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Recensione Marina Bellezza di Silvia Avallone

Creato il 03 novembre 2013 da Masedomani @ma_se_domani

Recensione Marina Bellezza di Silvia Avallone

Era inevitabile: dopo il successo, probabilmente anche imprevisto, di “Acciaio” – vero caso editoriale di un paio di stagioni fa – la Avallone consegna alle stampe il suo nuovo romanzo ed io mi immagino fumettisticamente la situazione come segue: il romanzo che cerca di inerpicarsi lungo un sentiero di montagna, accompagnato solo dalla sua (invero bruttina) copertina, ed uno stuolo di critici asserragliati ai margini del sentiero stesso, imbracciando doppiette, fucili a pompa, bombe a mano e tricchetracche. Le dita fremono sui grilletti ed il volume non fa in tempo a muovere sei passi prima di essere impallinato.

Ora:

- sarà che ho una istintiva simpatia per quelli a cui tutti scaraventano pallettoni addosso;

- sarà che, a differenza degli autori di alcuni commenti che ho spiluccato qua e là, il libro l’ho letto*;

- sarà che l’ambientazione biellese con puntate verso il Santuario di Oropa mi è caro a livello iperpersonale;

tutto ciò premesso, mi avvalgo della facoltà di ragionare con il mio (modesto) cranio e affermo: “Marina Bellezza” non mi è dispiaciuto.

Non sto gridando al miracolo narrativo nè mi sentirei di consigliarlo a chiunque come romanzo da non perdere a nessun costo. Ciò nonostante, ho trovato gradevole la caratterizzazione dei personaggi (intendiamoci, Marina è quasi insopportabile, ma DEVE essere insopportabile nell’economia complessiva del volume) e non del tutto fuori fuoco la trama, persino foriera di alcune riflessioni sullo stato in cui versiamo e su speranze o utopie di un “ritorno alle origini”.

Francamente leggere le parole di chi ha accostato “Marina Bellezza” ad uno (qualunque) dei libri di Moccia fa sorridere: anche qui, io Moccia l’ho letto** e non credo sia difficile da sostenere come – a livello narrativo e più immediatamente ancora lessicale – la Avallone di questo romanzo si posizioni un paio di grattacieli sopra.

De gustibus non disputandum est affermavano i dotti medievali. Il meglio che potete fare è perderci un paio di pomeriggi sopra, per poi decidere se imbracciare anche voi il mitra oppure no. Fatemi sapere.

* tutto.
** non tutto.


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