Magazine Cultura

Recensione: "Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini

Creato il 18 luglio 2014 da Saraguadalupi

"MILLE SPLENDIDI SOLI" di Khaled Hosseini
• Editore: Piemme • Pagine: 408 • Prezzo: 12,00 € (cartaceo) - 6,99 € (ebook) A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua "kolba" di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l'arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai perché Mariam è una "harami", una bastarda, e sarebbe un'umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L'unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell'aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall'intreccio di due destini, una storia che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, dove l'amicizia e l'amore sembrano ancora l'unica salvezza.
Ogni giorno, in tutti i telegiornali, si sente parlare delle vicende dolorose dell'Afghanistan: guerre, uccisioni, maltrattamenti ed ingiustizie di ogni genere..si potrebbe quasi credere di sapere tutto su questa terra e sulle condizioni di vita di uomini e donne (in particolare), ma la realtà è che, le notizie che ci arrivano dai media, sono solo un piccolo paragrafo, rispetto a ciò che effettivamente accade tra le strade e nelle case del popolo afgano e, in questo libro, così come ne "Il cacciatore di aquiloni", Khaled Hosseini ci apre una porta ed una strada verso la conoscenza di questo mondo che a noi pare così lontano, ma che in realtà non lo è poi così tanto.
Mariam e Laila sono due donne molto diverse: la prima è una "bastarda" , figlia della relazione tra il padre e la sua serva, è un adolescente di quindici anni appena il cui unico desiderio è andare ad Herat per studiare e vedere il mondo. Mentre la seconda è una bambina di nove anni che, pur vivendo in una famiglia benestante, deve fare i conti con gli orrori della guerra e con la perdita della sua famiglia. Sono due donne molto diverse ma entrambe vittime del destino che le farà incontrare come mogli dello stesso uomo ma che, in barba all'astio iniziale, le farà legare a tal punto dal sentirsi unite come madre e figlia. Poco importano le violenze, i soprusi, la guerra e le morti che si susseguono di giorno in giorno: niente riesce a minare lo stretto legame creatosi tra le due.
"Distesa sul divano, con le mani tra le ginocchia, Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra. Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente. "A ricordo di come soffrono le donne come noi" aveva detto. "Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso".
Le vite delle due protagoniste vengono descritte all'interno di contesti per niente facili: a partire dalla guerra che imperversa senza fare distinzioni tra uomini, donne e bambini che si traduce nella desolazione e nei tormenti delle anime aride come il deserto. L'autore ci descrive tutto nei minimi particolari, presentandoci il suo libro come un quadro da guardare nella sua intera composizione, senza tralasciare neanche un particolare, neanche un espressione od uno stato d'animo delle due giovani. Man mano che si procede con la lettura, il ritmo incalza ed i particolari aumentano: così il lettore si ritrova a raccogliere tanti piccoli indizi che, come briciole di pane, lo aiutano ad imboccare la strada giusta fino alla fine. Si potrebbe semplicemente dire che, "Mille splendidi soli" è un libro sull'amicizia ma, scavando nel profondo, ci si rende conto che non è tutto qui: non c'è solo un legame tra due donne apparentemente deboli ma con una grande forza dentro il cuore, qui troviamo anche un grande coraggio e la speranza di poter avere un futuro migliore del loro passato. Tutto ciò, ovviamente, non ci viene presentato con filtri o censure, qui la verità è dura e cruda e le immagini che Hosseini descrive per noi non lasciano molto spazio all'immaginazione, tuttavia, questa scelta non rende il romanzo pensante o "fastidioso", anzi, ci lascia apprezzare ancora di più la forza d'animo di Laila e Mariam e ci aiuta a comprendere molto delle loro scelte quotidiane.
"Come un amante dell'arte che fugge da un museo in fiamme, afferrava tutto ciò che poteva uno sguardo, un gemito, un sussurro – perché non andasse distrutto, perché potesse essere conservato. Ma non esistono fiamme più inesorabili di quelle del tempo e Laila alla fine non riuscì a salvare tutto."
Possiamo considerarlo un "libro verità"? Sicuramente si, ma senza dimenticare che la crudeltà del genere umano non si ferma ai confini dell'Afghanistan, ma dilaga in ogni parte del mondo e con forme più o meno evidenti e che, le storie di Mariam e Laila non sono casi isolati, ma sono parte di tante matrioske che contengono storie di ingiustizia, tristezza e speranza. Dopo "Il cacciatore di aquiloni" non credevo che mi sarei mai sentita coinvolta da un altro romanzo del genere, eppure è successo e ne sono molto contenta. E' un romanzo che lascia un segno indelebile nel cuore del lettore che, una volta girata l'ultima pagina, non può fare altro che dire "grazie", grazie a Khaled Hosseini per questo frammento di verità e speranza, grazie per averci fatto riflettere, non solo sulla vita delle donne afgane, ma anche sulla nostra.
Votazione:

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :