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Recensione: Le rune del tempo (2^ parte)

Creato il 14 settembre 2011 da Topolinamarta

Ecco a voi la seconda parte della recensione de Le rune del tempo. Per chi si fosse perso la prima parte, la trovate qui.

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Aggettivi e avverbi a gogò

Un altro problema palese de Le rune del tempo è l’uso sconsiderato di aggettivi e avverbi, nel 95% dei casi inutili e che appesantiscono soltanto. Vediamo alcune citazioni:

Sbalordita, incredula e inorridita (pag. 38)

uno sguardo contrito e timoroso (pag. 65)

uguali, vibranti e intense emozioni (pag. 77)

uguali, immobili e identici (pag. 112)

bloccata, immobile, non riuscivo a proferire parola (pag. 124)

il suo naso adunco e aquilino (pag. 261)

Come potete vedere, l’autrice non è contenta se non ci ripete gli stessi concetti almeno tre volte di seguito, spesso utilizzando aggettivi che hanno un significato pressoché identico, come i primi tre “sbalordita, incredula e inorridita”. Di avverbi, soprattutto in “-mente”, ne ho trovati talmente tanti che non me li sono nemmeno segnati: tanto, basta aprire una pagina a caso per trovarne almeno uno inutile.

Recensione: Le rune del tempo (2^ parte)

Donna sbalordita. Donna incredula. Donna inorridita.

Ma non solo soltanto questi aggettivi e avverbi che appesantiscono il tutto: l’autrice tende anche a scrivere periodi interminabili, aggiungendo subordinate ad altre subordinate. Un paio di esempi, come al solito:

Il mio tono si era fatto più duro e perentorio, da quando eravamo tornati a palazzo, piano piano stavo imparando a farmi valere di fronte ai miei uomini e ad essere sincera non mi dispiaceva affatto un po’ di quel potere, che la mia figura reale mi conferiva.

Avevo ormai compreso fin troppo bene che la riuscita di quella missione dipendeva soltanto da me e che, in assenza di mio padre, dovevo tenere ben salde le redini del Regno, con la stessa fermezza che mi era stata insegnata nell’arte del combattimento e che sembrava avrei dovuto mettere a frutto a breve.

Con qualche eccezione, le frasi sono tutte più o meno così: interminabili, pesanti, e piene di virgole lì dove starebbero meglio dei punti fermi.

Errori veri e propri e obbrobri stilistici

Ditemi se non mi devo arrabbiare, quando mi tocca a leggere una roba del genere:

Per lui contava solo per la sua primogenita andava in sposa ad un uomo delle Terre della Luce e che lasciava la sua casa

… o delle magnifiche virgole tra soggetto e verbo:

Il sacco era stato lasciato aperto, come se chi lo aveva deposto in quel luogo, avesse voluto che il piccolo fosse riscaldato dal tepore del sole. (pag. 72)

Quando gli occhi furono in grado di adattarsi, intravvedemmo stagliarsi di fronte a noi, una breccia di luce accecante. (pag. 77)

…Il sangue del malvagio, salverà l’amore. (pag. 234)

… oppure trovare per ben due volte un bel “tenere allo scuro” (che mi ricorda tanto il buco dello zono), o ancora dover leggere uno stupendo “gridare a gran voce” (davvero? Non sapevo che si potesse gridare a bassa voce!) o vedere una virgola praticamente dopo ogni “che”. Be’, sappiate che Le rune del tempo è pieno di queste bellezze senza pari.

Recensione: Le rune del tempo (2^ parte)

Persino il buco dell'ozono si è allargato a leggere certe schifezze!

