Recensione "Molto forte, incredibilmente vicino" di Stephen Daldry

Creato il 08 giugno 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Sara Guglielminetti

Uscito al cinema il 23 maggio, il regista Stephen Daldry torna in sala con Molto forte, incredibilmente vicino, film che affronta la tragedia dell’11 settembre 2001
Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino Titolo originale: Extremely Loud and Incredibly Close
Regia: Stephen Daldry
Soggetto: Jonathan Safran Foer
Sceneggiatura: Eric Roth
Distribuzione: Warner Bros
Genere: drammatico Durata: 129 min.
Data di uscita: 23 maggio 2012 (Italia) – 20 gennaio 2012 (USA)
Cast: Thomas Horn, Max Von Sydow, Tom Hanks, Sandra Bullock Trama: Ad un anno di distanza dagli attacchi terroristici dell'11 settembre, Oskar Schell (Horn) trova per caso una chiave nell'armadio dell'adorato padre Thomas (Hanks) che ha perso la vita al World Trade Center. Deciso a scoprire cosa apre quella chiave, Oskar inizia una ricerca attraverso tutta New York accompagnato dall'inquilino (Von Sydow) che vive con sua nonna e senza raccontare niente alla madre (Bullock).
RECENSIONE Sono passati più di 10 anni dall'11 settembre 2001, ma raccontare in un film l'orrore di quel giorno resta ancora difficile e rischioso per Hollywood. Sono pochi i registi che si sono cimentati nell'impresa, con stili profondamente diversi fra loro: undici registi diversi (Sean Penn e Ken Loach fra gli altri) per altrettanti episodi nel film "corale" 11 settembre 2011 (2002); Michael Moore con Fahrenheit 9/11 (2004), un documentario al veleno contro George W. Bush e la sua amministrazione; Oliver Stone con World Trade Center (2006), che raccontava l'11 settembre visto attraverso gli occhi di due pompieri intrappolati nelle macerie delle Torri Gemelle; e Paul Greengrass con United 93 (2006), film narrato dal punto di vista dei passeggeri del volo destinato a schiantarsi sul Pentagono... Stavolta tocca al regista inglese Stephen Daldry (The Reader, Billy Elliot) affrontare questo tema con Molto forte, incredibilmente vicino, partendo dall'omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.
Daldry racconta il "worst day" attraverso gli occhi di un bambino, l'undicenne Oskar Schell, interpretato dall'esordiente Thomas Horn, visto in precedenza solo nel quiz tv Jeopardy!. Oskar è un bambino "particolare" – nel film si parla brevemente della sindrome di Asperger, un disturbo simile all'autismo che non causa problemi di sviluppo ma rende "difficili" i rapporti "sociali" di chi ne soffre – e ha delle fobie "apparentemente" assurde: non ama parlare con la gente ed è terrorizzato dalle altalene e dai mezzi di trasporto pubblici (memorabile la scena in cui Oskar, costretto a salire sulla metropolitana, indossa una maschera antigas!). L'eroe di Oskar era (è) il padre Thomas (Tom Hanks), che organizzava per il figlio delle "esplorazioni" in giro per New York, alla caccia di un fantomatico 6° distretto della città, per aiutarlo a superare le sue difficoltà. Ma ora che Oskar ha perso il padre negli attentati, il bambino si chiude in se stesso, rifiutando le attenzioni della madre (Sandra Bullock), finché un giorno, un anno dopo l'11 settembre, il ritrovamento casuale di una chiave cambia la sua vita: convinto che la chiave sia un indizio per l'ultima "esplorazione" organizzata dal padre, Oskar pianifica il suo viaggio nelle strade di New York alla ricerca di una persona di nome Black, accompagnato solo dal suo zaino e dal suo tamburello. Vista la tematica doppiamente difficile – l’11 settembre e un bambino con dei problemi , il rischio maggiore per Daldry era quello di cadere nel melò strappalacrime, ma il regista inglese dirige con mano ferma, senza mai esagerare con il sentimentalismo. Certo, si piange (e tanto), ma per merito dell’ottimo caste della solida sceneggiatura (firmata da Eric Roth, già sceneggiatore de Il curioso caso di Benjamin Button e di Forrest Gump). Daldry sfrutta la sua abilità nel dirigere attori bambini acquisita sul set di Billy Elliot e fa ruotare tutto il film intorno al quattordicenne Thomas Horn, alla sua prima esperienza cinematografica. Con una performance strepitosa, Horn è il protagonista assoluto e riesce a “tenere la scena”, anche se in modo discontinuo: all’inizio dell’”esplorazione” il giovane Oskar è praticamente sempre da solo in scena e le sue manie e la sua ricerca metodica rischiano di diventare noiose e quasi fastidiose. La svolta nella vita di Oskar (e anche nel film) è l’arrivo dell’inquilino, interpretato dall’ottimo Max Von Sydownominato all’Oscar come miglior attore non protagonista (premio assegnato però all’altro nominato ultraottantenne dell’ultima edizione degli Academy, Christopher Plummer per Beginners) –. Von Sydow è l’inquilino che va a vivere nell’appartamento della nonna di Oskar (Zoe Caldwell) dopo la morte del padre ed è muto, o meglio è diventato muto: sui palmi delle mani ha tatuate le semplice scritte Yes e No e per comunicare scrive sul suo taccuino. Dopo un incontro fortuito a casa della nonna, l’inquilino accompagna Oskar nella sua ricerca in giro per New York e fra i due si instaura un forte legame, nonostante la difficoltà di comunicazione di entrambi. Dall’arrivo in scena dell’attore svedese il film si “riempie” e diventa molto più coinvolgente ed emozionante. L’ottimo cast è completato da Tom Hanks e Sandra Bullock nel ruolo dei genitori di Oskar, presenti grazie ai numerosi flashback che raccontano la vita della famiglia Schell prima e durante la tragedia dell’11 settembre. Nonostante la breve interpretazione, Hanks è perfetto come padre estroverso e positivo, che aiuta Oskar a vincere le sue paure. Dopo gli attentati, il bambino si ritroverà ad affrontare sia l’assenza del punto di riferimento che la “presenza” di una madre che sembra non capirlo e (all’apparenza) non interessarsi a lui. Molto forte, incredibilmente vicino è la conferma della maturità artistica per Sandra Bullock, premiata con l’Oscar nel 2010 per il film drammatico The Blind Side.
Protagonista aggiunta del film è, ovviamente, New York, che fa da sfondo alle “esplorazioni” di Oskar: oltre ai luoghi più turistici, come Central Park, che ha un ruolo chiave nella storia, Daldry ci accompagna in un tour in tutti e 5 i distretti newyorkesi, anche nei luoghi meno “cinematografici”, come le strade di Chinatown o del Bronx. Bellissima la scena in cui Oskar, impaurito dai ponti, attraversa correndo il Manhattan Bridge suonando il suo tamburello! 
Nominato agli Oscar come miglior film, Molto forte, incredibilmente vicino non è un film perfetto, ma è sicuramente un ottimo film drammatico, grazie ad un cast perfetto e ad una trama commovente. 


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