Recensione: Livido

Da Flautodipan @miriammas
Titolo: Livido 
Autore: Francesco Verso 
Editore: Delos Books 
Collana: Odissea Fantascienza 
Pagine: 252 
Prezzo: 12,80  Il romanzo vincitore del Premio Odissea 2013

Descrizione:
Peter Pains è un “trashformer”, un ragazzo di strada che vive cercando oggetti di valore nel kipple, il mare dei rifiuti che sommerge ormai intere porzioni di territorio. È disabile a causa di un incidente, ma questo non gli impedisce di avere un sogno: Alba, una bellissima ragazza che lavora nel suo quartiere e che lui si accontenta di sognare da lontano.
Ma Alba non è come lui: è nexumana, una persona la cui mente è stata caricata su un supporto informatico e il cui corpo è interamente artificiale.
La vita di Peter Pains cambia un drammatico giorno quando la gang di teppisti guidata da suo fratello, che odia i nexumani, rapisce Alba e la fa barbaramente a pezzi.
Da quel momento Peter Pains avrà due soli obiettivi: recuperare tutti i pezzi per ricostruire la sua amata Alba.
E la vendetta.
L'autore: Francesco Verso (nato nel 1973 a Bologna) è uno dei più interessanti autori della nuova generazione italiana del fantastico. Già finalista del 2004 con Antidoti umani, nel 2009 ha vinto il premio Urania Mondadori con il romanzo e-Doll e ora con Livido aggiunge al suo palmares anche il premio Odissea. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste Robot, edita da Delos Books, iComics per i tipi di Kawama e NeXT. Il racconto in ebook Sogno di un futuro di mezza estate è ai primi posti di vendita su Amazon.it nel genere fantastico.
Vive a Roma, con la moglie Elena e la figlia Sofia.
La recensione di Miriam:
Peter Pains caccia la palta e sogna. Ha gambe lunghe, occhi chiari e seni prosperosi il suo sogno; si chiama Alba e lavora ai Cieli Boreali. Quando la spia con  il binocolo dalla cima di Colle Vasto gli sembra tanto vicina da poterla toccare, eppure è irraggiungibile. Alba ha 23 anni e lui è solo un quindicenne, lei è bellissima mentre lui è un menomato, lei vende viaggi da favola e lui rovista tra i rifiuti per mestiere. In fin dei conti il suo è il sogno di un amore impossibile e ne è pienamente consapevole. Quel che ancora non sa è che quel sogno è destinato a infrangersi in più pezzi per poi finire in discarica, e non si tratta di una metafora.
Una notte il ragazzo  si ritrova a essere testimone di un crimine. Casualmente sorprende un gruppo di teppisti che si divertono a uccidere e a smembrare una donna ma non è questo il peggio. Di lì a poco dovrà fare i conti con tre sconvolgenti verità: il capo della gang è suo fratello, la vittima di quella furia omicida è Alba e non è un’umana.
Quest’ultima scoperta non attenua il dolore né cambia i suoi sentimenti; alimenta piuttosto una folle speranza. Ricomporre un corpo artificiale, forse, può bastare a riportarlo in vita. Quando Peter, rovistando nella palta, ritroverà la testa della sua amata, il suo progetto prenderà forma. Da quel momento in poi la sua esistenza avrà un unico scopo: recuperare tutti i pezzi di Alba e ricostruirla perché possa tornare a vivere.
Macabra, struggente, profetica e malinconica allo stesso tempo, questa è la storia che si snoda tra le pagine di Livido, quasi una versione in chiave futuristica del mito di Iside e Osiride in cui le identità sessuali dei protagonisti risultano invertite ma la sostanza resta e si arricchisce di nuove suggestioni.
È la forza dell’amore che sfida la morte, il desiderio di ricucire ciò che il destino ha strappato a muovere Peter come Iside.
Certo è un amore fuori dagli schemi quello che spinge il giovane Pains, ha qualcosa di morboso, di malato per alcuni versi, non tanto perché si nutre di fantasie non corrisposte quanto perché incarna la purezza di un ideale in un contesto in cui prevale il degrado, di cose e uomini.
In un mondo letteralmente divorato dai rifiuti, abbrutito dall’estenuante lotta per la sopravvivenza che pone gli uni contro gli altri, l’idea di un amore incorruttibile non può che  apparire dissonante e rivoluzionaria.
Lo scenario futuro in cui si colloca la vicenda è quello di una realtà in stato di decomposizione. La città si è trasformata in un discarica a cielo aperto; i rifiuti seguitano a moltiplicarsi sottraendo spazio vitale agli stessi uomini che li producono. L’aria è mefitica, malsana tanto da facilitare il diffondersi di nuove epidemie. La povertà dilaga. Riconsumare è la parola d’ordine se si vuol sopravvivere.
Contemporaneamente però la tecnologia diviene sempre più sofisticata e il progresso scientifico non si arresta. Ecco allora che questa società futura, al pari delle vecchie, ingloba grandi contraddizioni. Mentre la massa si ammala e muore, soffre la fame e scava nelle immondizie per sopravvivere, pochi eletti pieni di K (la valuta corrente) hanno facoltà di comprare un nuovo corpo artificiale in cui far trasferire la propria essenza vitale accaparrandosi l’eternità.
Disturbante è il crudo realismo con cui l’autore tratteggia quella che, a buon diritto, può definirsi una distopia dell’anima generata non già dall’avvento di un regime totalitario ma dalla perdita, da parte dell’uomo, della propria identità. Comprendere e finanche misurarsi con il disegno folle di Peter Pains, implica infatti un’imprescindibile riflessione di fondo su cosa si intenda per “essere umano”. Cosa fa sì che una persona sia tale e sia irripetibile? Il suo bagaglio di ricordi, i sentimenti? E in tal caso, dove hanno sede? Tolto il corpo a una persona, cosa resta, ammesso che resti qualcosa? Sono solo alcuni degli interrogativi che ci pone questo  romanzo, etichettabile come fantascientifico ma che di sicuro vola ben oltre i confini di genere, e non solo perché ibrida componenti tipicamente sci-fi con elementi introspettivi, noir, pulp (tanto espliciti questi ultimi da mettere a dura prova il lettore dallo stomaco debole). Corposo pur nella sua leggerezza, Livido si lascia leggere tutto d’un fiato e tiene incollati alle pagine in virtù del suo plot avventuroso ma nell’ordito accoglie anche speculazioni e rimandi che non si esauriscono nel semplice intrattenimento. Dall’emergenza rifiuti – che in maniera sinistra richiama le immagini recenti di una Napoli quasi fagocitata dal pattume – ai nuovi traguardi della scienza; dai dilemmi della bioetica ai disastri ambientali, passando per l’alienazione tipica di una società in cui il confine tra reale e virtuale diviene sempre più labile, moltissimi sono i temi di scottante attualità affrontati tra una tappa e l’altra di questa insolita quanto inquietante caccia al tesoro che, in qualche modo ci coinvolge tutti. Se la posta in gioco per Peter è l’amore, l’anelito all’eternità rappresentato dalla resurrezione di Alba è l’incarnazione di un sogno comune, posto che si riesca a comprendere davvero qual è la differenza tra vivere e sentirsi vivi, tra essere realmente umani o essere soltanto gusci riempiti con una parvenza di umanità.










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