“Se ti abbraccio non aver paura” è stato un caso editoriale, con una serie infinita di ristampe, ed è un libro con moltissimi pregi e nessun, nessun difetto. Probabilmente avrei dovuto raccontarne prima, ma l’occasione è quella giusta e quindi mi lancio subito in una invocazione: in questi giorni Fulvio Ervas è a Mantova per il FestivalLetteratura. Se ne avete la possibilità, correte ad ascoltarlo.
Da appassionato di gialli peraltro nativo del Nord-est (un bel po’ più ad est, a dire il vero) non potevo non incrociare Ervas per le avventure del suo Commissario Stucky, figura leggendaria e molto vazquez-montalbaniana protagonista di romanzi di assoluto livello quali “Commesse di Treviso” e “Pinguini arrosto”. Ricordo bene il mio primo impatto in libreria con “Se ti abbraccio non aver paura”: il primo pensiero è stato “E’ il titolo più bello dell’ultimo decennio”, seguito da “ah, ma non è un romanzo con Stucky, peccato” e concluso da “aspetta, però, sembra davvero interessante”.
Ecco, no, interessante non era il termine giusto, ce ne sono di migliori. Dopo averne terminato la lettura, propenderei piuttosto per toccante, rivelatorio, imperdibile, accogliente, appassionante, intenso, delicato, commuovente.
“Se ti abbraccio non aver paura” non è un romanzo: è il risultato dell’incontro fra Ervas e Franco Antonello, padre di Andrea, ragazzo autistico. Per un anno, Franco affida allo scrittore i ricordi e i racconti di una vacanza fatta con Andrea, e che vacanza! Una motocicletta, una partenza fissata da Miami e un viaggio sulle strade delle due Americhe, senza programmare nulla e lasciandosi cullare dagli incontri con la gente, dall’incertezza di un posto dove dormire, da un senso di libertà assoluto.
“Se ti abbraccio non aver paura” è, dunque, prima di tutto un libro on the road, definizione che non mi è mai piaciuta troppo ma che calza totalmente a pennello. Ed è un libro che commuove e che diverte pagina dopo pagina, sono frasi che danno coraggio, sono momenti di consapevolezza del proprio essere e del rapporto con l’altro che restano impreziositi nella mente. Sono parole che si succedono e ti stringono a loro, che raccontano di una malattia terribile senza angosciarti ma muovendoti all’empatia ed alla partecipazione. E’ un volume che trabocca di vita, che ti fa venire voglia di viaggiare, e che fa rimpiangere tutte le maledette volte in cui non hai voluto o saputo esprimere con le parole quello che avevi dentro.
“Se ti abbraccio non aver paura” va letto. E, per una volta, persino il booktrailer merita di essere visto.