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Recensione [libro e film]: I segreti di Brokeback Mountain - Gente del Wyoming, di Annie Proulx

Creato il 21 ottobre 2015 da Mik_94
La camicia pareva pesante, ma poi Ennis si accorse che all'interno ce n'era un'altra, con le maniche accuratamente infilate dentro quelle della camicia di Jack. La sua vecchia camicia scozzese persa tanto tempo prima: sporca, con il taschino strappato, i bottoni saltati, rubata e nascosta. Eccole là, come due pelli, una nell'altra.
Recensione [libro e film]: I segreti di Brokeback Mountain - Gente del Wyoming, di Annie Proulx Titolo: Gente del Wyoming – I segreti di Brokeback Mountain Autrice: Annie Proulx Editore: Dalai Editore Numero di pagine: 51 Prezzo: € 9,30 Sinossi: In Gente del Wyoming, Annie Proulx, che ormai si è affermata come una delle poche e indiscussi eredi della grande tradizione narrativa nordamericana, è riuscita a fare un piccolo miracolo. L’intreccio è una specie di ingranaggio esplosivo. I due personaggi centrali sono uomini semplici, rudi cowboy abituati alle lunghe solitudini delle transumanze e dei pascoli estivi. Nel desolato paesaggio, tra i due gradualmente si accende una passione erotica, una vera pulsione amorosa. Siamo però nel cuore dell’America tradizionale, dove i ruoli sessuali sono rigidi e le identità tagliate a colpi di accetta e di autocensure. Questo sentimento “proibito” è quindi destinato a scatenare conflitti, che sconvolgeranno tutto il loro mondo. Da questo romanzo e’ stato tratto il film di Ang Lee “Brokeback Mountain”, vincitore del Leone D’Oro alla Mostra del cinema di Venezia 2005.                                                La recensione Recensione [libro e film]: I segreti di Brokeback Mountain - Gente del Wyoming, di Annie Proulx Tu non hai voluto saperne, Ennis, e adesso quel che abbiamo è Brokeback Mountain. Tutto costruito su quello. Fai il conto di quanti pochi minuti siamo stati insieme, in vent'anni. Io non sono te. A me non bastano un paio di scopate ad alta quota un paio di volte l'anno.Tu sei troppo importante per me, Ennis, figlio di una puttana troia. Vorrei riuscire a mollarti.” Sono due poveri diavoli, in cerca di un impiego per l'estate. Si scrutano furtivamente, appoggiati ai loro pick up rugginosi, e si domandano senza dirselo se troveranno un punto in comune, spunti per fare quattro chiacchiere, in quei tre mesi di solitudine, in alta montagna. Sono giovani mandriani, con ancora le facce belle della gioventù, ma le mani già segnate per la fatica dei campi: conservano banconote in un barattolo, sognando di mettere su famiglia e di essere proprietari di un piccolo appezzamento di terra; finalmente, non più schiavi. Fuori, tutt'intorno, la natura mostra i suoi volti nascosti, con il sole battente, la grandine all'improvviso, la neve ad agosto. Dentro, in una tenda, nel frattempo, Ennis Del Mar – tanto secco che, se non fosse per gli stivali pesanti, potrebbe soffiarlo via il vento - e Jack Twist – i denti a zappa, i fianchi larghi, la cintura con la fibbia dei rodei - scoprono la loro, di natura. In quell'estate di fatica e passione che va a intaccare, così, vent'anni e due vite parallele. Un avvenire intriso di malinconia che vive di rari incontri, spizzichi e bocconi, immensi rimpianti. Struggendosi nel ricordo di un fazzoletto di terra, un ruscello, un misero sacco a pelo contro la tempesta. Tutto quello – ed era poco, pochissimo – di cui c'era bisogno per volersi bene alla luce del sole. Brokeback Mountan potrebbe smettere di essere una bolla di sapone, un'isola che non c'è, se tutti sanno – lo raccontano, nelle bettole, contadini ciarlieli – qual è il destino degli uomini che vivono senza donne, nel sospetto perenne del vicino di casa? Un acro di felicità vale forse una vita piena di bugie? Per tutto il tempo, allora, i due immensi protagonisti si fronteggiano, tremanti. Gli speroni piantati a terra, le braccia ai lati, per prendere pistole – o scudi, ché a volte serve solo proteggersi – invisibili. Lo sguardo rassegnato, ma fiero. Occhi che sembrano lampeggiare e dire: ora lo stritolo, lo ammazzo. Ora lo bacio. Il cuore vuole una cosa, il corpo un'altra. Messi alle strette, l'uno si adatta all'altro. Sembra tutto facile, no? Quest'anno, I segreti di Brokeback Mountain compie dieci anni. All'epoca ero bambino, frequentavo la quinta elementare, forse la prima media, e la storia dei due cowboy innamorati mi faceva ridacchiare. Se solo fossi stato a conoscenza, invece, delle lacrime e dei nervi, ogni volta, in agguato... Era il duemilacinque. Grandi attori avevano rifiutato il ruolo, troppo forte l'imbarazzo, e il dramma declinato al maschile di Ang Lee era stato sottoposto a una censura tanto inspiegabile quanto spietata. Tante cose sono cambiate, per fortuna, anche se il film, vietato ai minori di quattordici anni, con l'America che ha detto sì e Facebook che si è tinto di arcoboleno per qualche giorno, è tutt'ora destinato a repliche in tarda serata, su canali secondari. 
