[Recensione] Lui è tornato di Timur Vermes

Creato il 24 agosto 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Lui è tornato

Autore: Timur Vermes

ISBN: 9788845272813

Editore: Bompiani

Prezzo: 18,50 euro

Num. Pagine: 448

Voto:

Trama: Ricordate Le memorie di Schmeed di Woody Allen?: “Nella primavera del 1940, una grossa Mercedes venne a fermarsi davanti al mio negozio di barbiere al 127 di Königsstrasse ed entrò Hitler. ‘Voglio una spuntatina leggera’ disse ‘e non tagliatemi molto sopra.’” Schmeed, il barbiere del Reich, depositario dei segreti del Führer. Ecco: il romanzo di Timur Vermes sembra rimandare alla comicità di Allen. È l’estate del 2011. Adolf Hitler si sveglia in uno di quei campi incolti e quasi abbandonati che ancora si possono incontrare nel centro di Berlino. Egli non può fare a meno di notare che la guerra sembra cessata; che intorno a lui non ci sono i suoi fedelissimi commilitoni; che non c’è traccia di Eva. Non può non sentire un forte odore di benzina esalare dalla sua divisa sudicia e logora; e non riesce a spiegarsi l’intorpidimento delle sue articolazioni e la difficoltà che prova nel muovere i primi passi in una città piuttosto diversa da come la ricordava. Regna infatti la pace; ci sono molti stranieri; e una donna (sì, proprio una donna, per giunta goffa), tale Angela Merkel, è alla guida del Reich. 66 anni dopo la sua fine nel Bunker, contro ogni previsione, Adolf inizia una nuova carriera, stavolta a partire dalla televisione. Questo nuovo Hitler non è, tuttavia, né un imitatore, né una controfigura. È proprio lui, e non fa né dice nulla per nasconderlo, anzi, è tremendamente reale. Eppure nessuno gli crede: tutti lo prendono per uno straordinario comico, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti lo imitano. Il mondo che Hitler incontra 66 anni dopo, infatti, è cinico, spudorato, bramoso di successo e incapace di opporre qualsiasi resistenza al “nuovo” demagogo. Al massimo riesce ad apporre il compulsivo “mi piace” “non mi piace” dei social network. Farsa, satira, pura comicità, analisi spietata e corrosiva del nostro tempo, il romanzo d’esordio di Timur Vermes è un gioiello di intelligente umorismo, ed è divenuto in breve tempo, grazie al passaparola, un fenomeno editoriale con pochi precedenti.

Recensione: Quando ho acquistato “Lui è tornato”, non sapevo cosa aspettarmi. Pubblicizzato in ogni dove (metro, giornalai, muri, gratta e vinci, manifesti), non me ne sono sinceramente mai interessata finché non sono andata in ferie e non l’ho visto in libreria. Dal titolo, mi aspettavo un mattone drammatico su Hitler che torna al potere in Germania, ma con mia gran sorpresa non è stato così.

Al vertice del Paese c’era una donna tozza, che infondeva lo stesso ottimismo di un salice piangente.

“Lui è tornato” è un libro divertente ed esilarante. Hitler è tornato e deve imparare ad adattarsi a una nuova società che lo crede solo un ottimo attore, senza alcun sostegno che non sia quello dell’emittente televisiva che lo ingaggia per uno show su se stesso.

La parte iniziale ruota tutta intorno a lui che si risveglia in un campo come se il giorno prima fosse nel suo bunker con Eva Braun pronto a spararsi in bocca. Evidentemente confuso e disorientato dal fatto di non trovarsi più dov’era un momento prima e non circondato dai suoi gerarchi, Hitler inizia a muoversi per Berlino a piedi, nello stupore di chi si è perso almeno 60 anni di rivoluzione tecnologica.La gente lo guarda, lo fissa incredula, lo addita: ma nessuno sa che lui è il vero Fuhrer, credono solo che sia o un folle che ha deciso di farsi un giro travestito con i panni di Hitler o un ottimo attore.

Trova così rifugio presso un edicolante che, divertito dall’aspetto di Hitler e credendolo un attore spiantato, lo accudisce per qualche giorno fino a che non riesce a metterlo in contatto con l’emittente televisiva che lo ingaggerà all’istante per uno show cabarettistico dove dovrà interpretare niente meno che sé stesso, raggiungendo una popolarità fuori dal comune.

Il vero intento di Hitler è però quello di studiare la politica dell’attuale Germania e rimettersi in pista grazie ai partiti che ospita anche nel suo show.

Verso la metà però il libro cala bruscamente, mantenere l’attenzione è stato difficile, e non conoscendo assolutamente niente dell’attuale panorama politico tedesco ci si perdono quelle che senza dubbio per un crucco devono essere delle gag favolose.

Il finale è un po’ scontato e veloce, inoltre l’autore pecca, nonostante il chiaro intento comico, di un’inappropriata compassione verso la persona di Hitler, il che lascia un po’ perplessi.


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