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[Recensione] Lo sguardo di Satana - Carrie (di Kimberly Peirce, 2014)
Creato il 16 gennaio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CNon sono uno che a priori odia i remake. Anzi, sono uno di quelli che crede che il remake di un film brutto o mediocre sia lecito se non indispensabile. Sono uno che concede un'occasione a remake di cult assoluti e che è pronto a valutarli come film a se stanti. Ho amato il The Girl with the Dragon Tattoo diretto da David Fincher, apprezzato il The Evil Dead versione 2013 e adorato il Maniac interpretato da Elijah Wood. Non parto prevenuto e se lo faccio sono pronto a ricredermi a fine visione. Ma ci sono operazioni (ormai tipiche del mercato hollywoodiano) che veramente faccio fatica a comprendere. Una di queste è la decisione di produrre il remake di Lo sguardo di Satana - Carrie.
Ora, eviterò di di fare paragoni con il film del 1976 diretto da Brian De Palma. Qualunque buon film, paragonato ad un capolavoro, perde. E io non sono così crudele, perché quello diretto da Kimberly Peirce (nemmeno la prima venuta) non è nemmeno un buon film. E' un film che, fosse stato un'opera originale, avrei definito accettabile con molta riserva, almeno per l'idea. Almeno per il cast coinvolto. Eppure no. Stiamo parlando di un remake o, come l'hanno definito, l'adattamento cinematografico di un romanzo. Fedele al romanzo. Ma se voglio un film che sia solo "fedele" al romanzo, preferisco leggermi direttamente il romanzo. Se voglio semplicemente una buona storia, preferisco andare alla fonte e godermi la storia.
Per i più giovani, questa è la trama: Carrie è una stramba emarginata bersagliata dalle bulle della scuola, che un giorno suscita compassione nella giovane e bella Sue Snell che, nel tentativo di farsi perdonare per i continui maltrattamenti, chiede al fidanzato Tommy Ross di portare Carrie al ballo. Solo che questa non è una favola e i giovani bulli, capitanati da Chris Hargenson, non rimarranno lì a guardare.
Ho percepito (e in alcuni casi letto) un certo entusiasmo verso questo film. Ho sentito dire che si tratta di un adattamento confacente ai tempi attuali. Probabilmente è vero. Solo che i tempi attuali mal si adattano al romanzo e agli anni in cui è stato scritto. Anni di estremo bigottismo e scarsità di informazioni. Si parlava poco di sesso, si parlava poco di tutto, la religione era comunque qualcosa di addirittura settaria e i mezzi di informazione erano scarsi e facilmente evitabili. Non c'era internet, non c'era la pubblicità come la conosciamo adesso, dominavano radio e giornali. Oggi è diverso. Oggi non si può sfuggire all'informazione. Quindi è inconcepibile definire credibili le dinamiche su cui si basa Carrie, che non sa cosa siano le mestruazioni ma reperisce con tutta la facilità del mondo informazioni sui fenomeni psicocinetici. Non è concepibile un bullismo rappresentato in maniera tanto edulcorata e preso tanto sottogamba. Né reazioni tanto costruite da parte degli adulti. Forse questo reboot (termine che va tanto di moda) è più vicino ai nostri tempi per estetica che per contenuti. Un estetica videoclippara che un po' fa ridere e un po' pensare.
Io credo che questo film sia stato concepito per un pubblico di teenager. Gente che non ha mai visto la prima trasposizione o letto il romanzo (il primo di Stephen King). Concepito per chi è ormai assuefatto al cinema horror contemporaneo: edulcorato, patinato anche quando vorrebbe essere sporco, di facile consumo. Poi si è cercato di nobilizzarlo con una regista di un certo spessore, una giovane e promettentissima attrice (Chloë Grace Moretz) e un mostro sacro per carriera e bravura (Julianne Moore). Che, per carità, funzionano benissimo cinematograficamente parlando, ma poco narrativamente: la Moretz è troppo bella anche se mal truccata e svilita, più reginetta che perdente, che non sarebbe emarginata nemmeno nelle più disastrose delle realtà parallele. La Moore invece, a 53 anni, possiede una carica erotica ancora degna di nota e nonostante sia bravissima rimane poco credibile come pazza fondamentalista religiosa. E allora c'è da chiedersi chi abbia preso le decisioni. La risposta è chiara: la produzione, che tanto è sempre lei a comandare in certe operazioni che sono più di marketing che cinematografiche.
Allora parliamo del lato prettamente horror. Horror? Perché, è un horror? Carrie è un romanzo basato su un'idea: l'adolescenza e la pubertà sono fenomeni terrificanti, una seconda rinascita nel sangue del periodo mestruale. In questo film il sangue quasi non c'è se non in un finale che però non fa gridare al miracolo. L'orrore che dovrebbe esplodere terrificante e violento dopo essere stato per lo più psicologico, non esplode mai veramente. Rimane troppo digitale. Finto. E lo so che avevo detto che non lo avrei fatto, ma paragonato al film del '76 non regge. E quello del '76 è un film nemmeno invecchiato tanto bene per colpa di budget e mezzi ridicoli. Per non parlare del fatto che, a un certo punto, Lo sguardo di Satana - Carrie si allontana drasticamente dal romanzo per abbracciare il film di De Palma. Che in alcune quadrature lo plagia persino.
E allora cosa salvare di questo film? Per me niente. Ripeto, non perché sia brutto, ma perché è assolutamente inutile e insulso. E le cose inutili, nella mia testa, hanno meno ragione di esistere rispetto a quelle di basso livello. Rimane solo un Dawson's Creek che incontra Supernatural. E ho detto tutto.
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