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Recensione: Noi due e gli altri, di Fionnuala Kearney

Creato il 11 gennaio 2016 da Mik_94
La immagino incartata come un regalo [la mia vita], l'involucro esterno senza sbavature, chiuso col nastro biadesivo o che altro ci vuole, perché una parte del contenuto appaia curato e in ordine – nascosto alle persone che amo.
Recensione: Noi due e gli altri, di Fionnuala KearneyTitolo: Noi due e gli altri Autrice: Fionnuala Kearney Editore: Neri Pozza Numero di pagine: 415 Prezzo: € 18,00 Sinossi: Beth è una donna tradita, ferita per ben due volte da Adam, ai suoi occhi ormai nient'altro che un donnaiolo incallito e bugiardo. La prima volta è stata capace di perdonare l'"innocente scappatella" del marito. Ha comprato con lui un rudere e l'ha trasformato in una bella casa di tre piani in stile edoardiano, affacciata su un viale costeggiato da sicomori. Là ha accudito con cura Meg, la loro adorata bambina e, al chiuso della mansarda rallegrata dalla luce che penetra da tre lati, ha ricavato il suo studio, dove ha composto le sue canzoni, e scacciato definitivamente l'ombra del primo tradimento. Come perdonare, però, un marito che ti tradisce una seconda volta, per giunta con una "cameriera" che ha la metà dei suoi anni? E come non cadere dopo una simile doppia ferita nell'incertezza nei riguardi del mondo e di sè stessa? Sino al punto da accorgersi per la prima volta dei segni lasciati dal tempo sul proprio corpo e pensare che, al di là di qualunque rotolo del Mar Morto, Dio è indiscutibilmente maschio? Adam si è reso conto di essere nei pasticci nell'istante stesso in cui ha incontrato Emma nel ristorante in cui lavora. Sguardi, occhiolini, sorrisi e poi, sul sedile posteriore del taxi... l'irrimediabile. Per un istante l'immagine di Beth, così bella, fedele e piena di talento ha attraversato la sua mente. Ma solo per un istante, perché subito dopo l'idea di fare sesso con una donna più giovane ha preso il sopravvento, e Adam si è sentito riconciliato di nuovo con la vita a quarantatré anni....                                               La recensione Recensione: Noi due e gli altri, di Fionnuala Kearney Quanto ci lasciamo ingannare dalle etichette? Quanto dalle apparenze? Quanto influisce nella vita di tutti i giorni il ruolo che hanno disegnato per noi e quanto possono, mentre curiosiamo in libreria, una copertina giusta e una copertina sbagliata? Soprattutto, quando la tua famiglia è un ammasso di macerie e tu, figlio, devi badare a mamma e papà, quando è il momento adatto per leggere un romanzo che, neanche a farlo apposta, parla di coniugi ai ferri corti, fiducia infranta, bugie che hanno le gambe corte e la lingua lunga? Subito, seduta stante, se è opera di un'esordiente di cui sentiremo presto tessero le lodi e se, come capita in Noi due e gli altri, una storia amara di quelle che per te non hanno più sorprese ti insegna a prenderla con il sorriso e, un passo dopo l'altro, a tornare a desiderare il bene dell'altro, ma sotto forme diverse. Anche se i ruoli ci desiderano antagonisti – il marito infedele e la moglie cieca davanti all'evidenza, il traditore e la tradita – e dividersi fa un male che potrà però riservarci tanto bene. In realtà, non ero così certo di trovarmi, in partenza, al cospetto di una commedia romantica giunta al capolinea: inguaribilmente british, buffa, aspra il giusto. Mi hanno convinto del contrario, per fortuna, le parole della mia amica Stefania e i paragoni calzanti con David Nicholls, amatissimo da queste parti, di cui aspettavo, se non un nuovo scritto, almeno un'erede lampo. Lo stress, lo studio matto, la ricerca del primo libro con cui iniziare l'anno nuovo al meglio. Scelta saggia, mi domandavo, mentre nella notte tra il trentuno dicembre e il primo gennaio, in attesa che finissero i boati dei fuochi artificiali e i brindisi, soppesavo tra le mani il romanzo di Fionnuala Kearney e, tra me e me, mi convincevo che, essendo un titolo Neri Pozza, non ci sarebbero state speranze mal riposte. Al massimo, giusto un po' di attenzione in più da parte mia. Quattrocento pagine, tutta l'aria di una realistica saga familiare e una settimana buona per portarlo a termine e farmene un'idea. Tanta titubanza per nulla. Ma che volete farci, dovevano essermi passati di mente i ragionevolissimi