 Incongruenze, situazioni stereotipate e assurdità varie

Partiamo dalle incongruenze. Non ho né il tempo né la voglia di riportare tutte quelle che ho trovato (anche perché sono veramente tante), perciò scriverò qui solo quelle che mi sono sembrate più evidenti. Per esempio:

• Prima di tutto, come si capisce anche da alcune delle citazioni che ho riportato qui, Celsien è ed è sempre stata un maschiaccio: ha sempre preferito le spade e l’arco alle bambole e ha imparato a combattere da piccola. Nonostante ciò, ha seri dubbi di riuscire a reggere il regno mentre suo padre è via, e comunque nel corso della storia sono rare le volte in cui dà veramente prova delle sue capacità. Di solito, ha sempre bisogno di essere salvata, il che non la rende propriamente il personaggio meglio caratterizzato nella storia della letteratura.

• Quando anche Celsien se ne va per cercare di salvare suo padre e rimettere a posto le cose, lascia il comando del regno a suo cugino. Ebbene, questa è l’ultima volta che sentirete parlare di lui, dal momento che il cugino sparisce senza lasciar traccia. Puff!

•  A un certo punto Celsien e i suoi compagni di viaggio trovano un bimbo abbandonato che chiamano Firin. A pagina 91 il suddetto si trasforma in un elfo (!) e dice che il suo vero nome non è Firin ma Olfaran e che è stato inviato dagli Elfi della Notte per cercare una “persona misericordiosa che spezzasse le catene di oppressione del suo popolo”. Ma a pagina 167, Celsien – dopo che Olfaran si è ri-trasformato in bambino – dice chiaramente che: “Le anime sono spiriti liberi, ogni volta che si trasfigurano, il soggetto di cui sono il centro vive le esperienze connesse ai suoi spostamenti, ma non ha memoria alcuna delle situazioni precedenti e di coloro che ha già incontrato.” Quindi com’è possibile che Olfaran ricordi che l’avevano chiamato Firin e la faccenda del suo popolo?

• A pag. 65 conosciamo i due gemelli Joan e David, e anche qui ne succedono delle belle.  Prima di tutto, i nostri amici ci stupiscono con un dialogo unico:

- Ecco vedi sei il solito rozzo caprone! Presentaci entrambi invece di continuare a inveire contro di me.

Cioè, spiegatemi, prima dice “rozzo caprone” e poi un bell’”inveire”? Molto congruente, devo dire.

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Un rozzo caprone.

Poco dopo, un’altra meraviglia:

- Noi siamo i gemelli, David e Joan, della contea di Brunsdale. Siamo qui per darti una mano nella tua ricerca – disse David.

Posto che il PoV è sempre interno a Celsien, come fa quest’ultima a sapere chi dei due ha parlato, essendo identici l’uno all’altro?

• A pagina 75 Drusen dice “Expandi Lucem!”. A parte il fatto che, se quell’”expandi” fosse inteso come imperativo, in latino sarebbe “expande”… da quando a Irlender si parla, appunto, latino?

• Non mi risulta che Celsien abbia mai detto di saper usare la magia. Ciononostante, a pagina 76 fa un incantesimo (che non riesce a impedire che i massi la seppelliscano, perciò la ragazza viene salvata dal solito gnokko di passaggio “dallo sguardo intenso e misterioso”, che scompare subito dopo… ma questa è un’altra storia ^^), e più avanti accade lo stesso.

Veniamo ora alle (tante) situazioni stereotipate, nonché spesso assurde. Vi avviso, però, che potrebbero esserci SPOILER:

• Che Alis sia la sorella perduta di Celsien si capisce – oltre che naturalmente dalla quarta di copertina – a pagina 53, ed esattamente 13 pagine dopo ne si ha una conferma schiacciante.

• Sebbene William e Andrew a malapena si guardassero, nel bel mezzo della battaglia finale il primo abbraccia il secondo e gli comunica, di punto in bianco, che è il suo fratello perduto. La mia reazione a questo: –> O___o

• Memorabile la battaglia finale stile Power Rangers, in cui alle due sorelle spuntano nuovi potentissimi magic powers, in cui Celsien uccide suo padre per adempiere l’antica profezia (state tranquilli, tanto il padre risuscita) per poi svenire, in cui Alisea tira fuori tutta la sua “ruggente furia vendicativa” e ammazza il superkattivo di turno (mentre Celsien, nonostante sia svenuta, continua a fare la telecronaca dell’intera battaglia) soltanto per poi farsi venire i sensi di colpa.

