Ciao
a tutti, amici miei, e buon pomeriggio! Oggi, la recensione di un
libro veloce veloce e semplice semplice che ho letto in un giorno o
poco più. Sto parlando di Losing it, un new adult arrivato in
libreria appena qualche settimana fa. Discreto, non del tipo “Che
orrore, al rogo!”, ma nemmeno “Entrerà nella mia Top10 di
quest'anno”, insomma. Estivo, quasi. Augurandovi una splendida
domenica e buona lettura, vi do appuntamento ai prossimo giorni. Non
preoccupatevi, ci sarà ancora occasione per farci gli auguri. Baci.Sediamo
tra il pubblico e pensiamo a come avremmo recitato noi quella
parte. Vogliamo quello che non possiamo avere. E' la natura umana. Titolo:
Losing it – Credevo che il cielo fosse azzurroAutrice:
Cora CarmackEditore:
Edizioni AnordestNumero
di pagine: 269Prezzo:
€ 13,90 Sinossi:
Bliss
Edwards ha ventidue anni e le manca solo un semestre per finire il
college. È intelligente e carina, ma tremendamente timida e
insicura. Questa sua insicurezza la rende goffa e in particolare con
i ragazzi non sa davvero come comportarsi. In più c'è un problema:
è l'unica tra le sue amiche ad essere ancora vergine. Anzi, per lei
non è esattamente un problema, però quando lo confessa a Kelsey, la
sua migliore amica, questa non le lascia scelta: la situazione
dev'essere risolta a tutti i costi. E il modo più veloce e semplice
per perdere la verginità è l'avventura di una notte. Ma il suo
piano si rivela tutt'altro che semplice. Quella sera Bliss incontra
Garrick, un ragazzo stupendo con cui scatta subito una forte
attrazione, ma arrivata al dunque, Bliss scappa via con una scusa a
dir poco strampalata. Come se la cosa non fosse stata già abbastanza
imbarazzante, il giorno dopo, a lezione, scopre che in realtà
Garrick è Mr. Taylor, il suo nuovo professore di teatro...
La recensioneAvrei
odiato dare inizio al mio 2014 con un libro lasciato a metà, sospeso
tra l'anno vecchio e quello nuovo. Mi sono fiondato, quindi, su
qualcosa che, sapevo, avrei portato a termine in una manciata di
giorni; anche in un solo pomeriggio di nuvole, magari, lasciando da
parte per un po' schemi, appunti e tomi universitari che, ahimé, non
erano ben disposti a prendere polvere sulla scrivania. Ad aspettare,
ad aspettarmi. La mia scelta, quindi, è ricaduta su questo Losing
it, uno dei tanti – troppi? - new adult di ultima generazione,
di cui ho letto, in questi mesi, poco e niente: trama simpatica,
copertina coloratissima, un sottotitolo stranamente poetico, poche
pagine e capitoli - proprio come piacciono a me - svelti e piuttosto
brevi. Nessuno chiedeva all'esordiente Cora Carmack un capolavoro e
lei, con tanto divertimento e leggerezza, ha scritto una di quelle
storie semplici semplici, che leggi piacevolmente, ma che già sai –
e dalla primissima pagina – che non ti cambieranno la vita, né
rischieranno di metterere radicalmente a soqquadro la lista dei
migliori romanzi che, in un anno di letture, ti hanno fatto
beatamente compagnia. Tutti sono sempre in attesa del libro perfetto
e, se è vero che la vita è un battito di ciglia, a nessuno piace
perdere tempo prezioso. Nessuno vuole un romanzo da leggere, riporre
sullo scaffale, dimenticare. Perché l'indimenticabile,
si sa,è la meta più
ambita. Il fattore x.
Eppure Losing it,
nonostante non sia tra quei romanzi destinati a restare,
nonostante si lasci terminare tranquillamente, senza un brivido o la
certezza di un lungo ricordo, non mi ha disturbato. Leggibile,
senza far rima con imperdibile.
E nemmeno un po'. Però lo leggi, e non provi la rabbia che un'amara
delusione sa dare. Che è un libro senza infamia e senza lode lo sai
da sempre, eppure lo leggi, sorprendendoti anche un po', in fondo,
che abbia saputo restituirti il poco che prometteva. Come una di
quelle sit-com che guardi così, per riempire ore vuote, perché sai
che, pur guardando gli episodi a vanvera, in disordine, non ti
perderai granché: non c'è un filo da mantenere, non c'è
un'attenzione da tenere viva. Come uno di quei film per la TV, che
danno nel tardo pomeriggio – in orari morti – con il bollino
verde e con lo scontato avvertimento che, senza interruzioni e
pubblicità, si potrebbe correre il solito rischio
glicemia. Prodotti con il
marchio Lifetime, ma
che, pronto a metterti comodo in poltrona e a criticarli a fine
visione, guardi ugualmente, perché sei troppo stanco per cambiare
canale o perché, nel cast, c'è quell'attrice che trovi simpatica. E non ci
vuole un'intercessione divina per trovare la ventiduenne Bliss
Edwards simpatica. E' ancora vergine e, secondo la sua vispa amica
Kelsey, potrebbe ritrovarsi, un giorno non lontano, sola e con sette
gatti a carico. Una notte, quindi, trascinata in un pub da quella
Barbie in carne e ossa che vorrebbe, a tutti i costi, accasarla,
incontra un ragazzo che – nel trambusto generale – legge
Shakespeare. Si piacciono, si baciano, vanno a casa di lei. Sono
nudi, vicinissimi... e niente. Il giorno successivo, la protagonista
si ritroverà con un gatto che la odia e a cui ha dato il nome di
Amleto, con un migliore amico che le ha dichiarato il suo grande
amore, con una parte da prima donna nello spettacolo di fine anno e
con una cotta imbarazzante per lo sconosciuto della notte prima che -
segreto dei segreti - si è rivelato essere il suo nuovo professore
di recitazione: in preda a una crisi di nervi, alle prese con
un'importante scelta sentimentale, sempre vergine. Ho trovato Bliss a
dir poco carinissima: una reginetta di sbronze, melodrammi, figuracce
e cattivi pensieri semplicemente adorabile. La immaginavo, in alcuni
passi, trasformarsi in uno di quei personaggi da fumetto, con gli
occhi a fessura, le guance fucsia e una gocciolina di sudore gigante
sulla fronte increspata. La sua creatrice è stata tanto sveglia da
non fare di lei, fortunatamente, un caso umano o, peggio ancora, uno
di quei miracolosi e miracolati brutti anatroccoli,
che – con un po' di trucco, le lenti a contatto, lo shampoo e la
scoperta della ceretta e dei reggiseni imbottiti – passava da “la
mia vita è un disastro!” a “sono una bella figliola,
sì: prendete un numero, e avanti il prossimo!”. Non
ha consacrato il suo corpo a un uomo leggermente più grande, nato
nel Natale di appena 2013 anni fa – Gesù – e, al dito, non ha un
anello della parrocchia che sbandieri al mondo la sua castità. Bliss
è bella, ha avuto qualche ragazzo, ma, semplicemente, non c'è stato
quel momento; quello giusto. Ah, quando è felice balla da sola. Originalissima, sincera e ben resa la
sua naturale passione per il teatro, proprio come lo è stato
l'inserire questa sua storia d'amore tardo-adolescenziale sullo
sfondo della Fedra di
Racine. Ma nessuno è
perfetto e nemmeno la cara Bliss fa eccezione: quando si tratta di
lei, la fastidiosa espressione “roteare gli occhi” viene
utilizzata in continuazione e a sproposito – diciamo che lei rotea
gli occhi più di quanto abbia fatto la testa di Linda Blair
nell'Esorcista – e
tutto, nei suoi deliri d'onnipotenza d'attrice, tende ad assumere
toni melodrammatici, quasi patetici, soffiando via quella patina di
brio e allegria che la trama prometteva. Come ogni drama
queen degna di questo nome, lei
esagera, sempre e troppo: la sua settimana a casa, con la
mononucleosi, viene descritta con una drammaticità e un pathos da
far temere al lettore un cancro al cervello, un attacco di peste
nera, una malattia senza cura. In alcune descrizioni, si perde: un
bacio passionale, ok, ma un bacio e basta, finisce per durare così
pagine e pagine. Mentre il personaggio di Cade, il suo migliore
amico, mi ha convinto, decisamente meno lo ha fatto Garrick, il prof - alias, Sverginator.
Bello, biondo, giovane, con una moto al seguito e un accento inglese
con cui potrebbe ingravidare le sue studentesse. La tipica star del
liceo cresciuta, con il diploma, la laurea e una cattedra in
recitazione. Interessante all'inizio: poi scopri che odia Shakespeare
per farsi l'alternativo e che, al primo incontro, già chiama Bliss "dolcezza”. I protagonisti sono adulti, teoricamente, e mi è
piaciuto leggere di persone più grandi di me, per una volta; ma la
verità è che o non si cresce mai per davvero o che la linea tra
young e new adult,
in casi come questo, non esiste proprio. Ho trovato gli stessi
pensieri, gli stessi intrecci, le stesse esperienze, gli stessi temi
contenuti nel più ingenuo, tipico e inflazionato romanzetto
adolescenziale: uno di quelli in cui il sesso c'è, ma è descritto
senza volgarità alcuna. Un po' commedia romantica per la tv, un po'
fiaba, dunque, l'esordio di Cora Carmack: un'opera prima non
indispensabile, ma scritta bene e tradotta anche meglio. Ci sono lati
buffi, lati interessanti, lati sinceri e alcuni lasciano intendere
che il new adult, per la Carmack, sia un piacevole hobby, ma solo un
lato della medaglia: volendo, saprebbe fare anche altro, e meglio. Il
mio voto: ★★ ½
Il
mio consiglio musicale: Madonna – Like a Virgin (Sono
originale, amatemi.)
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