Magazine Cultura
Titolo: Non volare via
Autrice: Sara Rattaro Editore: Garzanti Numero di pagine: 222 Prezzo: € 14,90 Sinossi: Matteo ama la pioggia. Gli piace sentirne il tocco leggero sulla pelle. Perché quello è l'unico momento in cui è uguale a tutti gli altri. Perché Matteo è nato sordo. Oggi è giorno di esercizi. La logopedista gli mostra un disegno con tre uccellini. Uno vola via. Quanti ne restano? La domanda è continua, insistita. Ma Matteo non risponde, la voce non esce, e nei suoi occhi profondi c'è un mondo fatto soltanto di silenzio. All'improvviso la voce, gutturale, esce: "Pecché vola via?". Un uccellino è volato via e Matteo l'ha capito prima di tutti. Prima della mamma, Sandra. Prima della sorella, Alice. È il padre a essere volato via, perché ha deciso di fuggire dalle sue responsabilità. All'inizio non era stato facile crescere il piccolo Matteo. Eppure tutti si erano fatti forza in nome di un comandamento inespresso: "Restare uniti grazie all'amore". Ma è stato proprio l'amore a travolgere Alberto, un amore perduto e sempre rimpianto. Uno di quei segreti del passato che ti sconvolge la vita quando meno te l'aspetti. E lo fa quando credi di essere al sicuro, perché sei adulto e sai che non ti può succedere. E che poi ti trascina nell'impeto di inseguire i tuoi sogni. Ma adesso Alberto ha una famiglia che ha bisogno di lui. Sandra, la donna che ha sacrificato tutto per il figlio. Alice, la figlia adolescente che sta diventando grande troppo in fretta. Ma soprattutto ha bisogno di lui Matteo, che vorrebbe gridare "Papà, non volare via." La recensione "L'amore è un respiro che ti soffoca, un nome che non riesci a smettere di ripetere, la pioggia con il sole, un silenzio che non puoi zittire, una corsa per la vittoria, una cosa che non riconoscerai più, una pagina strappata o semplicemente qualcosa che ti dà il tormento. Ma per quando la nostra passione bruci e la nostra ragione si sia persa in un luogo oscuro, l'amore è sempre una scelta. A volte quella sbagliata." Sulla mia scrivania, tengo un quadernino d'appunti. Tra le pagine riempite di una scrittura fitta e incomprensibile, regna un caos che solo io riesco ad interpretare, a domare. Per gli altri rappresenta un mistero irrisolvibile, quasi come se lì dentro ci fossero scritte le farneticazioni di un pazzo o le idee sparse di un genio incompreso, come nel film A Beautiful Mind. Io sarei il Russel Crowe di turno, ma decisamente sprovvisto della mente meravigliosa del titolo. Forse voi lo sapete già. Ci scrivo impressioni, sensazioni a caldo, abbozzi di recensioni ancora senza forma. Per questo libro il discorso è diverso.In cima alla pagina, in corsivo, ho scritto soltanto il titolo: Non volare via. Per il resto, il foglio è pieno di frasi, di numeri misteriosi che in realtà indicano solo le pagine contenenti i passaggi che un giorno vorrò rileggere ancora, di rimandi a canzoni e melodie che, nel corso della lettura, mi hanno fatto compagnia. Questo romanzo lo aspettavo da mesi, ma senza ansie. Con la grande rilassatezza che riservo solo agli autori più bravi.E Sara Rattaro mi piace tanto. Mi dà pace.
La sua scrittura risuona come una voce melliflua, familiare, calda, emozionante. Potrebbe dire di tutto, con quel tono lì. Potrebbe parlare a tutti, con le sue storie vere. Parlare di morte e violenza, depressione e infelicità, adulti e bambini. Questa volta ha deciso di parlare d'amore. Di tanti amori straordinari. Alcuni a lieto fine, altri no. Il semaforo verde scatta e ci facciamo travolgere da cascate, tsunami e valanghe di sentimenti, sapendo che qualche livido dolorante rimarrà sempre. Perché tra noi lettori e lei c'è un patto solenne. Sara è una di quelle autrici nelle cui mani, come sui piatti di una bilancia, mettiamo volentieri i nostri cuori e le nostre debolezze, sapendo che ci restituirà tutto con gli interessi. Non importa cosa racconti, ma soloche continui a raccontarlo così: come solo lei sa fare. Il suo nuovo romanzo è un fermo immagine su un ritratto di famiglia, su generazioni viste nell'incedere liquido degli anni. Una dettagliato e personale studio sociologico sui meccanismi che reggono i sorrisi consolatori di nostra madre, sui sogni inespressi di nostro padre, sui nostri dovere di figli e fratelli. Questa è la storia di Alberto, Sandra, Alice e Matteo. Quattro personaggi che inseguono famiglie e amori imperfetti, che cercano disperatamente un loro completamento, la mancata e piena perfezione. Che nascono, crescono e maturano in appena 200 pagine. Nell'arco di una frase che lascia senza parole o di un efficace flashback introdotto senza preamboli. Non tipi fissi, quindi, ma uomini e donne che sembrano condividere con il lettore veri battiti. Quasi fossero di vera carne. A parlarci è la voce di Alberto.Sua moglie, Sandra, è una donna forte, ma probabilmente si perderebbe nei ricordi e nei sogni. Si scioglierebbe, sin dalla prima frase, in una massa informe di gemiti e singhiozzi che suo figlio Matteo non potrebbe poi ascoltare. Lui vive, in un mondo occupato quasi unicamente da donne – quelle potenti, che tremano e non collassano, che non si arrendono -, una seconda nascita. E' figlio e marito di sua moglie. Porta i soldi a casa, è grande e grosso, ma ha una paura matta. Non sa toccare il figlio, non sa interpretarne i silenzi, non sa consolarlo con la stessa tenerezza di cui soltanto le donne sono naturalmente capaci. L'ha tenuto in braccio fino a quando non ha imparato a gattonare sul parquet e il piccolo Matteo l'ha portato in alto, ma senza lasciarlo volare via. Matteo: un bambino geniale e dolcissimo. Lui è forte, una roccia come la donna che l'ha portato in grembo per nove mesi. Il lettore, purtroppo, un po' meno. Soffre come un cane abbandonato nel vederlo in quella bolla bianca di silenzio e scacchi che lo rende solo e taciturno, eppure stranamente felice.
Come ha potuto la vita accanirsi su un innocente in questo modo? Le cose raccontate da Alberto non sono mai semplici, le verità sono invece sterminate. "Mi sentivo vero in una vita inesistente e falso nella vita reale." E' padre di un'adolescente con la fermezza d'animo e il coraggio che spesso manca ai genitori. Non è un marito fedifrago, ma un ragazzocresciuto che si è innamorato per la seconda volta di un primo, sfortunato amore che non ha mai dimenticato in tanti anni di matrimonio. Camilla: bella come un tempo, una girovaga con la valigia sempre pronta e con la propensione per gli addii, l'occasione mancata, il fascino fumoso e straziante degli ultimi baci in stazione. Una donna di grande successo, ma che, per contrappasso, è sfortunata quando si parla della sua vita privata. Nel suo bagaglio a mano per Parigi non c'è stato spazio per il cuore.Imperdibili anche i ringraziamenti finali e l'intervista, contenuta nelle ultime pagine del libro, in cui l'autrice spiega la gestazione del romanzo e il suo percorso nel mondo della famiglia e della sordità infantile. Il monologo intimo di Albero scompone la vita in istanti e attimi, la prosa di Sara mette insieme i cocci. Come un giocattolo che, da piccoli, per quando malmesso e rattoppato con strati di nastro adesivo e colla continuava a funzionare, a essere uno strumento della nostra fantasia, a renderci felici. Non volare via, proprio come il precedente Un uso qualunque di te, è un ordinato flusso di coscienza, profondo e calibrato, dove un pensiero chiama l'altro, la tristezza cerca la felicità ed il peccato assoluzione. E' un'esperienza umana. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Elisa – Almeno tu nell'universo
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