Quanto è bello poter finalmente leggere così tanto *_*
LA VOCE INVISIBILE DEL VENTO
Garzanti | 361 pp. | €9,90 Spagna, località di Las Marinas. La luce si è ritirata verso qualche luogo nel cielo. Il buio della notte avvolge le viuzze del paese e il mare è nero come la pece. Julia ha perso la strada di casa: è circondata dal silenzio e sente solo la voce del vento che soffia dal mare, e profuma di sale e di fiori. Non ricorda cosa sia successo: era uscita a prendere il latte per suo figlio, ma sulla strada del ritorno all'improvviso si è ritrovata in macchina senza soldi, documenti e cellulare. In pochi minuti quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in un incubo. Per le strade non c'è nessuno, le case sulla spiaggia sembrano tutte uguali e Julia non riesce a ritrovare l'appartamento nel quale l'attendono il marito Felix e il figlio di pochi mesi. Prova a contattarli da un telefono pubblico, ma la linea è sempre occupata. Tutto, intorno a lei, è così familiare eppure così stranamente irreale. Tra le vie oscure e labirintiche c'è solo una luce, quella di un locale notturno. A Julia non resta altra scelta che raggiungerlo, nella speranza di trovare qualcuno che l'aiuti. Qui, quasi ad aspettarla, c'è un uomo, un tipo affascinante, con la barba incolta e l'accento dell'Est Europa, che sembra sapere tante, troppe cose su di lei. Si chiama Marcus: Julia ha la sensazione di averlo già incontrato da qualche parte. Fidarsi di lui è facile. Eppure Marcus non è quello che sembra e nasconde qualcosa.
"Aveva scoperto che al risveglio gli sembrava di essere appena uscito da un altro posto dove vigono altre leggi fisiche, e dove uno può vedere se stesso mentre sta facendo qualcosa. A volte non si riesce neanche a ricordare quel posto, ma si sa che si è stati lì."
Un libro senza troppe pretese, una scrittura alquanto immatura e poco coinvolgente accompagnata da un filone narrativo che, sotto un altro riflettore, avrebbe avuto più luce e sfumature piuttosto che apparire come una tela monocromatica con appena qualche rigagnolo in risalto. Lontani sia dal tecnicismo di Oliver Sacks che dalla psicoanalisi di Freud, il sogno, e con esso la mente umana col suo castello labirintico di ingranaggi, connessioni, meccanismi di autodifesa e riparazione, riposano come protagonisti interessanti alla base del libro schiacciati tuttavia da una monotona voce che li racconta con poca convinzione e sentimento, quasi restando a distanza dai protagonisti stessi e dalla loro vicenda. Cosa rappresentano effettivamente i sogni? Siamo consapevoli di essere tra le braccia di Morfeo? Riusciremmo a distinguere la realtà dall'illusione? Julia non è in grado di farlo, si perde, non riesce a intravedere una via d'uscita, per quanto si sforzi sembra tutto così reale e contemporaneamente così vano ogni suo sforzo. Ma è soltanto finzione, una creazione onirica e surreale: in seguito a un incidente stradale, Julia entra in uno stato di "coma" durante il quale, non essendo consapevole di ciò che è realmente accaduto, continua a percorrere le strade di Las Marinas,
"Si immagini un bosco molto esteso in cui i rami si incrociano uno con l'altro tanto da lasciare a malapena filtrare la luce. Si immagini una foresta tanto fitta che si riesce appena a penetrarvi, e un firmamento oscuro, insondabile e trapunto di piccole stelle. Proprio per il fatto che si trova dentro di noi, questo universo è ancora più difficile da esplorare."
VOTO:
Voi lo avete letto? Che ne pensate?