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[Recensione] Nicolas Eymerich: La Peste, Cap. 1: Inquisitore

Da Jark85 @LandOfRust

[Recensione] Nicolas Eymerich: La Peste, Cap. 1: Inquisitore

Prendi un piccolo team italiano, fallo lavorare su una avventura grafica e sprigiona un personaggio storico realmente esistito che nella sua vita ha mandato al rogo pagani e blasfemi. Il risultato è il primo capitolo di una mini-serie di videogiochi che hanno per protagonista il frate domenicano Nicolas Eymerich, magister nonchè inquisitore del regno di Aragona.
Solo la presentazione presenta una serie di fattori che vanno controtendenza con tutto il panorama videoludico: c’è un team italiano (i bolognesi TiconBlu diretti da Ivan Venturi), c’è una avventura grafica e c’è un personaggio che vuole raggiungere i propri scopi tramite mezzi perfettamente leciti per la Chiesa di allora. Una sfida autentica insomma, TiconBlu l’avrà superata?

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Sunt Nicolas Eymerich
Come accennato in premessa, Eymerich è stato un frate veramente esistito ma il gioco si ispira al personaggio di una serie di romanzi scritti da Valerio Evangelisti a partire dalla metà degli anni 90. Il gioco non rappresenta un adattamento diretto da uno dei romanzi di Evangelisti ma è un’opera inedita e scritta direttamente dal team di sviluppo.
In questo primo capitolo, Eymerich viene convocato a Carcassonne dall’anziato abate per via di strani fatti che stanno accadendo nel villaggio di Calcares. Eymerich (che all’inizio del gioco non dispone di poteri di inquisizione in quanto si trova nella regione della Linguadoca dove non ha alcuna influenza) viene incaricato di andare proprio a Calcares sia per investigare sugli avvenimenti sia per cercare un altro frate precedentemente inviato a Calcares per il medesimo scopo.
Eymerich, fin dalle prime scene, tuttavia si dimostra un individuo assai sospettoso, diffidente, supponente ma presenta anche l’astuzia e la sagacia tipica dei migliori investigatori. Proprio il protagonista è senza alcun dubbio il punto forte dell’intera produzione: la caratterizzazione di Eymerich è curata ai minimi dettaglia sia per quanto riguarda i dialoghi con altri personaggi sia per via dei commenti che il frate dice nelle fasi di esplorazione (ad esempio se proverete a esaminare una credenza in cucina Eymerich si arrabbierà dicendo che non è lì per fare lo sguattero o il cuoco lanciando così implicitamente un rimprovero al giocatore).
La discenza diretta dal romanzo ha senz’altro contibuito nello sviluppo di un protagonista che non si pone assolutamente nessuno scrupolo per raggiungere i propri scopi e alla fine si prova persino rammarico in quanto si ha la sensazione di non aver visto neanche abbastanza circa il background di Eymerich.
Un discorso simile lo si può dedicare alla trama in generale che si dimostra non molto approfondita e povera nei contenuti ma molto buona per quanto riguarda la presentazione e le atmosfere dando così modo allo spettatore/giocatore di nutrire curiosità e assaporare intrigo.
Se c’è un aspetto ineccepibile in Nicolas Eymerich è proprio l’aspetto prettamente narrativo. Per il resto c’è parecchio da discutere.

Mus takes tactus screen
Il gioco è uscito sia per PC sia per dispositivi iOS. La versione testata è quella per iPad 2 e i risultati sono stati ben visibili ad occhio nudo: soprattutto nelle fasi iniziali, la navigazione all’interno dell’ambiente di gioco non è sembrata ottimale e spesso si fa fatica non solo ad esplorare mobili o angoli nascosti (colpa anche della telecamera non perfetta) ma persino a indicare a Eymerich la giusta direzione da seguire. Un esempio riguarda gli spazi vicini ad uscite o cambi di location: capita spesso che per sbaglio, anzichè esaminare un particolare, si finisce per uscire dal luogo dove ci troviamo.
Un discorso analogo, se non peggiore, lo si riserva anche all’esplorazione: non è chiaro se per bug o per problemi strutturali spesso non si riesce a prendere il “focus” di un oggetto che vogliamo prendere o semplicemente l’interfaccia non ti restituisce alcun output. Considerate che questo può accadere anche se stiamo alla ricerca di uno o più oggetti importanti finendo per restare bloccati.
In quel caso siamo costretti a usare il comando della “provvidenza divina” il quale consente ad Eymerich di essere guidato temporaneamente da una intelligenza artificiale che si occupa automaticamente di recuperare l’oggetto che vogliamo recuperare.
Proprio la presenza di questo comando rappresenta sicuramente una feature adeguata per i giocatori più casual e meno pazienti ma, se usata spesso, danneggia la valutazione finale della partita (valutazione che invece viene premiata se si è bravi a scovare segreti o easter egg ricchi di curiosità e chicche).
Un’altra lacuna meno grave è il frame-rate delle cut-scene che anzichè assestarsi sui 30 scende a 25-20.
Nonostante l’utilizzo dell’affidabile motore Unity 3D, Tutta questa serie di problematiche evidenziano il fatto che il gioco è stato progettato per PC mentre per i dispositivi mobili non c’è stato adeguato tempo nell’ottimizzazione. Nel complesso quindi mi vien da pensare che tutte queste problematiche su PC non sono presenti o comunque sono meno evidenti.

