Pubblicato da Valentina Bettio
Cari lettori,
parleremo oggi di un romanzo molto discusso, che ha suscitato polemiche molto accese fin dalla sua pubblicazione in patria, nel lontano 2000. Si tratta di Niente, della danese Janne Teller, pubblicato in Italia dalla casa editrice Feltrinelli e tradotto in molti paesi europei creando un grande scalpore, tanto che le librerie francesi e spagnole si rifiutarono di venderlo. Nonostante questo, Niente ha riscosso un immenso favore da parte della critica, entrando di diritto tra i romanzi contemporanei di successo.
RECENSIONE Immergersi nel romanzo della Teller non è semplice, già alle prime battute si respira il clima denso e carico di ipotesi sibilline e volontà da non disattendere: da una parte la cruda verità nascosta in dichiarazioni che lasciano spiazzati, ma che si insinuano insistentemente nei pensieri, creando una breccia che non è possibile richiudere; dall’altra la volontà del singolo e del gruppo di affermarsi, di credere che tutto abbia un significato, poiché dovrà ben pur esserci un significato, altrimenti perché andare avanti e perseguire il proprio destino?
Di colpo ebbi paura. Paura di Pierre Anthon.Abbastanza. Molta. Moltissima paura.
La sorprendente e spiazzante logica di un singolo individuo istiga la risposta della logica adamantina di un gruppo di giovani ragazzi, tutti poco più che agli albori dell’adolescenza, spingendoli a dimostrare qualcosa di troppo grande.
“Non c‘è niente che abbia un senso” disse. “È tanto tempo che lo so. Perciò non vale la pena fare niente. Lo vedo solo adesso”. “Si va a scuola per trovare un lavoro, e si lavora per potersi riposare. Perché non riposarsi fin dall’inizio allora?”
La corsa alla ricerca del “significato” porta a risvolti sempre più duri e impensabili, guidati da ritorsioni personali e dalla logica del branco, per cui nessuno si può tirare indietro fino a quando non si è raggiunto l’obiettivo.
“Aspetta e vedrai!” gridai più forte che potevo […]
Cosa si può arrivare a sacrificare per trovare il “significato”, per dimostrare che la propria esistenza ha un senso? Cosa si può cedere? E quando si crede nella causa che si sta difendendo, c’è un prezzo troppo alto da pagare?
Un viaggio agghiacciante guidato dalla logica estremizzata e priva di moderazione della giovane età, in cui tutto è estremamente importante e niente è eccessivo quando si vuole dimostrare qualcosa, specie se quel qualcosa permette di continuare serenamente la propria vita, senza il costante tarlo del dubbio che tutto sia una futile perdita di tempo. La Teller ricrea in modo vivido e inquietante un filone di pensiero quasi malato ma affascinante: la semplice volontà di dimostrare qualcosa si trasforma in pura violenza e cattiveria. Il lettore è solo uno spettatore impotente, che segue passo dopo passo l’evoluzione di una vicenda nata per concludersi in modo tragico; per quanto possa ribellarsi, non può veramente opporsi allo scorrere degli eventi, che lo conducono a rotta di collo verso le scelte più impensabili e impressionanti, su una strada talmente ripida da causare le vertigini, in un crescendo talmente veloce da lasciare senza fiato.
Un romanzo interessante, per quanto difficile da elaborare: poco meno di 200 pagine ricche di significato, intrise di una logica troppo cruda per essere metabolizzata serenamente, ma troppo suggestivamente reale per essere ignorata. Forse estrema ed eccessiva la scelta di Francia e Spagna di non diffondere questo romanzo, allo stesso tempo Niente necessita di una qual sorta di maturità e recettività per poter essere pienamente accettato, al di là della devastante sensazione di orrore e ineluttabilità che congelano ogni altra sensazione. Non è un romanzo consigliato a cuor leggero ad un’ampia schiera di pubblico, ma da non prendere alla leggera e da leggere con attenzione e spirito critico.