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Power Rangers in azione!

• Se avete intenzione di comprendere come funzioni la faccenda della profezia, vi consiglio di non provarci nemmeno. Inutile che ci troviate un senso, tanto non ce l’ha, c’è poco da fare. Anche partendo dal presupposto che ce l’abbia, la faccenda è talmente confusa e intricata da non capirci niente. A me, perlomeno, è successo così.

• Alla fine, naturalmente, tutti si scoprono parenti di tutti e chi non si scopre parente si sposa, e in ogni caso tutti vivono per sempre felici e contenti. Hip hip hurrà!

Una (piccola) nota positiva

Recensione: Le rune del tempo (2^ parte)

Okay, ci siamo capiti: Le rune del tempo è il solito romanzo fantasy scadente, con cliché in abbondanza (la principessa intrepida e tosta, la ricerca dell’oggetto magico, il viaggio periglioso, la compagnia eterogenea, il superkattivo, le creature stravaganti, il bel ragazzo dolce e coraggioso, i fratelli e i genitori perduti…) e schifezze stilistiche a iosa. Ah, e non dimentichiamoci dei disegni, che oltre a sembrare appena abbozzati e, a mio parere, anche piuttosto brutti (se mi ci mettessi d’impegno, persino da me, che non so disegnare, uscirebbe qualcosa di meglio), non si capisce a chi si riferiscano. Un esempio è questo disegno che vedete a destra: –>

Nonostante la sua obbiettiva bruttezza, però, una noticina positiva la farei lo stesso, tanto per essere buona. Questa noticina si riferisce ai “molteplici livelli di lettura” che hanno messo in evidenza molti tra quelli che hanno recensito questo libro su aNobii prima di me.

Devo dire che, mentre leggevo Le rune del tempo, erano talmente tanti i difetti che incontravo che dopo un po’ mi sembrava di giocare a “caccia all’errore”, e quindi questa faccenda della storia oltre la storia è passata per me decisamente in secondo piano. Ciononostante, sono convinta che, scavando sotto chili e chili di schifezze varie, qualcosa di buono nelle Rune del tempo si trovi. E questo buono, secondo me, va oltre alla semplice storia che si racconta in questo romanzo, ed è anche quel buono che salva questo romanzo dall’essere classificato da me come “emerita schifezza”.
Il fatto è che, al di là delle avventure di Celsien, dei suoi viaggi e dei suoi amori, è evidente che dentro alle Rune del tempo è nascosto un autentico percorso di vita, forse proprio quello stesso percorso che Jamila Bertero ha fatto – come si trova scritto nelle notizie sull’autore della quarta di copertina – mentre scriveva il libro. E in questo penso che sia riuscita a fare centro, perché trasmette qualcosa che è comprensibile da tutti, come le emozioni e le delusioni dovute al primo allontanamento da casa e il desiderio di trovare da soli la propria via, il proprio destino.
Questo, a mio parere, è un messaggio molto bello. Peccato che – ripeto – sia stato sommerso da diversi chili di obbrobri di stile e incongruenze varie, perché se scritto bene e con una trama un po’ meno tirata su a caso, Le rune del tempo sarebbe potuto essere un romanzo perlomeno carino.

Purtroppo, su certi errori è stato impossibile da parte mia anche solo chiudere un occhio. Quindi il mio voto non va oltre una stellina e mezzo. Si poteva fare molto di meglio, secondo me. Speriamo che con i seguiti di questo libro (che, da quanto ho capito, dovrebbe trasformarsi in una duo/trilogia) vada un pelo meglio, ma per il momento questo è tutto.


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