[Recensione] Micah di Laurell K. Hamilton

Creato il 24 dicembre 2011 da Queenseptienna @queenseptienna


Titolo: Micah
Autore: Laurell K. Hamilton
Editore: NORD
ISBN: 978-88-429-1855-4
Prezzo: 10,00 euro
Numero di pagine: 182
Voto:

Trama:

Anita Blake viene svegliata all’alba per un’emergenza: l’amico e collega Larry Kirkland deve correre in ospedale, perché la moglie sta per partorire, e ha bisogno che qualcuno lo sostituisca per un paio di giorni. Sebbene abbia  una paura tremenda di prendere l’aereo, Anita accetta di andare al posto suo a Philadelphia. In fondo si tratta di un lavoro di routine: risvegliare il testimone oculare di un omicidio, stroncato da un infarto prima dell’inizio del processo. Tuttavia qualcosa va subito storto: i suoi poteri di negromante, infatti, non si concentrano su un’unica tomba, ma si diffondono all’intero cimitero e per poco non resuscitano tutti i defunti. Per fortuna, con lei c’è Micah, re dei leopardi mannari, che l’aiuta a riprendere il controllo e interrompe la seduta. Anita però non ha molto tempo per capire cosa sia successo: la polizia deve chiudere il caso al più presto, altrimenti l’assassino verrà assolto per insufficienza di prove. Pur di portare a termine l’incarico, decide quindi di correre il rischio, anche perché tener testa a un esercito di non-morti la spaventa meno di rimanere sola con Micah e affrontare i sentimenti sempre più profondi che prova per lui…

Recensione:

Tredicesimo libro della saga di Anita Blake è il più corto in assoluto. Appena 182 pagine in cui si svolge una storia che, a parere mio, avrebbe potuto raggiungere anche le 300 o 400 pagine.

Abbiamo “conosciuto meglio” Micah, il Namir-Raj del branco di leopardi mannari di cui anche Anita ora è responsabile.

Viene narrato un episodio abbastanza cruciale della vita dell’uomo, eppure vi sono state dedicate solo poche righe, solamente una facciata, prima che la cosa venisse accantonata per passare a una scena di sesso. Nulla da dire sulla scena, è stata scritta bene e rende perfettamente l’idea, ma avrei preferito molto di più approfondire il passato di Micah, appunto. Magari solo per capire come sia arrivato ad essere così imperturbabile da quasi qualsiasi cosa.

Il momento centrale del libro è stato superato in poche battute e quindi si va all’azione e anche qui è stato come se qualcuno avesse pigiato l’acceleratore del libro.

Poche parole per descrivere quello che solitamente nei libri passati venivano descritti con pagine intere di pensieri, sentimenti e descrizioni.

Sembra quasi un libro di transizione, come a dare un piccolo contentino ai lettori per non farli aspettare troppo.

Sono stata felice che sia uscito, perché era da poco uscito quello precedente, quindi l’attesa tra i due libri è stata relativamente breve, ma sono stata delusa dalla lettura, perché mi è sembrato fin troppo frettoloso.

Voto finale: 

Loveless


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