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Recensione: Luce opaca di Patrick Poini

Creato il 17 ottobre 2013 da L'Angolino Di Ale @LangolinodiAle

Buon pomeriggio amici! Oggi vi parlo di un libro, molto breve ma altrettanto particolare, di un giovane autore: Patrick Poini.

Recensione: Luce opaca di Patrick Poini


Titolo :  Luce opaca

Autore :  Patrick Poini

Casa editrice :  Giovane Holden Edizioni

Pagine :  72

Prezzo :  13.00 €

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Trama

Un ragazzo affetto da narcolessia passa le giornate rinchiuso nella sua camera-cassonetto, circondato da vestiti sporchi, plettri consunti, resti di pasti e bocconi di pensieri avariati. Rigorosamente al buio. Finché nella sua vita appare Luce, nomen-omen, ragazza del piano di sopra che ascolta da tempo ammaliata le note della sua chitarra e decide di svegliare Corrado da quella sorta di letargo. Ma entrambi i ragazzi sono universi complessi e insondabili, deserti di passate sofferenze che tardano a fiorire.

• La mia recensione •

Non è semplice essere dei ragazzi al giorno d’oggi. In realtà credo non lo sia mai stato ma, probabilmente, ai giorni nostri, le mille possibilità ed i mille stimoli provenienti dal mondo esterno possono influenzare notevolmente il processo di crescita di una persona. Se poi ci si mette anche un po’ di sfortuna, allora il tutto si complica ulteriormente. Corrado è un ragazzo come tanti, svogliato e fannullone, è affetto da narcolessia e questo non fa altro che peggiorare le cose. Non si alza quasi mai dal letto e la sua camera è diventata un bazar di oggetti ed immondizia di ogni genere. La madre non sa come prenderlo e cerca di lasciarlo nel suo habitat.

Tutto mi fa schifo, odio tutte le persone, l’unica cosa utile partorita dalla mente umana è il letto, vorrei soltanto dormire e non svegliarmi mai…”

Corrado, trasferitosi da poco in una nuova città, è pressoché indifferente a tutto ciò che accade attorno a lui. Non studia, spesso salta la scuola, non ha amici e con la madre sa tenere solo un atteggiamento scontroso e maleducato. Dal canto suo la madre non agisce in alcun modo per migliorare questa situazione e subisce passivamente gli umori del figlio. Luce, la ragazza del piano di sopra, anche lei afflitta da mille problemi, cerca la compagnia del ragazzo e con il suo temperamento disinvolto entra miracolosamente nelle simpatie di Corrado. I due iniziano a frequentarsi ed a scambiarsi pareri e consigli sulle rispettive situazioni famigliari. Tutto il racconto è ambientato nel palazzo e quelle piccole stanzette maleodoranti e piene di chincaglierie rendono il libro abbastanza claustrofobico. Questo senso di oppressione che si respira tra le pagine rappresenta esattamente lo stato d’animo dei personaggi: angosciati e tormentati. Come se non bastasse, Corrado e Luce iniziano a bere alcolici e a fumare senza limiti. L’unico elemento che dona qualche emozione positiva è la musica, ma purtroppo anche quest’ultima non riuscirà a far uscire Corrado dal proprio guscio. La situazione è statica: è come se questo male di vivere non riesca ad uscire; è come una chitarra scordata dalla quale emergono suoni non del tutto definiti. I due ragazzi hanno difficoltà a farsi capire dal mondo e si sentono “diversi” ed inadatti. Tutto ciò crea depressione ed un senso di inquietudine e malinconia che regna sovrano.  Leggendo questo libro ho provato un forte senso di rabbia. Ho odiato il menefreghismo dei genitori di Corrado e Luce. Questi genitori, come tanti altri purtroppo, risultavano troppo occupati per rendersi conto dei problemi dei figli. Dall’altra parte i due ragazzi risultano irrispettosi ed assolutamente maleducati. Genitori e figli sembrano vivere su due pianeti diversi, quando in realtà i primi dovrebbero avere lo specifico compito di dare affetto e sostegno costante ai propri figli; e al contrario i ragazzi dovrebbero dare il meglio di sé a scuola, crearsi delle amicizie e portare rispetto nei confronti di chi li ha messi al mondo. In questo libro accade esattamente il contrario.

In queste poche pagine l’autore lancia un messaggio importante che è quello di cercare sempre uno spiraglio di luce, seppur sbiadita, per far entrare luce in quella camera buia e far entrare aria nuova nella propria vita. Un abbraccio, l’amore, l’affetto: questa è l’unica via di salvezza. L’intento dello scrittore è quello di scuotere gli animi dei lettori, per mettere in luce un problema assai diffuso che è quello del disagio giovanile. Non c’è un vero e proprio finale in questo libro e penso che sia un’azione voluta proprio per dare il senso di speranza, esattamente una finestra aperta per far entrare luce.


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