L'autrice:
La recensione di Sara: Jenny Covey ha sedici anni, bellissima, non ha particolare interesse per la scuola e, a differenza dei suoi compagni, non si impegna per entrare nel miglior college della Gran Bretagna.
Sua madre Gracie non è contenta di questo ma cerca comunque di comprendere sua figlia.
Jenny lavora come assistente nella scuola elementare che suo fratello Adam frequenta.
È proprio lì che la sua vita si ridurrà appesa a un filo, insieme a quella di sua madre. Durante la giornata dello sport qualcuno appicca un incendio nella scuola e la ragazza si trova all’interno dell’edificio. Gracie corre in soccorso di sua figlia ma è troppo tardi, la ragazza riporta gravi ustioni e lesioni interne. Il fumo e il fuoco avvolgono entrambe, inghiottendole nel baratro nero dell’amnesia.
Quando si risvegliano i loro corpi sono inermi in letti di ospedale, le loro vite in bilico e le loro anime vagano tra i corridoi bianchi e asettici. Gracie e Jenny possono sentire tutto, parlano, comunicano tra di loro ma, gli altri sembrano non accorgersene. Ascoltando i discorsi dei loro famigliari le due donne scoprono che molto probabilmente l’incendio della scuola non è stato affatto casuale ma appicato proprio per uccidere Jenny. Chi può volere la morte di una sedicenne? La caccia al potenziale assassino è aperta, i sospetti tanti, le piste possibili infinite. È forse il maniaco che per mesi ha perseguitato la sedicenne inviandole lettere anonime piene di insulti e reagali osceni? O forse il maestro del suo fratellino, licenziato per uno spiacevole incidente avvenuto tra le mura scolastiche? Le accuse ricadono persino su Adam ma, nessuna pista sembra portare ad alcuna soluzione. Mistero, crimine, paura, amore e morte si intrecciano, intessendo la trama di uno splendido thriller ai confini della realtà.
La penna di Rosamund Lupton riesce a colpire dritto al cuore come un coltello lanciato contro un albero. Poesia pura quella che si insinua tra le pagine, dalla prima all’ultima riga. L’autrice riesce con maestria a ricreare quello che potrebbe essere lo stato d’animo di due donne, di età completamente differenti, consapevoli di essere in fin di vita, coscienti di poter vedere il loro corpo morire da un momento all’altro e non poter fare nulla.
Così la quotidianità, le incomprensioni tra madre e figlia, i sentimenti nei confronti di amici e familiari assumono un nuovo, diverso significato. L’odore dei dolci cucinati a casa sembra appendersi alla memoria e segnare ferite sulla pelle che, forse, non si rimargineranno.
Un romanzo commovente, intriso di significato. Nel limbo apre una nuova prospettiva sul senso della vita, su quanto non si dia abbastanza importanza a quelle cose che sembrano talmente naturali da non poter svanire mai.
I personaggi sono caratterizzati nei minimi dettagli, ogni particolare anche il più piccolo e apparentemente inutile ha il suo ruolo e la sua rilevanza. La suspense tiene incollato il lettore alle pagine, appena si comincia a leggere non si ha più voglia di smettere, il mistero deve essere risolto e il più in fretta possibile.
La trama, originale e innovativa, rende tutto più interessante e cercare di scoprire il colpevole è pressappoco impossibile. Colpi di scena, cambi di rotta, nuove scoperte invogliano alla lettura.
Degno di nota è anche lo stile adottato dall’autrice che fa parlare Gracie in prima persona mentre è confinata tra la vita e la morte. La donna ricostruisce i fatti, indaga insieme alla polizia e si confida, ipotizzando un dialogo con suo marito che non può sentirla.
Decisamente un ottimo thriller che mescola elementi paranormali, psicologia, romanticismo e crimine nelle giuste dosi. La ricetta per un buon romanzo da divorare in poco tempo.