Deus adiuvat eos, qui sibi auxilium
Nicolas Eymerich ha una classica impostazione del genere delle avventure grafiche con inquadrature fisse o semi-fisse e con il protagonista libero di girovagare per l’ambiente esaminando e raccogliendo oggetti che ritiene opportuno recuperare.
Come nelle avventure classiche, non si è guidati e la prosecuzione del gioco è tutta interamente in mano nostra: oggetti, dialoghi o azioni vengono stabilite da noi. Ovviamente Eymerich, sia tramite commenti vocali sia tramite i nostri appunti di viaggio, ci ricorderà quello che sarà il nostro prossimo obiettivo ma senza però fornire strade o aiuti evidenti.
Come accennato prima, il gioco fornisce la possibilità di adottare un “aiuto divino” che ci permetterà di proseguire nel caso in cui rimanessimo bloccati in eterno su una sezione dove non sappiamo come proseguire ma è una opzione caldamente sconsigliata per i giocatori più incalliti.
In realtà tutto l’intero titolo è giocabile anche in modalità “Interactive Model”, fatta specificatamente per un pubblico composto non da videogiocatori e che si vogliono godere esclusivamente la storia ma, appunto, è da evitare se non vi ritene appartenenti alla categoria appena citata.
Nel gioco sono presenti anche degli enigmi o minigiochi composti essenzialmente da elementi (come meccanismi) che bisogna selezionare secondo una giusta sequenza oppure semplicemente bisogna analizzare una serie di sezioni per cercare un determinato oggetto con determinate caratteristiche. Proprio queste parti di gioco non le ho trovate particolarmente interessanti ma anzi non portano il giocatore minimamente a ragionare per trovare una soluzione ma solo provare un po’ a caso. Per una avventura grafica come si deve sarebbe stato decisamente più interessante avere veri e propri enigmi con tanto di indizi da interpretare. Considerando che la voce di Eymerich è sempre presente, in questi minigiochi sentirete in maniera ripetuta e frequente parti come “Niente da fare” o “Non è quello che sto cercando” aggravando il sistema nervoso del giocatore che invece in queste sessioni di gioco dovrebbe essere più che rilassato.
Si aggiunge infine che in questi enigmi la versione iPad 2 soffre di gravi problemi sull’interazione degli elementi (gli stessi poi legati alla normale esplorazione ambientale).

Visum Vocemque
Sotto l’aspetto puramente tecnico, il titolo si presenta con un tasso tecnico non di ultima generazione ma comunque con un assetto grafico neanche troppo preistorico: animazioni legnose ed elementari anche se sul protagonista è stato fatto un lavoro migliore (nei dialoghi lo si evince). Discorso simile per gli ambienti, curati al minimo e con effetto aliasing frequente e fastidioso. Considerando la natura del progetto, non rappresenta comunque un malus troppo grave in quanto il gioco non si presenta neanche in modo totalmente inguardabile. Diciamo che, per coloro che non badano all’aspetto tecnico, è un fattore del tutto inifluente sul giudizio finale.
Discorso diverso invece per il comparto sonoro: se da una parte i doppiatori di Eymerich e dei personaggi principali sono ben fatti, dall’altra parte la colonna sonora mi è sembrata povera e inadeguata presentando sporadici componimenti composti con una chitarra elettrica che onestamente non trovo abbiano grande attinenza con l’atmosfera medioevale del gioco. Considerando che titoli come Bastion, Braid o Lone Survivor (tutti titoli indie) presentano colonne sonore di grande rilievo, non sarebbe stato troppo complicato fare un lavoro migliore ma evidentemente la provenienza del team (Bologna) ha influito in qualche maniera.

Commento finale
Questo capitolo primo di Nicolas Eymerich, così come i libri da cui proviene, narrativamente parlando si è dimostrato veramente interessante: attraverso un ottimo protagonista possiamo assistere a vicende e indagini di buon livello dando adeguato gusto di intrigo e mistero il quale spingerà il giocatore a saperne di più. Le pecche arrivano sia sul lato realizzativo sia sul lato del gameplay: la versione iPad 2 mi è sembrata ricca di molte lacune e sicuramente il mio consiglio è di prendere il gioco per PC per non rischiare di rovinare l’esperienza di gioco. Per quanto riguarda il gameplay, avrei gradito enigmi e minigiochi un pochino più elaborati e originali. Per il resto, restiamo in attesa del capitolo 2.


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