And how can a man die better Than facing fearful odds, For the ashes of his fathers And the temples of his Gods
Joseph Kosinski torna al cinema dopo Tron:Legacy con un film fortissimamente voluto e tratto da una sua graphic novel (non pubblicata): Oblivion. Premetto che Kosinski mi piace: Legacy non brillava certo per l'originalità della storia, ma il talento del regista era più che evidente e l'attenzione per il comparto visivo assoluta. Lo stesso vale per Oblivion, anche se la sceneggiatura risulta molto più ambiziosa (merito del tocco di Michael Arndt?) e il protagonista è un pelo più carismatico (dite quel che volete su Tom Cruise- che personalmente non trovo simpaticissimo- ma è un bravo attore). Il film è una lettera d'amore alla cinematografia fantascientifica degli anni '70, fatta di film come Solaris e Soylent Green: film meno "spaziali" e più interessati ad indagare le sfaccettature psicologiche dei protagonisti e ad infilare spiazzanti colpi di scena qua e là. Tipo il perizoma di Sean Connery in Zardoz. Ma non divaghiamo.
Oblivion non parte nel migliore dei modi. Ad accogliere lo spettatore ignaro troviamo un insopportabile, irritantissimo voice over che ci spiega nei minimi dettagli il background del film. Siamo nel 2077, la Luna è stata distrutta dagli alieni, c'è stata una guerra, gli umani hanno vinto ma adesso la Terra è un deserto nuclearizzato. I sopravvissuti sono fuggiti su Titano e sul pianeta sono rimasti solo due soldati/tecnici addetti alla manutenzione di gigantesche idropompe: Jack (Cruise) e Victoria (Andrea Riseborough). Mancano solo due settimane per il congedo e il ritorno su Titano, ma una nuova serie di attacchi da parte degli Scavengers, alieni sopravvissuti e allo sbando, rende la vita dei due tecnici molto più difficile. Jack fa fatica a dormire, Victoria no. Tutto questo ci viene raccontato fin da subito, in un paio di minuti. Ma poi... l'estasi. Perchè il mondo post-apocalittico di Oblivion è spettacolare. Montagne innevate, ampi spazi deserti, rovine nascoste: un look minimal, candido, scenario perfetto in cui far muovere il nostro soldato di bianco vestito e armato di un potentissimo Super Scope Nintendo. Un mondo che è doppio speculare di quello di Tron:Legacy, caratterizzato da toni scuri attraversati da striscie di luce al neon. C'è chi ritiene i mondi di Kosinski troppo "asettici", io li trovo stupendi. De gustibus.
Il mondo candido di Oblivion, l'aspetto minimal e perfettamente pulito degli apparecchi tecnologici, l'abbigliamento dei due protagonisti: tutto contribuisce a dare al film un sapore onirico, finto. Qualcosa di meticolosamente ricostruito ma impercettibilmente irreale. Dovrebbe farvi suonare un primo campanello d'allarme. A meno che non siate troppo impegnati a meravigliarvi di fronte alla fotografia del premio Oscar Claudio Miranda, che ci regala vedute spettacolari (come la sequenza della piscina durante la tempesta: incantevole). Insomma, come in Tron:Legacy Kosinski mostra di essere perfettamente a suo agio in mondi immaginari ricreati da zero. Ma la storia ha abbastanza sostanza, questa volta?
Ovvio, c'è Morgan Freeman!
Le ambizioni narrative di Oblivion sono sicuramente più elevate del suo predecessore, su questo non ci sono dubbi. La storia parte benissimo (voiceover a parte) e pur perdendo energia nella seconda parte riesce comunque a piazzare un bel paio di colpi di scena.Niente che possa spiazzare un maniaco di sci-fi all'ultimo stadio, ma lo spettatore medio avrà pane per i suoi denti. A conti fatti la trama di Oblivion- pur essendo sopra la media di moltissimi fanta-action odierni fatti coi piedi- frulla senza vergogna idee ed elementi da:
- 2001 Odissea nello Spazio
- The Matrix
- Total Recall
- Wall-E
- La jétee (o L'Esercito delle 12 Scimmie, se preferite)
Avrei anche qualche piccola lamentela riguardo a personaggi come Julia Rusakova (Olga Kurylenko) e Sykes (