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recensione: London Boulevard

Creato il 14 maggio 2011 da Alejo90
di William Monahan - USA 2011 - noir/gangster - 104min.
Londra. L'ex galeotto Mitchel tenta di uscire dal giro malavitoso in cui era invischiato prima di finire in prigione. Accetta un lavoro onesto - fare da angelo custode ad una ricca, bella, giovane ed emotivamente instabile attrice - e prova a tagliare i ponti col suo vecchio amico e socio in affari Billy. Quando però un baby-gangster delle case popolari uccide un clochard suo amico per derubarlo, Mitchel ripiomba in una spirale di violenza che finirà per costringerlo a scontrarsi con un potente ras del crimine londinese.
A prima vista il film mette in tavola delle buone qualità: storia classica, in costante equilibrio fra eccessi grotteschi e realismo drammatico; lodevole direzione degli attori, (quasi) tutti efficaci; colonna sonora punk-rock che ben si adatta all'atmosfera londinese; montaggio serrato, ma non frenetico, che rende la narrazione svelta ed accattivante. London Boulevard appare come qualcosa di già visto, ma messo in scena con competenza.
Se si riflette un attimo, però, il quadro inizia ben presto ad incrinarsi. L'elemento di maggiore sconcerto è la sceneggiatura: ispirato all'omonimo romanzo di Ken Bruen e sceneggiato dal regista Monahan (peraltro premiato con l'Oscar per la sceneggiatura di The Departed) il film presenta un intreccio in cui molti elementi sono semplicemente assurdi; ad esempio il modo totalmente sconclusionato (a ripensarci dopo la visione) con cui il protagonista ottiene il "lavoro" presso la giovane star; il perchè la giovane star decida di ingaggiare un ex galeotto, fatto assolutamente inspiegabile ed inspiegato; l'assurdità del personaggio di Jordan (interpretato da David Thewlis), attore che non esita ad ammazzare chicchessia pur di dare una mano; l'estrema banalità del rapporto amoroso tra i due protagonisti, per altro nient'affatto approfondito, nonchè l'assoluta piattezza del personaggio interpretato da Keira Knightley, ridotta a stereotipo di star paranoica senza alcuna personalità (la sua parte, comunque, è talmente ridotta da essere alla fin fine un personaggio minore); la sorprendente facilità con cui Mitchel si introduce nell'abitazione del boss criminale suo antagonista, nelle scene finali del film; e si potrebbe continuare. Una tale mediocrità ed approssimazione di scrittura lascia sinceramente allibiti.
Fanno da corollario alcuni difetti minori, ma che concorrono al pessimo risultato: dialoghi non proprio memorabili, prevedibilità estrema, compreso il "colpo di scena" finale. Stranamente è Colin Farrell, attore nel complesso scadente, a risultare quantomai adatto per il ruolo e a rendere sopportabile questa baracconata che cade più volte nel ridicolo. Almeno non si prende molto sul serio...
Voto: 1,5/5

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