confronti e le recensioni sentite. Colpa, in larga parte, di una copertina da romanzo d'appendice, né brutta né bella, che invecchia e intristisce troppo Noi due e gli altri. Mi sono accorto a pagina uno, però, che quella lì – un'aspirante Madame Bovary che fa m'ama, non m'ama con dei gigli in agonia – non era la nostra Beth e che il suo Adam, bastardo con il cuore d'oro, non era mica poi così bastardo. E se Bridget Jones non si fosse accasata con Colin Firth, ma con l'altra sua fiamma dagli occhi blu? Beth, quarantenne, è stata infatti tradita per la seconda volta e ha deciso di non perdonare. I suoi sogni erotici sono popolati da Gordon Ramsey, ha una casa da mettere in vendita, una figlia all'università e molta paura.  Recensione: Noi due e gli altri, di Fionnuala Kearney Di restare sola, di finire per riprendersi quel compagno che va calandosi impunemente i pantaloni a destra e a manca. Aspirante compositrice, approfitta nel frattempo del cuore spezzato per scrivere una ballad da Oscar e si vede come la straordinaria Adele: sfigata in amore sì, ma piena di quattrini. La tristezza ispira. A proposito di Adam, invece: il farabutto. Esiste forse il gene del tradimento e quando si smette di crescere una volta per tutte? Figlio di due genitori vissuti e morti d'amore, scrupoloso uomo d'affari, svolazza di fiore in fiore. E la rancorosa Beth, la sensuale cameriera Emma e Keira, sbucata da un passato non lontano, sono fiori irresistibili, grazie alla bravura di un'autrice che sa fare di due pesi due misure e ci lascia leggere l'humor e il brio nella tradita, la sofferenza e il cruccio nel traditore. Lei, che su una spalla ha un angelo e sull'altra un diavolo – si chiamano Babushka e Lucy Fer, e sapeste quanto chiacchierano – e che, alticcia e spassosa, conia parolacce a fantasia per quel partner inaffidabile. Lui, che al contrario si esprime con più decoro e lucidità della moglie, ha un valido movente per i suoi sbagli da vigliacco e ancora qualche sassolino nella scarpa di cui liberarsi. Alto è il rischio di frane rovinose.  Recensione: Noi due e gli altri, di Fionnuala Kearney Al centro esatto, la giovane Meg: figlia coscienziosa e cresciuta in fretta, che tenta di proteggersi dalle schegge volanti di una coppia scoppiata e di essere abbastanza forte per sopportare l'ultima rivelazione di papà. Nelle pieghe delle loro reciproche solitudini, il fardello delle menzogne – e ce n'è un'altra, dolorosissima, che minaccia di mandare a monte il salvabile – e la libertà sconfinata della vita da single. Fionnuala Kearney, come l'indimenticabile Un giorno ci ha già insegnato, dà voce a capitoli alterni a un uomo e a una donna che si piacciono nonostante tutto, ma non osano ammetterlo. Quanta voglia, con Emma e Dex, di leggerli e rileggerli e di far cozzare le loro teste dure l'una contro l'altra? Come in Noi, l'ultimo Nicholls in ordine di pubblicazione, il nucleo domestico si è qui ampliato – non più lui e lei, ma un coro greco di amici intimi, figli e parenti assurdi – e si sono ammassate scartoffie da firmare, per certificare la fine di un amore agli sgoggioli. I richiami a uno dei miei scrittori preferiti per dirvi che le fascette promozionali, ogni tanto, dicono cose sensate e che la giovane Fionnuala, artefice di un esordio pieno di maturità e grazia, ha anche il suo bel da dire. Terapista di coppia dei suoi personaggi complicatissimi, campionessa di apnea nei meandri di due menti debitamente scandagliate, mi ha divertito a sorpresa e sempre a sorpresa, in ultime pagine in cui emergono ombre e pene d'amore, mi ha incrinato il cuore con la leggera nonchalance di chi passa di palo in frasca, da un Crazy Stupid Love a The Affair. E senza scorciatoie di sorta, perché dall'amore, folle e stupido che sia, alla presa di coscienza del tradimento c'è un lento processo che somiglia all'elaborazione del lutto e una parentesi spaziosa abbastanza per racchiudere le mezze confessioni, le mezze verità, le mezze parole di un sentimento persistente, eppure vago, che ci raccontano un po' lui e un po' lei. Ma restituendolocelo, paradossalmente, integro. Tu scrivi canzoni”, mi dice, poi scuote la testa. “Non può mai essere questa la fine della storia”. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Adele – Water Under The Bridge

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