Recensione [libro e film]: I segreti di Brokeback Mountain - Gente del Wyoming, di Annie Proulx Quando invece vent'anni fa, dunque dieci anni prima, un altro cowboy romantico ci aveva mostrato, anche se con toni più melensi, qualcosa di simile: l'acre faccia del rimpianto. I ponti di Madison County, come il più impegnato Brokeback Mountain, è il ritratto dell'amore che, a un bivio, aspetta che la vita – lenta, inesorabile come un camion dal carico pesante – liberi il passaggio a due che, da un lato e l'altro della strada, si guardano senza potersi raggiungere. In mezzo, un mare di pedoni che giudicano senza clemenza e schiere di coniugi che non possono chiudere un occhio una volta di troppo. Sergio Leone, parlando di Eastwood, lo diceva dotato di due espressioni messe in croce: con e senza il cappello. Ennis Del Mar ha un cappello per tutte le stagioni, invece, e una sola espressione – è rassegnato; è stato un bambino triste e un adulto a metà – ed è perciò che strazia quando, nei suoi occhi, spunta un luccichio, nella scena in cui – dopo quattro anni – rivede Jack. Lo aspetta con addosso il completo buono: un jeans senza toppe, una camicia stirata a puntino da Alma, la moglie. Lo chiama piccolo mio, in quell'intimità spiata da una partner giustamente sospettosa, giacché non conosce tenerezze, burbero e pragmatico com'è, se non quelle che rivolge alle sue figlie. E' giusta la sua tristezza? E' giusta quella di una moglie che lo ama – una dolcissima Michelle Williams – ma che deve accettare di condividerlo con un altro? Heath Ledger, qui, e per questo la sua scomparsa è così dolorosa, è come il giovane Eastwood secondo Leone, ma migliore. Laconico, scostante, fedele come un cane pastore. Sembra mettersi meno in gioco, non tenere altrettanto a quel Gyllenhaal chiacchierone e solare; meno angosciato senz'altro, quest'ultimo, da una sessualità che, probabilmente, per lui non era un mistero da un po'. Il Jack Twist sempre in moto, sempre innamorato. Bisognoso di certezze e piani di riserva – ad esempio, una compagna intelligente e capace come quella Anne Hathaway in carriera. Ma, come gli rivela nell'ultimo, indimenticabile confronto, è per Jack che Ennis ha messo in pausa matrimonio e lavoro. 
Recensione [libro e film]: I segreti di Brokeback Mountain - Gente del Wyoming, di Annie Proulx Per potere scattare alla porta, pimpante e puntuale, sentendo scricchiolare il suo camioncino sulla ghiaia del vialetto di casa. Allora non resta che l'eco di quella dannata armonica scordata e due camicie, appese sulla stessa gruccia, mai lavate, che sopravvivono, insieme a una cartolina, alla maledizione dei compromessi e perfino a loro stessi. Fu pioggia di candidature e qualche statuetta guadagnata – anche se sembra eccessiva quella a un Ang Lee con un progetto sì coraggioso, ma una regia, purtroppo, poco più che modesta; i pugni chiusi di Heath Ledger, straordinario, meritavano indubbiamente riconoscimenti più del resto – per un film storico: una delle ingiustizie più grandi commesse dall'Academy – quell'anno, gli preferirono il dimenticabile Crash – e tra le storie d'amore più commoventi del decennio passato. Alla sua base, il racconto asciutto, rapido e indolore di un'autrice Premio Pulitzer. Un'attenta descrizione di quello che succede intorno a loro, fuori, ma non di inquietudini laceranti e battiti mancati. Più cronaca che narrazione, dunque, laddove abbondano le descrizioni paesaggistiche e scarseggiano, sfortunatamente, gli stati d'animo. Scene in rapida sequenza; dialoghi calzanti, ripresi per filo e per segno nel lungometraggio. Ma non ci si sbilancia, non si dice altro che non si sappia già. Li ha sentiti più Lee – a cui tanto si può rimproverare, ma non un'emozione latitante: in caso contrario, fatevi controllare il cuore; c'è qualcosa che non va – che la Proulx. Valida narratrice, non aiutata da quelli che per me sono i pochi pregi e i molti difetti della dimensione del racconto. C'è però la verosimiglianza. La realtà rude che il cinema poi finisce per abbellire – vedi i protagonisti, scelte secondarie della produzione, quasi ultime ruote del carro, che sono (o erano) tra gli attori più corteggiati e richiesti – e il sentimento che la grazia dell'immagine e la forza di interpretazioni maiuscole, poi, acuisce. E' così breve, è cosi veloce, che – leggendolo – non si immagina di trovarsi davanti a una storia grande, entrata immediatamente, di petto, nell'immaginario collettivo. Avendo visto già il film, sembra un riassunto. Un racconto basato su una sceneggiatura, e non viceversa. Se la lettura non è imprescendibile, la visione sarà al contrario necessaria – stessa cosa, lo scorso anno, avevo detto parlando del deludente romanzo che aveva ispirato, negli anni novanta, il triste randez vous tra Eastwood e la Streep. La vita è breve, l'amore è lungo. Ma, accanto alla persona sbagliata, nel letto sbagliato, accade il contrario. Gli aggettivi si invertono. La vita si allunga a dismisura – e come passarla, se sei condannato a una gioia clandestina? - e l'amore si accorcia – in incontri tra amanti pieni di vergogna, e in sprazzi di libertà che ti fanno sentire contento e colpevole. Non sprecate un attimo, perciò. Per dire “Jack, io giuro”, usate questa vita. Usate questo amore. Il libro: ★★★ Il film: 8 Il mio consiglio musicale: Gustavo Santaolalla - The Wings

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