Mariam e Laila sono due donne molto diverse: la prima è una "bastarda" , figlia della relazione tra il padre e la sua serva, è un adolescente di quindici anni appena il cui unico desiderio è andare ad Herat per studiare e vedere il mondo. Mentre la seconda è una bambina di nove anni che, pur vivendo in una famiglia benestante, deve fare i conti con gli orrori della guerra e con la perdita della sua famiglia. Sono due donne molto diverse ma entrambe vittime del destino che le farà incontrare come mogli dello stesso uomo ma che, in barba all'astio iniziale, le farà legare a tal punto dal sentirsi unite come madre e figlia. Poco importano le violenze, i soprusi, la guerra e le morti che si susseguono di giorno in giorno: niente riesce a minare lo stretto legame creatosi tra le due.
"Distesa sul divano, con le mani tra le ginocchia, Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra. Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente. "A ricordo di come soffrono le donne come noi" aveva detto. "Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso".Le vite delle due protagoniste vengono descritte all'interno di contesti per niente facili: a partire dalla guerra che imperversa senza fare distinzioni tra uomini, donne e bambini che si traduce nella desolazione e nei tormenti delle anime aride come il deserto. L'autore ci descrive tutto nei minimi particolari, presentandoci il suo libro come un quadro da guardare nella sua intera composizione, senza tralasciare neanche un particolare, neanche un espressione od uno stato d'animo delle due giovani. Man mano che si procede con la lettura, il ritmo incalza ed i particolari aumentano: così il lettore si ritrova a raccogliere tanti piccoli indizi che, come briciole di pane, lo aiutano ad imboccare la strada giusta fino alla fine. Si potrebbe semplicemente dire che, "Mille splendidi soli" è un libro sull'amicizia ma, scavando nel profondo, ci si rende conto che non è tutto qui: non c'è solo un legame tra due donne apparentemente deboli ma con una grande forza dentro il cuore, qui troviamo anche un grande coraggio e la speranza di poter avere un futuro migliore del loro passato. Tutto ciò, ovviamente, non ci viene presentato con filtri o censure, qui la verità è dura e cruda e le immagini che Hosseini descrive per noi non lasciano molto spazio all'immaginazione, tuttavia, questa scelta non rende il romanzo pensante o "fastidioso", anzi, ci lascia apprezzare ancora di più la forza d'animo di Laila e Mariam e ci aiuta a comprendere molto delle loro scelte quotidiane.
"Come un amante dell'arte che fugge da un museo in fiamme, afferrava tutto ciò che poteva uno sguardo, un gemito, un sussurro – perché non andasse distrutto, perché potesse essere conservato. Ma non esistono fiamme più inesorabili di quelle del tempo e Laila alla fine non riuscì a salvare tutto."Possiamo considerarlo un "libro verità"? Sicuramente si, ma senza dimenticare che la crudeltà del genere umano non si ferma ai confini dell'Afghanistan, ma dilaga in ogni parte del mondo e con forme più o meno evidenti e che, le storie di Mariam e Laila non sono casi isolati, ma sono parte di tante matrioske che contengono storie di ingiustizia, tristezza e speranza. Dopo "Il cacciatore di aquiloni" non credevo che mi sarei mai sentita coinvolta da un altro romanzo del genere, eppure è successo e ne sono molto contenta. E' un romanzo che lascia un segno indelebile nel cuore del lettore che, una volta girata l'ultima pagina, non può fare altro che dire "grazie", grazie a Khaled Hosseini per questo frammento di verità e speranza, grazie per averci fatto riflettere, non solo sulla vita delle donne afgane, ma anche sulla nostra.
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