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Recensione: "Le ombre della dea. Sovrastare il destino"

Creato il 08 agosto 2013 da Ilary
Recensione: Titolo: Le ombre della Dea. Sovrastare il destino Autore: Emanuele Velluti Editore: Autopubblicato Pagine: 285 Prezzo: 0,99 € e-book
Trama Come se partorito dal mare, un misterioso ragazzo dai capelli bianchi, viene trovato naufrago su di una spiaggia. Privo di qualsiasi memoria di sé o del mondo, capirà presto di essere braccato da un oscuro passato che reclama il suo nome. Sarà costretto a fuggire, ma alcuni compagni si uniranno a lui, ed insieme vedranno il mondo cambiare per sempre… La nebbia avvolgerà ogni cosa... Esiste una realtà che non è visibile agli occhi, parole che orecchie non possono udire, essenze che l'olfatto non comprende, onde che le dita non riescono a infrangere, noi ne siamo parte e assaporiamo ogni giorno la gioia del mondo che tutti credono non esista.
Recensione
Le ombre della dea, romanzo dell'esordiente Emanuele Velluti, si propone come un fantasy classico, dalla tipica ambientazione medievaleggiante e con tutte quelle elementi che troviamo di solito in questi libri, ovvero un protagonista "speciale" che compie un viaggio avventuroso accompagnato da un gruppo di amici che lo proteggono e lo aiutano, e la classica lotta tra bene e male. Il protagonista è, infatti, un misterioso ragazzo dai capelli bianchi che viene trovato naufrago su una spiaggia. Il ragazzo non ricorda nulla, nemmeno il suo nome, e viene salvato e accolto nella sua casa da un anziano pescatore, Hugò. Il ragazzo porta con sè un medaglione con incisa la parola "Ankh" e il vecchio Hugò, ritenendolo il suo nome, decide di chiamarlo così. L'arrivo di Ankh porta con sè grandi sconvolgimenti: il ragazzo, infatti, è braccato dalle Ombre, oscure e leggendarie figure figlie di un lontano passato, figure alle quali nessuno crede più e che si pensavano ormai definitivamente scomparse ma che, a quanto pare, sono in realtà ancora esistenti. Ankh è così costretto a fuggire e ad iniziare un viaggio alla scoperta di sè stesso e del perchè le Ombre siano tornate proprio per cercare lui. In questo suo viaggio Ankh sarà accompagnato da Arthur Whitemore, capitano delle guardie cittadine, da Akayn, fratello di Arthur e cacciatore di taglie e da Rhea, studiosa di antichità ma anche abile guerriera; quello di Ankh sarà un viaggio pieno di pericoli, avventure, combattimenti, incontri e sconvolgenti rivelazioni. Come vedete da questo breve racconto della trama, ci troviamo di fronte a un fantasy classico in tutto e per tutto. Al tempo stesso però, Le ombre della dea si differenzia sotto alcuni punti di vista dai tipici romanzi fantasy, e una delle differenze che saltano subito agli occhi è che qui non ci sono le solite creature o figure fantastiche che troviamo sempre (o quasi) in questi libri, come nani, elfi, troll, e via dicendo. Qui troviamo le Ombre, di cui vi ho già parlato prima e molta importanza rivestono anche gli Dei e di conseguenza tutto l'aspetto mistico/religioso. Non temete, non ci sono sermoni o disquisizioni religiose! L'autore ha creato una vera e propria religione ex novo, quella che venera la Dea Ahita, con una propria chiesa, detta Chiesa dei Giardini; ovviamente non manca chi non segue la Chiesa e il culto della Dea, ovvero gli adoratori di Artham, dio della guerra, e Urbhei, dio della pace, considerati eretici e perseguitati. Il background religioso creato dall'autore è molto articolato e ben sviluppato, e personalmente ho apprezzato molto questa scelta. In generale, devo dire che comunqe questo libro mi è piaciuto, è stata una lettura appassionante e coinvolgente. Oltre al backgound religioso di cui vi parlavo poco fa, anche i personaggi sono ben sviluppati e caratterizzati; forse quello meno incisivo, soprattutto nella prima parte del libro, è proprio il protagonista, che a volte ho trovato sotto tono e un po' infantile nei comportamenti rispetto alla sua età (è un adolescente di quasi 16 anni). Personalmente ho preferito i co-protagonisti, Arthur, Akayn e Rhea, rispetto ad Ankh; ho apprezzato soprattutto le interazioni tra i personaggi, in particolare mi è piaciuto molto il rapporto tra i due fratelli, profondamente diversi -  più posato e riflessivo Arthur, più impulsivo e "scanzonato" Akayn - ma sempre uniti, nonostante non manchino le liti e le divergenze di opinione che li portano anche a scontrarsi duramente. Anche il rapporto tra Rhea e Akayn, fatto di continui battibecchi, punzecchiamenti e frecciatine, quando in realtà i due si piacciono, è davvero carino e divertente da leggere, e mi ha strappato qualche risata. Purtroppo non è tutto rose e fiori, questo romanzo ha anche dei difetti; diciamo che la sostanza, ovvero la trama, è buona, mentre la forma, e quindi lo stile, è un po' da rivedere. Una delle prime cose che ho notato è una certa frettolosità da parte dell'autore nel trattare alcune parti del libro, in particolare all'inizio e alla fine, anzi soprattutto il finale non è proprio eccellente, ma visto che questo è il primo libro di una trilogia, probabilmente molte cose saranno approfondite successivamente. Poi, un altro fatto che ho notato è che, spesso, i punti di vista dei vari personaggi cambiano repentinamente da uno all'altro non specificando chi sia il soggetto coinvolto in una determinata azione o momento di riflessione, e a volte non riuscivo a capire di chi si stesse parlando. Lo stile di scrittura è semplice e lineare, forse ancora un po' acerbo, e spesso troviamo frasi colloquiali, modi di dire del parlato che, secondo me, stonano un po' nel contesto di questo romanzo. Il difetto principale, però, è quello che affligge tanti libri di autori che si autopubblicano, ovvero la grande quantità di errori grammaticali. Si va dall'uso scorretto della punteggiatura, ad esempio con virgole dove non ci dovrebbero essere, tipo tra soggetto e verbo, alla solita consecutio temporum ballerina, fino alla grafia completamente sbagliata delle parole (un esempio su tutti: "kaiser" al posto di geyser; mi sono arrovellata per cinque minuti buoni per capire cosa ci facesse un kaiser in un libro fantasy, poi ho avuto l'illuminazione e sono rimasta di sale xD). Voi direte, eccola che riattacca! Eh sì, sono pignola! La conoscenza della grammatica italiana non è un optional per chi scrive libri e, quando leggo, il minimo che pretendo è che il libro sia scritto in modo corretto, anche perchè tutti questi errori pregiudicano e abbassano notevolmente la qualità del romanzo. Tirando le somme, direi che come libro d'esordio non è male, la trama è avvincente, ricca di colpi di scena e soprattutto non banale, e i personaggi sono accattivanti e simpatici; come scrivevo prima, in pratica, la sostanza è buona, mentre serve un bel lavoro di revisione della forma. Nonostante tutto mi sento di consigliare questo libro, soprattutto agli appassionati di fantasy, o a chi cerca una storia avventurosa e originale, e poi, considerando il prezzo davvero irrisorio, direi che una possibilità gliela possiamo anche dare, no? :)
Il mio voto: Recensione:
P.S. l'autore mi ha informata che presto uscirà una versione rieditata di "Le ombre della Dea" e sarà gratuita.

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