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Recensione: MUSTANG. Cinque sorelle nella Turchia patriarcale e sessuofobica

Creato il 28 ottobre 2015 da Luigilocatelli

535860-700x393Mustang di Deniz Gamze Ergüven. Con Güneş Nezihe Şensoy, Doğa Zeynep Doğuşlu, Tuğba Sunguroğlu, Elit İşcan. Presentato a Cannes 2015 alla Quinzaine dés Réalisateurs, dove ha vinto il Premio Label Europa Cinemas. Al cinema da giovedì 29 ottobre 2015.
221646Arriva il film turco (e anche un po’ francese) che a Cannes 2015 è stato il più applaudito dal pubblico. Cinque ragazze, cinque sorelle conculcate e oppresse da parenti tradizionalisti e sessuofobici laggiù a Trabzon, nell’Anatolia profondissima. Matrimoni combinati, umilianti test di verginità, ma arriverà il riscatto. Di quei film perfetti per far fremere di indignazione le platee politicamente corrette d’Occidente, e difatti Mustang è già un successo internazionale (e in corsa per l’Oscar). Voto 6
225240L’applauso più lungo che ho sentito a Cannes 2015 (ma non al concorso, non al Palais: alla Quinzaine des Réalisateurs) è stato per questo Mustang, film turco con dentro però parecchio di francese: i capitali, la cosceneggiatrice, che è poi Alice Winocour, la regista di Maryland dato sempre a Cannes 2015 a Un certain regard. Tant’è che la Francia lo ha addirittura scelto come suo candidato all’Oscar per il migliore film stranier0, dove avrà modo di farsi valere, accattivante com’è. Scelta clamorosa, perché Mustang non è in francese ma in turco, e perché lo si è preferito a Dheepan di Jacques Audiard, di gran lunga migliore. Scelta furbissima, comunque. Questa storia di giovani donne oppresse e conculcate, e di una difficile emancipazione, è di quelle che destano sempre l’adesione entusiasta nelle platee (e nelle giurie) sinceramente democratiche, umanitarie e politicamente corrette. Come confermano i due premi vinti alla Quinzaine.
Turchia, Anatolia profonda, dalle parti di Trabzon/Trebisonda, mille chilometri da Istanbul. Cinque sorelle orfane (non si sa a causa di cosa), tutte teenager, allevate dalla nonna e da uno zio, entrambi iper tradizionalisti. Alla fine dell’anno scolastico le ragazze hanno la cattiva idea di festeggiare tuffandosi in acqua con alcuni compagni. Costerà alla maggiore di loro la fama di disonorata. Bisogna dunque correre ai ripari, e così nonna e zio chiudono in casa le sorelle per preservarne la verginità e si dan subito da fare per procurare (imporre) un marito alla maggiore, la pietra dello scandalo, la più compromessa. Che però un fidanzato segreto già ce l’ha. Oh, come si indigna la platea di fronte a certe barbarie quali il matrimonio combinato, e come freme la coscienza progressista. A me a dirla tutta è sembrato di ripiombare in uno di quei film italiani anni Cinquanta-Sessanta ambientati nella Sicilia profonda ossessionata dalla verginità e dal matrimonio aggiustatutto, tipo Sedotta e abbandonata o La sposa più bella, quando in platea si rideva anche sguaiatamente e non senza un certo razzismo alle spalle di un mondo (ritenuto) così culturalmente arretrato. Per carità, Mustang è furbo e si lascia guardare volentieri, nella sua parte commedia come in quella drammatica. Perché a un certo punto dramma sarà. Ma, non temete, la bieca repressione maschilista, patriarcale, sessuofobica sarà sconfitta. Scrivevo allora da Cannes, e perdonate l’autocitazione: “attenzione, potrebbe diventare un successo internazionale, ne ha tutti i segni di predestinazione”. Ecco, non mi sbagliavo.


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