che amichevoli. Solo chi arriva alla fine merita un premio: la cura per la malattia. È questa la terrificante avventura che i nostri protagonisti dovranno affrontare, tra mille crudeltà, la fame, la sete e la perdita dei compagni di viaggio. James Dashner si concentra soprattutto sull’aspetto psicologico dei personaggi, analizzandone i comportamenti e le reazioni. Una della figure più interessanti è sicuramente quella di Minho, apparentemente sicuro di sé, un duro che non guarda mai in faccia l’altro. Su di lui compare il tatuaggio che lo nomina Leader, marcatura che influenza irreversibilmente il suo carattere. Minho si convince fermamente di essere il capo del gruppo e non considera nemmeno per un secondo l’ipotesi dell’errore. Se ne convince a tal punto da assumersi la responsabilità delle scelte da prendere, delle strade da percorrere e anche della morte dei suoi compagni. Minho appare sempre imperturbabile ma è evidente che la sua sia una corazza, non vuole uscire dal guscio per paura di farsi male e attacca per non essere attaccato. Thomas invece sembra sempre in una sorta di trance, un ragazzo che vive in un mondo semi-ovattato in cui arriva solo una minima vibrazione del rumore che c’è fuori. La sua premura è quella di arrivare alla fine per trovare Teresa e, anche gli avvenimenti cruenti di cui spesso diventa, suo malgrado, protagonista sembrano toccarlo solo al momento. Thomas sembra non serbare memoria di quello che avviene, è come se la sua mente avesse deciso di chiudere le porte ai brutti ricordi, agli avvenimenti tristi. L’unica componente del suo arredamento cerebrale è Teresa. La trama sicuramente non è delle più originali, in più di un’occasione alcuni passaggi mi hanno ricordato molto La lunga marcia di Stephen King, sia per ambientazioni sia per avvenimenti e caratterizzazioni dei personaggi. Nonostante ciò ho apprezzato notevolmente lo stile dell’autore, semplice e scorrevole e la sua abilità nel saper dosare romanticismo e sadismo. Ottima la capacità narrativa e la bravura nel creare suspense.
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