Recensione Nel museo di Reims di Daniele Del Giudice

Creato il 14 dicembre 2012 da Masedomani @ma_se_domani

“L’addizione è un’operazione aritmetica che a due numeri detti addendi associa un terzo numero detto somma.”

Si può iniziare la recensione di un libro con una spiegazione presa direttamente da Wikipedia? Si, si può, l’ho appena fatto…

Si, può, soprattutto, se la si applica alla letteratura e si cerca di uscire vivi da questa metafora che, per motivi assolutamente imperscrutabili, mi ha assalito al termine della lettura di “Nel museo di Reims” e sta cominciando ad abbandonarmi soltanto adesso che la traduco in parole e punteggiatura.

E allora iniziamo con il primo addendo: la trama. Un elemento che nel romanzo che stiamo analizzando non può che colpire: Barnaba (ammettiamolo, il nome del personaggio non è felicissimo…) è  un giovane ex ufficiale di Marina che, a causa di una malattia, sta perdendo la vista. Mentre echeggiano ricordi legati a quel capolavoro che risponde al titolo di “Cecità” di Saramago – che, val la pena sottolinearlo, fu pubblicato sette anni dopo – Barnaba decide che le ultime immagini che dovranno restargli impressionate sulle retine dovranno essere dei capolavori della pittura, ed un quadro in particolare. Ed eccolo partire dunque in direzione Reims, ed eccolo passeggiare, in dolcissima compagnia di una donna conosciuta all’esposizione, fra le tele di  Corot, Géricault e Delacroix. Il resto è pura, purissima poesia, come è lecito aspettarsi da un autore di talento cristallino come Daniele Del Giudice.

Già, l’autore: ecco il secondo addendo della nostra semplice operazione aritmetica. E Del Giudice, della cui prosa mi innamorai perdutamente in “Lo stadio di Wimbledon”, è autore capace di regalare sensazioni con i dettagli, emozioni con la pura narrazione, in uno stile che è insieme fluido e bellissimo. Se avete una minima – ma anche solo minima! – passione per il volo o per l’aviazione, o se semplicemente sollevate il naso a guardare ogni aereo che vola lassù, non potete mancare “Staccando l’ombra da terra”, altra sua fatica letteraria. E “Nel museo di reims” non delude affatto le aspettative che aveva generato.

E’ giunto quindi il momento di chiudere la nostra addizione. Che a questo punto non potrà che suonare più o meno così: bella trama + grande autore = ottimo romanzo.

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