Magazine Cultura
Si dilunga, si dedica a ricami e ad orpelli per abbellire la prosa dei suoi diari. Inventa? Non ti addormentare vive di input geniali, espedienti accattivanti, una struttura ipnotica. Altro non è che un libro nel libro. Un diario nel diario. Una pagina non più bianca in cui la voce tua e quella della narratrice si incrociano, formando un groviglio che cresce, come una valanga. Ti tiene sul chi va là. I personaggi sono tre e tu sospetti di tutti. I tuoi sospetti sono anche motivati. Nell'epilogo, la trama si rivela più classica di quanto non si immaginasse. A onor del vero, c'è più di qualche incongruenza e svolta improbabile. Ma l'autore depista, facendoti concentrare su elementi che ti ingannano. Come in quei quadri in cui metti a fuoco il soggetto, quando invece avresti dovuto soffermarti sui dettagli nell'ombra. Basta concentrarsi e, nella profondità di una scena fissa, scovare cosa non va. Ho letto di gente che abbandonava il romanzo, per la struttura potenzialmente monotona. Per le descrizioni e le tante parole che Christine usava. Io non so come sia possibile. Il pregio di Non ti addormentare è quello. Conquista più come dramma che come giallo, e il dramma lo costruiscono le frasi spezzettate della narratrice. In quel diario lei si sta costruendo dei ricordi. Sta collegando i giorni tra loro, per assicurarsi un appiglio nel domani che verrà. Strega la sua peculiare condizione psicologica, non altrettanto un twist d'effetto, ma illogico. Mi sarebbe piaciuto di più se non avesse voluto ricerca l'effetto sorpresa, dimenticando parzialmente l'attendibilità. Mi è piaciuto, ma non abbastanza da farmi rimpiangere di non avere una copia tutta mia. Il mio voto: ★★★½
Il film
Un trauma misterioso. Tre personaggi. Un triangolo, mari di dubbi sparsi lungo il perimetro. E il film, uscito quest'anno nel Regno Unito senza troppo seguito, ha all'incirca tre attori. Due premi Oscar, tra l'altro, e uno che si è sempre ritagliato il ruolo del comprimario. Before I Go To Sleep, nonostante quei nomi di richiamo, è poco più che un compitino fatto bene. Corretto, però privo di scintille. Non dico sia televisivo, perché c'è classe nella regia e qualità nel cast, ma la trama, ridotta ai meri fatti, è fatta ruotare attorno a quell'isolato colpo di scena che convince e non. Guardandolo, ti rendi conto che la storia di potenziale non ne aveva poi tanto; che la prosa dell'autore faceva la differenza tra un thriller da dimenticare il giorno successivo, al risveglio, e uno da tenere a mente. Un prodotto dignitoso, questo, ma che vedi chiedendoti "E' tutto qui"? Nicole Kidman, alle prese con un personaggio intenso e contorto, ci regala comunque una delle prove più convincenti di questo periodo in declino della sua carriera. Brava quasi quanto un tempo, sta riprendendo possesso del suo viso e controllo delle sue emozioni chirurgicamente manomesse. Non doveva addormentarsi anche nel fantascientifico Invasion, ricordate?, e con Firth ha già lavorato nel commovente Le due vie del destino. Un Colin Firth stranamente freddo, che gioca con la sua immagine di moderno ed eterno Darcy, facendo diventare la pazienza, il romanticismo, la fedeltà estrema un'arma a doppio taglio. Mark Strong, interprete bravo che non ha mai spiccato, non spiccherà di sicuro qui. Pochi cambiamenti, una trasposizone che procede per concetti e che, nella sua ora e tredici, rispetta l'essenziale, pur non elevandolo all'ennesima potenza coi poteri del cinema. Cambia qualcosa, ma l'effetto non è lo stesso. La protagonista si confida a una telecamera, non a un diario, e su Christine pesa qualche anno di meno. Senza il ricordo di un mestiere da scrittrice, sembra anche senza passione. Prevedo che non vedrà la luce da noi, se non in home video, e non saranno molti a rimpiangerlo. Si culla in una mediocrità strana. Si accontenta. Ma il ritmo è forsennato, il montaggio è una catena, le immagini sono flash. Resta ben orchestrato, ma Joffe non è né Hitchcock, né De Palma. Lavora alla sceneggiatura, operando sporadici tagli e mettendoci poco di suo. Un film intrigante, ma con protagonisti vagamente più sospetti e prevedibili. Sullo schermo le loro facce parlano. Nel libro parleranno (e che diranno?), ma a volte tu non ascolti. (6)
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