C'è un momento nella vita da lettori di ognuno di noi in cui tutto sembra andare liscio. Ogni libro che leggiamo è relativamente apprezzabile e, a volte, anche qualcosa in più. La dea bendata sembra assisterci in ogni nosta mossa letteraria fino a che... Eccolo. Il colpo che non ci aspettavamo, presi com'eravamo dal nostro paradiso di letture. La mazzata: e una mazzata doveva pur arrivare da qualche parte, non è vero? Per la sottoscritta è arrivata da parte di Maze Runner - Il Labirinto, primo romanzo dell'omonima trilogia di James Dashner e fonte da cui è stato tratto il fantastico film che mi ha convinto a dare una chance a questa lettura. Chance che, con il senno di poi, avrei preferito di gran lunga non dare. Non mi perderò troppo in fronzoli e riassunti di trame perché per quello la sinossi basta e avanza, ma vi dirò direttamente: Maze Runner non mi è piaciuto. Con aspettative alte quali quelle che avevo dopo aver visto il primo film mi sarei aspettata una storia appassionante, con personaggi credibili e misteri, situazioni coinvolgenti e una scrittura se non ottima, di certo buona. In fondo i libri sono sempre meglio delle trasposizioni, vero? No. Il Labirinto non ha neppure la metà di quegli elementi. O meglio - li ha, ma nascosti dietro una scrittura e un'incapacità di fondo da parte dell'autore di tirarli fuori. Storia appassionante? C'è, ma scritta male. Personaggi? Ci sono e avrebbero anche le carte in regola per brillare, ma sono lasciati ad ammuffire in una personalità unilaterale e poco articolata. Dashner crede che basti definire un personaggio "intelligente" per farlo essere tale. Beh, James, no. Non è così. Se scrivi un romanzo in cui il tuo intelligente protagonista si comporta da babbeo, babbeo rimane. E miei lettori, credetemi quando vi dico che Thomas lo è.
Se proprio volete provarlo, trovate Il Labirinto qui: