Le storie del castello di Trezza
Leone editore
2010
p. 80
Se avete apprezzato gli scenari d'ambientazione de "I Malavoglia" questo post fa per voi. Se non vi piace molto Giovanni Verga ma adorate il mistero, soffermatevi a leggermi, potreste scoprire qualcosa che vi farà cambiare idea sull'autore catanese.
Questo è un libro fra i meno noti di Giovanni Verga, forse perchè considerato dallo stesso autore come un "peccato di gioventù", il che è un vero peccato, perchè è davvero bello e interessante, oltre che di piacevole lettura.
TRAMA. Una comitiva di turisti in vacanza in Sicilia si trova a voler visitare le rovine del Castello di Trezza, piccolo paese a nord di Catania. L’amico che li guida, Luciano, narra a una coppia di coniugi, Matilde e Giordano, un’antica leggenda medievale, ambientata proprio in quel castello. Così i due vengono a conoscenza della storia del barone Garzia d’Arvelo, vedovo da tempo, e della sua seconda moglie Isabella, che accetta di sposarlo e di andare a vivere nel suo castello a picco sul mare, nonostante sia stata avvisata dalla gente di Trezza degli strani rumori e delle apparizioni che interesserebbero il castello. Nel maniero c'è un fantasma, tanto terribile da aver spaventato, con le sue incursioni notturne, perfino gli uomini più coraggiosi del barone. Isabella non crede a queste storie, per lei i fantasmi non esistono, ma si deve ricredere la notte in cui sente pianti e lamenti...ed ecco che il fantasma appare, a Isabella ma soprattutto al barone, che riconosce in esso lo spirito di donna Violante, prima moglie del barone, suicidatasi dopo che il marito aveva fatto uccidere il giovane paggio divenuto amante della donna. Questa storia colpisce molto Matilde, e il libro si conclude con un vero e proprio coup de theatre...
Il castello di Trezza: ambientazione perfetta per un noir!
Come vedete, gli ingredienti per rendere gradevole questo agile volumetto (80 pagine appena) ci sono tutti. Si mescolano infatti noir, giallo, suspence, un fantasma, una storia d'amore, un resoconto dettagliato che sembra unire passato e presente.Le storie del castello di Trezza era considerato dall’autore un «vero peccato di gioventù», uno degli ultimi retaggi del suo periodo gotico e pre-verista, quando egli stesso si era definito "poeta delle duchesse". Venne scritto nei suoi anni milanesi, andò a confluire nella raccolta “Primavera e altri racconti” pubblicata nel 1876, quindi lontano anni luce dai pescatori della medesima Aci Trezza ritratti nei Malavoglia, e dalle altre sue opere dedicate ai poveri, agli umili, del Giovanni Verga che siamo stati abituati a conoscere nel ciclo de I Vinti, nella Storia di una capinera, nella Vita dei campi.
Qui le persone sono (quasi) tutte altolocate, ma dal romanzo traspare comunque lo stile schietto e pulito del primo Verga, ancora lontano dalla straordinaria tecnica narrativa adottata negli anni successivi, ma sulla buona strada per raggiungere quei livelli...
Senza contare poi che in questo romanzo la suspence e il mistero davvero non mancano, e così pure una minuziosa ricognizione sui caratteri dei protagonisti, nel perfetto stile verista che accompagnerà l'autore negli anni successivi.
Assolutamente consigliato!