Veronica Soffici è una ragazza molto speciale, parla con gli scrittori defunti che popolano la biblioteca di casa, mangia mele con i chiodi di garofano e sente di essere la sola a difendere la sorella Cecilia dai pericoli terreni e ultraterreni. La sua è una famiglia di industriali la cui fortuna è stata costruita sulla ricetta segreta di una marmellata diventata famosa in tutto il mondo. Ma i tempi cambiano e l’ombra del fallimento sembra incombente, mentre i primi scandali di Tangentopoli cominciano ad apparire nelle cronache. Un aiuto potrebbe arrivare da un ambiguo faccendiere, l’unico in grado di garantire una via d’uscita, ma sarà necessario sacrificare qualcuno. Giorno dopo giorno Veronica riporta nel suo diario ricordi, visioni, fantasie ma anche i mutamenti repentini che stravolgono la routine familiare, insieme al viavai di speculatori, portaborse e politici che stringono d’assedio i terreni intorno a Villa Soffici. Alla ragazza non resta che organizzare una forma di resistenza tutta sua e giocare la crudele partita con il mondo. Poetico e affascinante, questo romanzo è un grido di battaglia a difesa dell’innocenza e della fantasia contro l’avanzare di una barbarie dell’anima che non concede prigionieri. Un’opera spiazzante, diversa, indimenticabile.
LA MIA RECENSIONE Le sorelle Soffici è il romanzo d’esordio di Pierpaolo Vettori giunto finalista al Premio Calvino 2011. Un esordio potente, dove una scrittura equilibrata e cristallina è in grado di generare il caos variopinto e multiforme: il mondo di Veronica Soffici.
Ambientato all’inizio degli anni ‛90, quando l’Italia cerca con difficoltà di pulirsi le mani dallo scandalo di Tangentopoli, il romanzo di Vettori ci mostra quella stessa realtà, ma attraverso l’occhio innocente e caleidoscopico di una ragazza fuori dal comune, pura come le immagini che le affollano la mente.
Veronica vive in una bolla, uno strato sottile eppure impenetrabile agli altri la divide dal mondo corrotto e opportunista che scorre di fuori. Il mondo di Veronica – e di sua sorella Cecilia – brulica di animali parlanti, santi che dormono ai piedi del letto, grandi scrittori del passato con cui tiene una fitta corrispondenza o con cui fa lunghe chiacchierate. Per chi la vede dall’esterno Veronica è la povera e sfortunata figlia dei Soffici, grandi industriali del settore alimentare. Ma solo chi è povero di immaginazione può crederla pazza.
Moderna Alice, la giovane si accosta al lettore guidandolo all’interno della sua realtà, offrendogli la possibilità di vedere oltre la cortina fumosa degli intrighi e dei compromessi che l’avidità ha messo in piedi. Non è Veronica a essere pazza, è il mondo iniquo che le vortica intorno a mostrare la sua spregevole follia. Le pupille offuscate sono quelle di una società dedita ai traffici più meschini e che si rifiuta di osservare un mondo fantastico, baluardo di resistenza nei confronti di una realtà triste che considera la ragazza solo come un oggetto per accrescere i proprio introiti.
Vettori riesce nel difficile compito di portare su carta la fantasia dirompente di Veronica e renderla reale, più reale di quello che sta accadendo alla società italiana dell’epoca. Ci vuole una buona dose di visionarietà per dar vita all’universo delle sorelle Soffici, ma l’autore mostra di possedere gli strumenti giusti per costruire un mondo immaginario e allo stesso tempo tangibile.
Lo stile semplice irrompe nella narrazione, buca la pagina e arriva al lettore il quale stordito assiste al susseguirsi di immagini, preda ormai del delirio onirico diurno – oltre che notturno – guidato da Veronica Soffici e dal suo esercito di personaggi bizzarri. E la fantasia diventa così lo scudo protettivo con il quale schermarsi, vivere la propria innocenza.
Nel romanzo di Vettori si scorge in controluce l’eco del narrare visionario novecentesco capace di raccontare in modo lucido la storia – quella reale che si trova nei libri – che lentamente si dipana. Lo stesso narrare che ha reso unici scrittori come Calvino e Bulgakov rende Le sorelle Soffici un romanzo disarmante e impossibile da dimenticare, come Veronica.
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